di RENATO BONA
Ci piace tornare su “La città di ghiaccio”, guida agli itinerari e al Museo della guerra 1915-1918 in Marmolada, realizzata (quarta edizione nel dicembre 2000) con la trentina Casa Editrice Publilux, da Mario Bartoli, Mario Fornaro e Gianrodolfo Rotasso, per proporre a chi ci legge tre profili di personaggi che nei rispettivi ambiti e coi loro meriti impreziosiscono la pubblicazione. Sono: la guida alpina Fedele Bernard, il bersagliere Carlo Delcroix, medaglia d’argento al valor militare, ed il tenente ing. Leo Handl. Che furono fra i protagonisti delle azioni che, fra l’altro, portarono gli italiani alla conquista della “quota 3153” che era considerata dagli austriaci un obiettivo strategico di grande importanza dopo che nella seconda metà del settembre 1917 gli italiani avevano occupato le postazioni in roccia nella spalla orientale della Forcella Vu, insediandosi nella Forcella stessa e respingendo gli austriaci sul lato nord della spalla. Incoraggiati dai successi di Caporetto, gli austriaci esponevano grandi cartelli che esaltavano la loro avanzata, sollecitando, di conseguenza, una decisa determinazione di rivalsa in un gruppo di Alpini, tutti agordini, appartenenti alla 206. compagnia del “Val Cordevole”. Questi coraggiosi, guidati dal sergente Giacomo Dell’Osbel e dal caporale Pietro Dell’Osbel, nonostante il reparto avesse già ricevuto l’ordine di prepararsi a ripiegare, dopo un’audace ascensione sulla parete strapiombante per 800 metri sul Pian di Ombretta, conquistarono la agognata quota 3.153. FEDELE BERNARD: originario di Vigo di Fassa dove era nato nel 1896, ricordato come uomo alto, massiccio, con un largo simpatico sorriso, non parlava volentieri del periodo della Grande Guerra. Nel libro si legge che: “Più volte decorato anche con medaglie d’argento, nella zona del Contrin e della Marmolada divenne quello che Sepp Innerkofler, la celebre guida di Sesto, fu nell’incomparabile regno delle Tre Cime di Lavaredo. Alla sua abilità ed esperienza era affidata la sorte delle truppe che fronteggiavano gli Alpini di Andreoletti. Si combatteva e si moriva lassù – ebbe modo di raccontare – non con odio, ma con una profonda pena nel cuore. Da una parte c’erano i valligiani di Fassa, dall’altra i rudi uomini della montagna della valle del Cordevole, gente con cui, in tempo di pace, si era arrampicato insieme. CARLO DELCROIX, nato a Firenze il 22 agosto 1896, bersagliere medaglia d’argento al valor militare“fu ardente e convinto interventista. Nell’ottobre 1915 frequentò la scuola di Modena per allievi ufficiali e nel febbraio 1916 ne uscì aspirante ufficiale assegnato al 3. Reggimento Bersaglieri col quale partecipò alle azioni sul Col di Lana e alla conquista del Sief. Comandante di un sezione mitragliatrici fu inviato a presidiare la quota 3.065 sulla Marmolada dove rimase per tre mesi in quel rigidissimo inverno del 1916-17, con enormi difficoltà di rifornimento e senza possibilità di riscaldamento”. Ancora dal libro di Bartoli-Fornaro-Rotasso: “…Dopo essere stato per qualche tempo al comando di una sezione pistole mitragliatrici sulle rocce nord della Mesola, il comando del Reggimento gli affidò l’istruzione per il lancio delle bombe a mano del reparto Arditi in località Malga Ciapela, sede del comando stesso. Fu nell’adempimento di questo incarico che Delcroix ebbe quel gravissimo incidente che lo mutilò della vista e di ambo le mani… Dopo una lunga permanenza in luoghi di cura il Delcroix, più convinto di prima della giustizia della causa italiana, si diede alla propaganda ed a tale opera dedicò interamente il suo ingegno e la sua fede. Il 25 ottobre 1977 cessava di vivere”. LEO HANDL, tenente, ingegnere e comandante della Compagnia Guide alpine dell’esercito austro-ungarico, fra i protagonisti della guerra sul ghiacciaio della Marmolada e sul fronte dell’Ortles: “Fu lui ad ideare la soluzione del grave problema dei rifornimenti alle postazioni più avanzate che venivano rifornite attraverso la superficie del ghiacciaio sotto l’infuriare delle avversità atmosferiche e del fuoco nemico”. Nel libro, il ricordo di Handl di quel fine maggio 1916 quando “con altri sei zappatori mi dirigevo verso ‘S’, come era anche chiamata la postazione ‘Vesura’, lungo il camminamento nel ghiacciaio, ora saltando, ora strisciando, quando il nemico, avendo visto le nostre sagome, si mise a sparare rabbiosamente con le mitragliatrici… le difficoltà di quel momento mi indussero ad immaginare che se da lì avessimo scavata una galleria nello spessore del ghiaccio fino a raggiungere la postazione ‘S’, distante circa 150 metri, il suo rifornimento sarebbe stato molto facilitato e quella postazione ne avrebbe ricavato una maggiore efficienza”. Il racconto prosegue con Handl che fece notare al comandante maggiore Bilgheri che “la postazione sarebbe stata tenuta più facilmente se avessimo costruito una rete di gallerie… e chiesi uomini e mezzi e la collaborazione di tutti i combattenti durante le ore libere dal servizio…”. Nacque così la “Città di ghiaccio”, formata da una rete di gallerie e grotte scavate talvolta fino ad una profondità di 50 metri, “per tenere i soldati ai quali era affidata la difesa della Marmolada, al riparo dalle valanghe, dalle avversità atmosferiche e dal fuoco nemico”. E fu proprio “grazie a due gallerie che si inerpicavano verso la cresta rocciosa della parete sud che anche le posizioni della Forcella Vu e della quota 3259 furono finalmente rifornite regolarmente, con molta minor fatica e rischio”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro”La città di ghiaccio” di Bartoli-Fornaro-Rotasso; archivio Istituto ladino di cultura di Vigo di Fassa; Leo Handl; Stadtarchiv Innsbruck): panoramica della Marmolada nella copertina del volume; “finestre” della galleria Rosso scavate nella parete sud della Marmolada; rifugio vicino alla stazione a monte della teleferica del Sass delle Dodici; mortaio d 30,5 cm. con cui gli austriaci sparavano contro le postazioni italiane; la Forcella Vu con le quote 3065 e 3153; tracciato sulla cresta per raggiungere la Forcella Vu; la “via” attrezzata dagli Alpini agordini del 7. per la conquista di quota 3153; la guida alpina Fedele Bernard; il tenente Carlo Delcroix, medaglia d’argento al valor militare; il tenente Leo Handl; la “galleria Rosso”; grande caverna nella “Rosso”; un militare austriaco in una caverna di ghiaccio; fronte austriaco della Marmolada.