di RENATO BONA
Il prossimo 25 marzo ricorrerà il sessantesimo anniversario della scomparsa del “confessore di Roma” Nuova nobile iniziativa dell’amica Elisa Dalla Rossa per finanziare l’Associazione “Yolandre per il Madagascar” della quale è la referente (questa, in particolare, per raccogliere fondi da devolvere alla costruzione di un asilo nei pressi della zona alberghiera dove sono occupate numerose donne che avrebbero il vantaggio di sapere che, assenti loro, i figli sono in buone mani). Avvalendosi di preziose collaborazioni, in primis quella della Fondazione Teatri delle Dolomiti che ha concesso gratuitamente l’utilizzo del locale, ha infatti attivato (fino al 14 febbraio prossimo) un negozio temporaneo per la vendita di libri usati nella via Rialto, centro storico di “Belluno città splendente”. Chi stende queste note, è doppiamente grato a Dalla Rossa: in senso generale perché aiutare i meno fortunati è sempre cosa buona e giusta; e poi per il fatto di aver avuto modo di acquistare, fra l’altro, un libricino, praticamente un tascabile, stampato nel settembre 2015 dalla Tipografia Piave, intitolato: “Padre Felice M. Cappello S.J.”, l’insigne giurista agordino, noto anche come il “confessore di Roma”. Autore della pubblicazione per la collana “Nova et Vetera”, don Cesare Vazza, sacerdote diocesano, che è stato assistente religioso della Casa per anziani di Longarone, e che aveva già realizzato nel 2014: “Giovanni Paolo I. Una luminosa meteora”; Vazza è mancato l’8 gennaio 2019. Il mini-libro (per il quale l’archivista diocesano mons. Ausilio Da Rif, scomparso pochi giorni fa, aveva fornito i curricola vitae dei fratelli Luigi e Felice Cappello ed il vescovo, oggi emerito, Giuseppe Andrich aveva “benevolmente concesso il nullaosta”) ci consente la rivisitazione della figura di Felice Maria Cappello del quale proprio quest’anno, il prossimo 25 marzo, ricorre il 60. anniversario della morte avvenuta nell’infermeria dell’Università Gregoriana di Roma. Don Vazza ha articolato il suo libricino in trenta capitoli e qui ne richiamiamo alcuni: “La Valle” del Biois, per illustrare la terra che ha dato alla Chiesa due uomini illustri, fra l’altro parenti, sia pur lontani: il gesuita padre Felice Cappello, appunto, ed Albino Luciani, il papa bellunese del sorriso” asceso al soglio di Pietro col nome di Giovanni Paolo I, “battezzati nello stesso fonte della Pieve di Canale d’Agordo”); “La casa”, per ricordare che la casa dove nacque Felice “si trova in alto del paese di Caviola, nella via Cine d’Auta numero 60… “ e fu l’unica salvata dall’incendio che distrusse il paese in una rappresaglia tedesca il 24 agosto 1944; una piccola lapide ricorda: “In questa casa il 9 ottobre 1879 nacque padre Felice Cappello S.J. giurista insigne sacerdote esemplare”; “La famiglia”: il nostro era il penultimo dei dieci figli di Antonio e di Bortola Bortoli; “Gli amici”: Felice aveva un bel gruppo di amici chierichetti che “si trovavano nella chiesa della Madonna della Salute a servire la messa: il fratello Luigi, il cugino Sante, Filippo Carli e Giovanni De Mio, tutti di Caviola e tutti che diventeranno sacerdoti; “In seminario”: l’anno 1895, preparati dal parroco e dal cooperatore, Felice ed i suoi amici partono a piedi fino a Belluno e da qui, in treno, fino a Feltre per i due anni di ginnasio superiore prima di approdare al Gregoriano di Belluno nel 1897; “Sacerdote: il 20 aprile 1902 per l’imposizione delle mani del vescovo Cherubin, l’ordinazione sacerdotale; poi vicario cooperatore per alcuni mesi a Castion prima di passare a Sedico dove rimase fino al 1905; l’impegno pastorale non gli fece abbandonare studio e ricerca: nel 1904 laurea in teologia a Bologna, nel 1905 in filosofia a Roma dove dopo un anno si laurea anche in “utroque iure” cioè in diritto canonico e civile. Altri capitoli: “Insegnante”: nel 1905 ottenne la cattedra di diritto canonico nel seminario bellunese, fu anche rettore della vicina chiesa di San Pietro e direttore del settimanale bellunese “La Domenica” che poi sarà “L’Amico del Popolo”. Nel 1909 lascia Belluno ed è ospite del Seminario lombardo di Roma; “A Lourdes”: per un pellegrinaggio di fede e di amore con 9 ore di preghiera continua inginocchiato davanti alla Grotta, prima di spedire un telegramma al provinciale dei Gesuiti a Roma per chiedergli di essere accolto nella Compagnia di Gesù “perché è l’Ordine più perseguitato dai nemici della Chiesa”; “Il noviziato”: vi entrò a 34 anni e durò un anno; nel 1914 venne destinato al Pontificio collegio di Anagni come professore di teologia morale, diritto canonico sociologia, liturgia e prefetto dei casi di coscienza in una Congregazione mariana; ad Anagni trascorse sei anni lasciando di sé un ricordo incancellabile; “All’Università Gregoriana”: l’insegnamento durerà dal 1920 al 1959 e sotto di lui passeranno migliaia di studenti, sacerdoti religiosi di tutto il mondo; “Consultore”: apprezzato il suo impegno con la Curia romana anche per la preparazione del Concilio Vaticano II; “Doctor resolutus”: così era scherzosamente chiamato dai confratelli per la certezza nel proporre soluzioni e la chiarezza nell’esporle; “Confessore di Roma”: davanti al suo confessionale vi era sempre una lunga fila di penitenti fino alla porta della chiesa; “Vere conversioni”: è nota quella dello scrittore romano Curzio Malaparte che si fece battezzare proprio da Cappello; “Il segreto della sua forza”: era la preghiera, sempre in ginocchio; una volta si mise seduto e i confratelli si preoccuparono: “brutto segno”; era la vigilia della sua scomparsa; “La bibliografia”: oltre 200 opere pubblicate; “Le vacanze”: vita ritirata tra canonica e chiesa, sempre a pregare e confessare; nel pomeriggio passeggiata col fratello Luigi arcidiacono di Agordo; le vacanze finirono per sempre con la morte di Luigi; “La fine”; il 25 marzo 1962, “In concetto di santità” come ebbe a dire il Patriarca di Venezia Albino Luciani; “Dopo la sua morte”: il 13 giugno 1990 il cardinale Ugo Poletti avvia la fase diocesana del processo canonico di beatificazione, che si conclude il 24 giugno 2014 nella basilica di San Giovanni in Laterano con Cappello dichiarato “Servo di Dio”; “Un portatore di pace”: lo scrisse la professoressa M. Sbardella; “Conclusione”: “In quest’anno 2015 dedicato alla Vita consacrata – annota don Vazza – sono lieto di aver illustrato la vita di padre Felice Cappello, gesuita, che ha consacrato la sua vita a Dio e alla Chiesa come insegnante, giurista e confessore di Roma”. Qui di seguito un’annotazione di “ro.b” sul Corriere delle Alpi del 23 giugno 2014: “…la sua salma inizialmente tumulata nel cimitero del Verano è stata successivamente traslata, l’11 aprile 1985 nella chiesa di Sant’Ignazio, accanto al confessionale dove per 4 decenni svolse il suo ministero… Al suo nome è intitolata la scuola primaria di Marmolada ed una targa lo ricorda nel battistero della chiesa arcipretale di San Giovanni Battista a Canale d’Agordo. Si calcola che alla sua morte oltre ventimila persone gli resero omaggio all’ingresso dell’Università Gregoriana”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libretto di don Cesare Vazza; Twitter; Wikipedia): copertina della pubblicazione dedicata a Cappello; la casa natale a Caviola; Felice ed il fratello Luigi; due espressioni di padre Felice; chiesa della Madonna della Salute; e quella romana di Sant’Ignazio di Loyola; la lapide sulla tomba; il famoso confessionale; don Cesare Vazza autore del libricino in ricordo di Cappello; l’ingresso di via Rialto a Belluno al negozio temporaneo; la promotrice dell’iniziativa benefica, Elisa Dalla Rossa; alcuni dei libri posti in vendita.