di Renato Bona
Numerose ed interessanti le notizie che il pordenonese Giovanni Giordani, titolare dell’omonima azienda che si occupa dei collegamenti con autocorriera da Claut a Longarone, ha fornito a Renato Fiabane e Lionello Fiori che hanno realizzato (luglio 2000, Tipografia Piave) il prezioso volume intitolato: “Un secolo in corriera nella provincia di Belluno”, voluto da DolomitiBus e che ha usufruito del contributo della Provincia di Belluno, dei Comuni di Belluno e Sedico, del Comitato festeggiamenti Bribano e del Circolo bellunese “Berto Gidoni” – Auto-moto d’epoca”. Oggi parliamo di trasporto pubblico con autocorriere, in base a quanto riferito da titolare della ditta Giordani, agli autori del libro, relativamente al collegamento della Val Cellina con Longarone. Ricordando che “le genti del Vajont debbono il collegamento all’interesse strategico-militare delle valli dell’arco prealpino, che indusse lo Stato a costruire una strada che, nelle originarie intenzioni, doveva tutte collegarle, permettendo la messa a punto di efficaci strategie di difesa-offesa in caso di conflitti armati”. L’impegnativo progetto del Genio militare del 1914 portò alla costruzione “dell’ardito ponte sul Colomber (a 138 metri dal sottostante torrente Vajont) e rese agibile la strada che per la prima volta collegava la Val Vajont alla valle del Piave. Un evento di portata storica, che toglieva da un isolamento millenario la comunità erto-cassanese e dell’alta Val Cellina, resa agibile pochi anni prima nel versante friulano, della strada costruita contestualmente all’impianto idraulico della Molassa, destinato a fornire energia elettrica al Veneto e al Friuli”. E’ allora – si legge nel libro della Deon Cardin – che Giacomo Giordani interpretò gli eventi come un’opportunità da cogliere e “subito estese il servizio di procaccia postale – che dal 1901 esercitava sull’asse Claut-Cimolais-Erto fino a Longarone, dotandolo di carrozze a cavalli e accettando i pesanti oneri imposti nell’atto di concessione della direzione provinciale delle Poste di Belluno”. Ottenuta la concessione definitiva, “il 29 luglio 1922 avviò corse regolari sulle linee Claut-Erto-Longarone e Claut-Montereale, assicurando il servizio postale e passeggeri con due autocorriere Fiat 18 P. a benzina (in grado di mantenere una velocità di 40 chilometri l’ora) e un terzo veicolo di riserva (un C.M.C. americano tipo ambulanza, carrozzato per trasporto persone, pure quest’ultimo a benzina)”. Ancora: Della linea Claut-Montereale. che più tardi il padre Giacomo gli assegnò per testamento, si occupò direttamente Terzo; della Claut-Longarone gli altri fratelli, in particolare Quarto, che in primissima persona sperimentò le difficoltà di un tracciato arditissimo, suggestivo, ma quanto mai pericoloso (lo si vede ancora oggi dalle nuove gallerie: una ripida parete di roccia da un lato e la forra del torrente dell’altro, il fondo stradale (non asfaltato) infido d’estate per l’acqua che scendeva dall’alto; ghiacciato e innevato d’inverno (tant’è che, prima della partenza, si caricava sulla corriera un adeguato quantitativo di sabbia da spargere sui punti più scivolosi). E per salvaguardare il carico di valige, pacchi ed altro si provvedeva nel viaggio Claut-Longarone a sistemarlo sulla destra e al ritorno, sulla sinistra per evitare che urtasse contro le sporgenze della roccia. Insomma: diverse situazioni di emergenza affrontate con coraggio e superate, va detto, anche con una certa dose di fortuna. E’ del 1956 l’entrata in azienda della terza generazione dei Giordani, quella rappresentata dal figlio di Quinto, Giovanni, il quale “ha saputo guadagnarsi stima e considerazione per la correttezza dei rapporti con gli operatori del settore, con l’utenza, con i dipendenti, ma soprattutto per la tenacia e la passione da lui dimostrate nelle situazioni più difficili, fossero queste di natura economica o derivate da imprevisti propri dell’attività”. Ci avviamo a conclusione ricordando che all’indomani della catastrofe del Vajont la Giordani (sede a Pordenone, 14 corriere in servizio di linea con percorrenza di 690 mila chilometri annui, 9 pullman per il turismo) “nonostante l’esiguità del traffico e gli alti costi di gestione, istituì il collegamento della Val Cellina con la Valle del Piave e, segnatamente, con Longarone e Belluno attraverso Pordenone, Sacile, Vittorio Veneto e Ponte nelle Alpi, contribuendo in tal modo ad evitare la diaspora della comunità ertana e a tutelare l’identità delle comunità colpite”. Non va poi dimenticato che nel 1966 l’alluvione isolò ancora una volte le valli del Vajont e Cellina ma fu deciso il transito sulla pista tracciata dall’Anas sopra l’immensa frana del Toc, ripristinando in tal modo i collegamenti”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Un secolo in corriera nella provincia di Belluno”): anni ì’20 autocorriera Fiat 18 P, autentico cimelio della ditta Giordani, in sosta a Longarone; foto “storica” della corriera postale Giordani sul ponte sospeso del Colomber nella valle del Vajont; anno 1922: autocorriere della ditta Giordani in servizio sulla Longarone-Claut e la Claut-Montereale; la “famosa” Fiat 18 P in servizio sulla Longarone-Claut-Montereale; anni ‘50: Fiat 626 della Giordani in servizio nella Valcellina; anno 1959: OM Tigre della Giordani, carrozzata De Simon, ad Osoppo.
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