di Renato Bona
Dobbiamo al presidente dell’Amministrazione provinciale, amico di vecchia data, Roberto Padrin, la segnalazione e messa a disposizione di un “cofanetto” con sei pubblicazioni che propongono altrettanti itinerari nel Parco nazionale Dolomiti Bellunesi che ci piace proporre all’attenzione di quanti – molti davvero – ci seguono su Internet: “I Cadìni del Brentón”, autrice Pieranna Casanova; “I Circhi delle Vette”, di Danilo Giordano e Lando Toffolet; “Chiesette Pedemontane”, di Laura Bortolas e Tiziana Conte; “Covoli in Val di Lamen”, di Augusto Sartorelli e Fiorenzo Piazza; “La montagna dimenticata”, di Tiziano De Col e Maurizio Olivotto; “La via degli ospizi”, di Tito De Nardin, Gianni Poloniato e Giovanni Tomasi. Tutti editi dall’Ente Parco nazionale Dolomiti bellunesi In questa occasione ci occupiamo di “I cadìni del Brentón. Marmitte di evorsione in Val del Mis” con guida didattica, che “trae origine da studi guidati dal prof. G.B. Pellegrini dell’Università di Padova, realizzata grazie al contributo tecnico-scientifico di: Studio Zollet ingegneria di Santa Giustina, M. Cassol, L. D’Alberto, D. Fontana, B,. Vedana”. La seconda edizione della guida – con foto di Pieranna e Vittorio Casanova – risale al giugno del 2002 e propone in copertina un’immagine dei cadìni del Brentón. Nell’introduzione dell’interessante lavoro per la Collana Itinerari, l’allora presidente del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, Valter Bonan sottolineava fra l’altro come: “Solo una nuova e diffusa consapevolezza delle peculiarità e fragilità ambientali, una più rigorosa e compatibile gestione delle risorse idriche unita ad innovativi ed efficaci servizi di accesso, di accoglienza e di fruizione potranno trasformare le frequentazioni della Valle del Mis in occasione di crescita culturale e di risorsa economica sostenibile per questi territori e per le nostre comunità”. La guida è articolata nei seguenti capitoli: “Il Parco nazionale Dolomiti Bellunesi”, “La valle del torrente Mis”, “La valle del torrente Brentón”, “I cadìni del Brentón (genesi)”, “I cadìni del Brentón (descrizione)”, “I cadìni osservabili lungo il sentiero attrezzato”, “Altri cadìni”, “Altre possibilità di escursioni”. Per quanto concerne il Parco, viene ricordato che è stato istituito nel 1993 “per tutelare zone di straordinaria importanza naturalistica”; ha sede a Feltre e comprende parte marginale delle Alpi sud-orientali, Vette Feltrine, Cimónega, Pizzòcco-Brendòl, Ferùch-Monti del Sole, Schiara-Talvéna. Il suo territorio è sui 32 mila ettari e si estende interamente in provincia di Belluno interessando 15 comuni, con Sospirolo che occupa la posizione centrale. Ed eccoci alla valle del torrente Brentón (a 8 chilometri di strada da Sospirolo) che è affluente del Mis e nella sua parte finale una serie di spettacolari cascate interrotte da gradini rocciosi nei quali l’acqua ha scacvato le marmitte di evorsione cioè cavità che localmente sono chiamarte cadìni vale a dire catini, profonde anche quattro metri e passa. Pieranna Casanova ricorda che “Vi si può accedere agevolmente percorrendo un largo sentiero a ridosso di una conoide fluviale di notevoli dimensioni, formata per il trasporto da parte del torrente di ghiaia e ciottoli calcareo-dolomitici, che si presentano stratificati sulla scarpata erosa dal Mis durante l’alluvione del ’66. Prima che il corso del torrente Brentón impostasse il suo ultimo tratto in roccia, determinando la formazione dei cadìni, l’acqua scorreva dove ora si trova la conoide, facendosi via via strada tra i sedimenti che accumulava”. Ancora: “La formazione della conoide risale all’epoca postglaciale, un periodo di intensa evoluzione dei versanti della montagna. Questi, facilmente e intensamente sottoposti all’erosione per la scarsità della vegetazione dovuta al clima freddo, lasciavano cadere materiale detritico che veniva trasportato lungo il corso d’acqua. Proprio l’abbondanza del materiale trasportato ha aumentato la capacità erosiva del torrente sulla roccia”. L’autrice spiega quindi che il sentiero attuale che porta ai cadìni si trova in corrispondenza di una probabile via di scorrimento delle acque dell’antico corso del torrente Brentón. La valle si innesta in direzione controcorrente alla Val del Mis, ma il punto di confluenza tra i due torrenti non è sempre visibile perché: “quando ci sono abbondanti depositi alluvionali nella parte terminale dell’alveo, le acque del torrente Brentón si infiltrano tra le ghiaie scomparendo” e “nella zona dei cadìni, raggiunti dal sole per poche ore al giorno, durante la bella stagione e mai in inverno, ristagna aria fresca ed umida, favorevole all’inversione della vegetazione. Vi si trovano infatti piante quali il rododendro e il pino mugo, normalmente presenti a quote più alte”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro-guida “I cadìni del Brentón”: la copertina della pubblicazione curata da Pieranna Casanova; l’immagine che è stata accostata ad un breve testo di Dino Buzzati sulla Valle del Mis; la valle del torrente Brentón; sentiero, torrenti, cadìni; le marmitte di erosione della parte terminale del Brentón; forma di corrosione carsica sul ripiano del cadìno; scorcio del camino numero 11; cascata nel camino 5; primo piano del cadìno 6; altro cadìno, a quota 600 metri; cascata lungo una frattura nella roccia; il Canale del Mis con le località Pissa e Stùa (in alto).
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