TAIBON Completamente dimenticato, neanche una carriola di materiale, eppure di ghiaia dai torrenti ne è stata tolta tanta. L’unica soluzione ingegneristica un grande telo verde probabilmente con lo scopo di far scivolare l’acqua poco sotto, perché il telo non copre l’intera scarpata ma solo una minima parte. Sotto il telo verde il versante in frana, sotto il versante in frana un grande buco, al di là del buco l’argine in cemento che non è collassato con la furia del torrente Cordevole (dove incontra il Tegnas in arrivo dalla Valle di San Lucano), ma ha “fatto acqua” nel senso che il Cordevole lo ha raggirato creando il fosso e originando la frana fino in cima alla scarpata a pochi centimetri dalla strada comunale Aivata. Che il pericolo sia evidente l’autorità competente lo sa, non a caso ha delimitato la zona peraltro al limite con la passeggiata oltre il guard rail, con dei paletti di ferro instabili e una cordicella con la speranza che la curiosità del bambino non vada al di là. Da sotto, o meglio da poco sopra il corso d’acqua, quella frana crea antipatia così come la panacea del telone verde militare che ben s’adatta all’ambiente, soprattutto nasconde la magagna. Siamo certi che il Comune non ha competenza sugli argini devastati o sui versanti collassati, ma siamo altrettanto certi che una letterina a chi di competenza non ultimo il Prefetto. visto il pericolo incombente. potrebbe dare una spinta per la risoluzione del problema. Non mancano i precedenti, nel 1966 all’inizio di via Aivata il Cordevole si portò via la casa del maestro Mario Buttol, tutta intera come la costruzione di Roni al Mas di Sedico e poiché l’acqua ha memoria c’è chi durante i nubifragi arriccia il naso per nascondere le paure. Per capire meglio la situazione siamo stati sul posto del “cantiere dimenticato”. (MM)
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TAIBON Auspicavamo un intervento del primo cittadino a margine del nostro servizio, eccolo puntuale alla radio. Edizione delle 10
SILVIA TORMEN, AUDIO