di Renato Bona
Nel prossimo mese di agosto compirà il cinquantesimo compleanno il libro “I castelli e le ville di Cesio” opera del sacerdote don Bruno Bersaglio che lo ha realizzato con la bellunese tipografia Piave e la zincografia Tridentum di Trento, per proporre cenni storici, topografici ed artistici del paese della pedemontana bellunese. Nella prefazione, dell’1 luglio 1972 l’autore ricordava che a Cesio Maggiore (oggi si scrive Cesiomaggiore) “fui cooperatore un trentennio addietro, a fianco dell’arciprete don Vittore Poli; e là – mentre mi invaghiva questa bellissima plaga volta verso la vallata del Piave e l’opposta catena dei monti, e così ricca di Ville e di antichi reperti – mi animava l’affetto che la sua gente semplice e buona mi dimostrava e mi serba ancora”. Aggiungendo:”A questa terra, che amo, potei poi ritornare, e lo fu lo scorso anno con la mia destinazione a Pullir, in qualità di cappellano in quell’ospedale”. Ancora: “Sotto la spinta di un fervido affetto e di care memorie, qui ebbi il tempo e la voglia di impugnare la penna per descrivere Cesio, e propriamente le vicende storiche dei suoi Castelli e delle sue Ville; e – dopo molte ricerche e consultazioni e tante ore spese a tavolino – sono finalmente in grado di presentare al pubblico questo mio piccolo libro che spero riesca gradito ai suoi lettori”. Una speranza senz’altro motivata ad avviso di chi stende queste note considerato che in chiusura don Bersaglio aggiungeva: “Parrà forse esagerato a certuni la frequente inserzione in questo volume di brani poetici del feltrino don Antonio Vecellio. Preciso subito che i brani inseriti del suo poema ‘L’Asone’, il cui manoscritto mi fu gentilmente prestato dal Civico Museo di Feltre, oltre che ingentilire il mio modesto ed arduo lavoro, e mentre sublimano sul piano topografico, storico e artistico il Comune di Cesio, acquistano pure un singolare valore pel motivo che il suddetto poema – fatta eccezione di pochi tratti pubblicati dal poeta il secolo scorso nel suo periodico ‘Il Tomitano’ – fu e rimane tuttora inedito, con la conseguenza che le parti da me riportate in questo libro sarebbero facilmente rimaste a lungo tempo ignote”. In questa occasione, riservandoci di tornare sull’argomento castelli e ville, ci piace proporre il ricordo che indusse Bersaglio a scrivere il primo capitoletto, quello intitolato: “Sotto il Palmaro” in cui si può leggere: “Di lassù, l’11 luglio 1665, vagheggiando il Feltrino con le sue valli e torrenti, coi suoi colli ameni coperti di piante, messi e vigneti, e con Feltre e le sue ‘ville’, Francesco Murano, pievano di Cesio, così dolcemente cantava: ‘O sede amata del mio suol natio, cara a’ numi ed agli astri, a cui natura d’acque profonde e d’alte rupi ordìo argini eterni, inaccessibili mura, acciò non giunga mai Bellona audace a turbar le tue messi e la tua pace, mille chiudi nel sen fecondi colli, più feconde campagne, amene valli, monti onusti di selve e d’erbe molli, rivi e fiumi che in liquidi cristalli tributan merci d’Anfitrite all’onde, con ducento edifici in sulle sponde. Così fertile e vaga ti diffondi! Ma tue bellezze il passeggier non vede, chè avvien sovente che una parte ascondi l’altra, che punto di beltà non cede; tal rosa in buccia sua bellezza affrena, e copre schietto vel superba scena”. Cui faceva seguire due sottolineature: “Il Feltrino visto dappresso e dalle alture dei monti, e come lo descrive il Cambruzzi nel terzo volume della sua ‘Storia di Feltre’, è un vero spettacolo di natura e d’arte, che alletta e commuove non tanto l’uomo locale, assuefatto ormai alle bellezze e ai pregi della sua terra, quanto invece l’estraneo che per la prima volta o di rado vi giunge. E che dire della ‘plaga di Cesio?’ Come canta il Vecellio, dal sovrastante ‘Palmaro’ o da altri punti elevati… ‘dolce è l’occhio posar sovra la molle falda ove Cesio si dispiega’. Per concludere, in altre parole, che “Cesio ci appare come una delle migliori plaghe del nostro Feltrino, che si distingue per la mitezza del suo clima, la fertilità del suo suolo, la chiarezza del suo cielo, l’incanto della sua posizione geografica e l’espressione schietta e cordiale della sua gente, per cui è il caso di udire più volte: ‘A Cesio si sta bene!’”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “I castelli e le ville di Cesio): la copertina della pubblicazione; panoramica di Cesiomaggiore; il cippo militare della Via Claudia rinvenuto nel 1786 nella parrocchiale di Cesio e conservato nella Villa delle Centenere; imponente visione dei monti allo sbocco della Val Canzoi; Palazzo Buzzatti sorto dove dominava il Castello “Muffoni”; Villa “Muffoni” o “Bizzarini” poi