VENEZIA “A noi le beghe familiari non interessano e lasciamo che vengano gestite dentro la famiglia dei turisti spagnoli. Gli operatori hanno registrato più chiamate da parte della madre e i nostri soccorsi sono intervenuti perché in questi casi sono obbligati a farlo.” Lo afferma il Presidente della Regione Luca Zaia in merito alla vicenda degli alpinisti recuperati lunedì mentre stavano percorrendo una via lungo le Tre Cime di Lavaredo che, in un’intervista pubblicata oggi su alcuni quotidiani, affermano di non voler pagare il servizio di recupero. “Ho dato incarico all’ULSS 1 Dolomiti di seguire con attenzione la vicenda, – prosegue il Presidente della Regione – e di adire, eventualmente, alle vie legali qualora confermassero la volontà dichiarata nelle interviste di non pagare gli interventi dei mezzi di soccorso. Tutto questo è una lezione, qualora volessero tornare dalle nostre parti. Perché questo non è solo un problema di costi e di utilizzo di mezzi di soccorso costosi, ma soprattutto di messa a repentaglio dell’incolumità, della vita dei nostri soccorritori. Se per loro, turisti o alpinisti che siano, è uno svago, per il Soccorso Alpino e SUEM 118 è un pericolo.” “E comunque, – precisa Zaia – visto che erano autonomi e dato che hanno rifiutato, quasi infastiditi, di essere soccorsi nelle prime due occasioni, ci spieghino per quale motivo la terza volta hanno accettato di essere recuperati e portati a valle dall’elicottero.” Il Presidente ha chiesto una ricostruzione esatta di quanto accaduto al SUEM 118 che, in merito all’accaduto, riporta quanto segue: “L’azione di soccorso è scattata domenica 1 settembre, quando la madre di uno dei due turisti spagnoli, ospite del rifugio Auronzo, ha segnalato che sulla via Cassin, gli scalatori non erano più raggiungibili al telefono e non davano notizie da ore. Risultava, inoltre, che i due erano stati a lungo al telefono durante le ore notturne con il Soccorso Alpino di Agordo, che aveva fornito precise informazioni sullo sviluppo della via. Per il SUEM 118, l’allarme e, quindi, il conseguente soccorso scatta quando qualcuno segnala che una persona non è rintracciabile, non risponde al telefono né dà segni da un certo numero di ore. Domenica 1 settembre alle ore 7, su richiesta della madre, dopo contatto con la stazione CNSAS di Auronzo, che richiede individuazione dei due scalatori per verificare le loro condizioni, si è alzato in volo un elicottero del SUEM 118 dell’ULSS 1 Dolomiti da Pieve di Cadore per raggiungere i due turisti che, una volta individuati, non hanno voluto essere recuperati, dichiarando di non essere in pericolo. L’intervento ha comportato circa un’ora di volo per un costo approssimativo di circa 7.200 euro. Lunedì alle ore 8.30, su richiesta della stazione del CNSAS di Auronzo, su ripetute insistenze dei genitori perché i due scalatori non rispondevano, un altro elicottero di soccorso del SUEM, questa volta dalla base di Treviso ha raggiunto gli alpinisti spagnoli che, anche in questo caso, non hanno ritenuto necessario il recupero, convinti di poter tornare autonomamente al luogo dove avevano bivaccato. L’intervento ha comportato un’ora e 45 minuti di volo per un costo presunto di 12.600 euro. Lunedì pomeriggio, per la terza volta, viste le proibitive condizioni meteorologiche, la madre ha allertato nuovamente i soccorsi. È intervenuto un elicottero dell’Aiut Alpin Dolomites della Provincia Autonoma di Bolzano a seguito della richiesta di tentare una nuova missione di recupero a causa di un violento temporale, che ha interessato la zona alle ore 16. Dopo ripetuti tentativi per condizioni meteo avverse, l’elicottero è riuscito a trovare una zona di sereno e ad effettuare il recupero dei due scalatori in difficoltà, perché bagnati ed infreddoliti. In questo caso il costo dell’intervento è superiore (140 euro al minuto), ma sarà, comunque, quantificato dall’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige, alla quale appartiene il mezzo di soccorso.”