“Quello che manca per mettere in sicurezza la popolazione sono i vaccini ed un’efficiente organizzazione, non certo i vaccinatori”
BELLUNO “Per fare iniezioni non serve una laurea”, lo ha detto il Presidente della Regione Luca Zaia nella quotidiana conferenza stampa. Dichiarazione contestata dalla Federazione degli Ordini dei Medici ed Odontoiatri della Regione Veneto così come dall’organismo nazionale. Nella vaccinazione ricordano i medici la puntura è solo la parte minimale di tutto il processo, altra cosa sono le quattro fasi che la precedono: anamnesi, acquisizione del consenso informato, preparazione del vaccino, osservazione del paziente. Registrazione e consegna del certificato di avvenuta vaccinazione è invece l’ultima fase che prevede tra l’altro la firma di un operatore sanitario abilitato. Basta il concetto dell’ultima fase per capire il perché dell’alzata di scudi dell’Ordine Regionale che al Presidente Zaia ricorda le regole della sanità scritte e documentate su basi scientifiche e legali consolidate. “Appare evidente – dicono i medici – che le regole sono cambiate, per motivi economici e di comodità, ma noi, da medici, speriamo non sulla pelle del paziente” L’Ordine infine indica la strada da percorrere: i 200mila medici, le migliaia di infermieri in Italia e nel Veneto a disposizione per seguire i protocolli. A stretto giro di posta è arrivata anche la risposta della Federazione Nazionale che invita a non banalizzare sulle competenze. “I professionisti sanitari studiano anni per acquisirle, in maniera specifica e mirata per le professioni che andranno a esercitare” aggiunge Filippo Anelli, Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri che conclude “Forse – ed è tutto da discutere – non servirà una laurea per fare un’iniezione. Ma serve una laurea, a volte anche una specializzazione, per salvare, con cognizione di causa, una vita”