Quasi tutte le specie di pesci nel periodo della riproduzione si spostano alla ricerca di luoghi idonei alla deposizione delle uova. In qualche caso, tipicamente nelle trote, la ricerca del sito riproduttivo le costringe a risalire per un buon tratto i corsi d’acqua.
SOSPIROLO Quella che raccontiamo è una storia che ha origini nel tempo, negli anni Novanta più di 25 anni fa quando c’erano tanti soldi da spendere, quando la crisi era una parola ancora non del tutto conosciuta così come fondi diconfine, fondi post vaia, fondi per covid19. Erano gli anni in cui finalmente si iniziò a parlare concretamente della riapertura della provinciale Sospirolo-Tiser, la famosa strada del Mis divorata dall’alluvione del 1966. La storia insegna come ci vollero 30 anni per renderla percorribile, ma ne valse la pena e lo sanno bene coloro che allora manifestarono arrivando in pieno agosto a bloccare la regionale 203 agordina con cartelli, striscioni e corteo a passo del gambero. In quel periodo, nei primi anni novanta iniziarono anche i lavori di ripristino delle sponde a difesa del torrente, non lontano dall’oggi frequentato lago. Proprio qui, poco a monte, fu edificata una briglia in cemento armato piuttosto alta che impediva ed impedisce la risalita delle trote nel momento della riproduzione. Briglia corredata di scala di “monta”, opera di fine ingegno, che doveva consentire alle trote di superare l’ostacolo artificiale posto in opera perché per riprodursi le trote risalgono la corrente in cerca di acque chiare e sicure dove le uova possano schiudersi senza il rischio di finire a valle. La scelta costruttiva di tale opera, complessa e che richiedeva un continuo presidio umano, fu allora contestata. Ad esempio c’era chi insisteva sulla possibilità di operare diversamente, magari rompendo il salto dell’acqua in tre diverse zone, in modo che le trote potessero saltare gli ostacoli. La costosa scala di monta – nei ricordi si mormora di circa 150 milioni delle vecchie lire ma è un dato che non trova piena conferma – ha comunque avuto vita breve. E’ bastata una “brentana” nell’ottobre del 1995 per scardinarla e renderla inservibile. Passando per la strada provinciale oggi si vedono ancora i resti dell’opera ingegneristica, un quarto di secolo dopo. Alla luce di questo racconto il lettore si starà ponendo delle domande. Era utile farla quella scala di “monta”? Se sì, se davvero indispensabile per il normale ciclo biologico del torrente e della sua fauna ittica, perché non è ancora stata ricostruita? Ma viene spontanea anche un’altra domanda: non è che fosse inutile e quindi sono stati sprecati un torrente di soldi? Ci piacerebbe sentire la voce del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, la voce di chi ha occupato le poltrone dell’ente da ieri ad oggi, chissà quali giustificazioni potrebbero azzardare.
Molte specie di pesci compiono migrazioni, cioè spostamenti in massa da un ambiente all’altro con percorrenze talora brevi, in altri casi assai lunghe, almeno una volta durante il loro ciclo vitale (Tortonese, 1970; Gandolfi et al., 1991).