di Renato Bona
Nella nuova, odierna, occasione per scoprire o riscoprire “Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi” (titolo del libro dello scomparso maestro) che Mario De Nale realizzò nell’agosto del 1978 con la bellunese tipografia Piave – in occasione del centenario di Placido Fabris, il “pittore solitario”- per il Centro sociale di educazione permanente di Tambre e l’Associazione emigranti bellunesi, con il contributo della Cassa di risparmio di Verona, Vicenza e Belluno, presentazione dell’allora provveditore agli studi di Belluno prof. Mario Morales, noto critico d’arte) ci soffermiamo nel campo dell’arte, esponendo i profili di tre pittori. Partiamo da PAOLO FABRIS, fratello del più noto Placido (del quale ci siamo già occupati nel recente passato – ndr.): nacque a Pieve il 7 settembre 1810 e morì a Venezia il 24 novembre 1888. Fu in particolare un grande restauratore di quadri di buoni autori e per molti anni – come spiegava sinteticamente De Nale – conservatore del Palazzo Ducale di Venezia. Si dedicò pure alla pittura, infatti nella chiesa di Funes, in comune di Chies, è esposto il suo quadro raffigurante San Pietro. OSVALDO MAZZORAN, noto come “stucador”, figlio di Angelo (1804) e di Angela Masin, nacque a Tambruz, una frazione di Tambre, il 12 settembre 1824 e morì a Venezia nel 1888 (stessa città e stesso anno di Paolo Fabris – ndr.). L’autore del libro ricordava che “Appartiene ad una famiglia di atavica tradizione nel campo decorativo: il suo bisavolo Giovanni era un noto decoratore e, da lui, i discendenti ereditarono il soprannome di “stucador”. Prima di lui, oltre al bisavolo, anche il nonno Osvaldo (1768) e il padre avevano lasciato un importante segno in molti palazzi veneziani. Fra tutti, tuttavia, il più noto fu Osvaldo il cui nome, fino a qualche anno fa, appariva nell’atrio di palazzo Farsetti dove ha sede il comune di Venezia”. Il nostro decorò, tra l’altro, il palazzo Fraschetti, sempre a Venezia. Ed eccoci a quello che è ricordato come “Il pittore degli apostoli”: FLAMINIO GRAPPINELLI. Sulle pareti nord e sud della cattedrale-basilica di Belluno spiccano i dodici quadri che “raffigurano i dodici apostoli di cui sei, i più belli, furono attribuiti proprio a Flaminio Grappinelli di Pieve d’Alpago; gli altri al pittore locale Gabrieli, probabilmente allievo di Grappinelli stesso o, comunque, appartenente alla medesima scuola in quanto lo stile, le linee e le forme sembrano uscire da un’unica mano, o dal medesimo pennello”. De Nale a proposito di questo artista specificava che: “L’unico dato conosciuto intorno all’identità del Grappinelli è quello che ne attribuisce la morte avvenuta a Pieve, intorno alla metà del XVIII secolo, ma le mie ricerche effettuate presso gli archivi di Pieve non hanno dato alcun esito positivo che possa avvalorare tale affermazione”. Precisava tuttavia che a Pieve d’Alpago, nel secolo accennato, c’era veramente la famiglia di un Grappinelli: Bortolo, nato a Pieve nel 1788 e morto pure a Pieve nel 1878. Egli aveva sposato Celeste Miciarin e dal loro matrimonio nacquero sei figli: Emilio Francesco, venuto alla luce a Pieve il 10 maggio 1825 e morto nel paese natale il 7 novembre 1874¸ Antonio, nato il 23 aprile 1829 e morto il 16 marzo 1876; Cecilia Francesca, Maria Luigia, Virginia Domenica e Luigia Vittoria. Non sarebbe quindi da escludere che il ‘pittore degli apostoli’ sia stato Emilio. Il suo quadro più bello è quello che raffigura l’apostolo san Giovanni Battista, esposto nella parete nord alla sinistra del busto di Salvatore Bolognesi”. Ne riferisce anche lo storico prof. Flavio Vizzutti nel suo ponderoso “La cattedrale di Belluno. Catalogo del patrimonio storico artistico” soffermandosi sull’opera “I dodici apostoli: olio su tela cm. 171×103, navata di destra: santi Filippo, Simome, Giovanni, Taddeo, Andrea, Giacomo Maggiore, navata di sinistra: santi Giacomo Minore, Tomaso, Bartolomeo, Matteo, Paolo, Pietro: “Le dodici tele appese in alto lungo le navate da Agostino Occofer (Belluno 1791-1868) vengono genericamente assegnate in parte a Grappinelli ed in parte a Antonio Gabrieli (Belluno 1694-1789); a quest’ultimo, per la precisione, sono attribuiti solo i dipinti con i santi Pietro e Paolo). Aggiunge: “Di Flaminio Grappinelli non si conoscono gli esatti estremi biografici né nulla si sa della sua formazione artistica comunque secondo il Pellegrini ‘egli nacque a Pieve d’Alpago e morì circa alla metà del secolo XVIII’. Nella realtà però sinora non è stata rintracciata nessuna fonte archivistica settecentesca che certifichi la sua nascita a Pieve sebbene la famiglia Grappinelli sia ben documentata in loco come un casato di distinta civiltà dal seno del quale erano usciti ben quattro notai: Bortolo, attivo dal 16739 al 1681, Emilio, dal 1682 al 1742, Bortolo dal 1718 al 1771, Ludovico dal 1765 al 1808”. Secondo lo stesso Vizzutti all’artista “vanno ascritti i dipinti con san Giovanni (recante il libro aperto; ai suoi piedi si vedono l’allegorica aquila ed il calice), san Taddeo (regge l’alabarda), sant’Andrea (abbraccia la celebre croce), san Giacomo Maggiore (ha il bordone da pellegrino ed indossa il sanrocchino sul quale sono cucite le allusive conchiglie), san Bartolomeo (con entrambe le mani tende un brandello di pelle in riferimento al suo atroce martirio), san Matteo (regge il libro del suo Vangelo)” e quindi ne sottolinea la “molto elevata valenza tecnico-pittorica delle opere nelle quali una pennellata magistralmente esperta e quasi sfrangiata conduce una fluente materia cromatica dalle tinte accese, luminose, sapientemente contrapposte a gole d’ombra profonda”. Vizzutti conclude: “Sebbene allo stato attuale degli studi grappinelliani si conosca solo questo gruppetto di lavori (oltre ad un disperso san Giovanni Nepomuceno dipinto attorno al 1750 per la chiesa dei Gesuiti ed un san Rocco riconosciuto dal Valcanover in una collezione privata milanese), nella cultura artistica del pittore sembrerebbe possibile individuare oltre a certe suggestioni desunte dalle opere guardesche anche alcuni influssi tratti dal lessico del Mazzoni, del Fetti e del Maffei…”.
NELLE FOTO (Wikipedia, Infodolomiti, foto arte Giulio Marino per eBay, riproduzioni dal libro “Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi” e da “La cattedrale di Belluno”): il compianto maestro Mario De Nale; il prof. Flavio Vizzutti; Palazzo Ducale di Venezia; Ca’ Farsetti nella città lagunare; panoramica di Pieve d’Alpago; uno scorcio di Tambruz di Tambre risalente al 1930; il “San Giovanni” di Grappinelli nel Duomo di Belluno; sant’Andrea che abbraccia la celebre Croce nella stessa cattedrale.