CIAO MONTAGNE
AUDIO
Il commiato domenicale dai monti ha dentro emozioni di sera imminente. Con il vento d’autunno che spira sulla Val Cordevole muovendo larici e pensieri. Ed è in quei momenti di silenzio che nel complicato incastro della vita tutto ritorna al suo posto. Ricordi che si mescolano a presente e futuro mentre guardi il Pelsa immergersi nella sera. C’è perfino la neve in alto, un pò come un tempo quando, all’ora del tramonto, attendevo l’accendersi della luce della grande casa bianca di Colaz. C’erano i prati intorno a quell’enigma di casa silenziosa ed austera. Ora il bosco l’ha ingoiata, quasi a voler cancellare un passato che non si cancella. Ghisel è ormai nell’ombra di un tardo pomeriggio di metà novembre, ed ancora si rinnova l’antico mistero di quelle case battute dal vento. C’era trambusto di saluti e frusciare di “sportole” in quei commiati di allora. Raccomandazioni sempre uguali e “se vedon”. Con il calore della cucina economica che ancora riscaldava il corpo mentre accompagnavo papà “inte in te la val” a prendere la Ritmo. Poi era un accendersi di fanali e sentore “de menestra da dadi” imminente. Nei commiati moderni tutto ciò non esiste più. Niente frusciare di “sportole” di naylon, niente ultimo sguardo verso quelle finestre illuminate dalle lampadine da 30 Watt. Niente “se vedon domenega”. Soltanto il silenzio di un autunno con la neve sulle cime. Ed in quei momenti le montagne mi riportano ancora una volta quelle voci che da troppo tempo sono diventate ricordi. Il correre della vita per qualche istante si ferma di fronte al Pelsa che si congeda dal giorno. E passato e presente si fondono regalando minuti di struggente delicatezza. Poi, come allora, ripercorro gli stessi passi, stavolta da solo. Ritorno ancora “inte in te la val” a prendere una macchina che, scherzi della vita, è grigia proprio come la Ritmo. Un ultimo sguardo ai monti, poi salgo e metto in moto. Il piazzale oggi è asfaltato e sono io a guidare. Non ci sono ragazzini sul sedile posteriore, non c’è una moglie a fianco che trama di cucinare la “menestra da dadi”. Ci sono solo io con la mia libertà. A Cencenighe accendo un pò il riscaldamento e metto un pò di musica. Ormai i fari illuminano l’asfalto della 203 e mentre supero il ponte sul Rù da Cioit mi volto per un secondo per l’ultimo ciao alle mie montagne. Proprio come facevo allora…Magiche Dolomiti!!