CUORE BIANCOROSSO
AUDIO
Eh, l’hockey su ghiaccio: che storia!! Probabilmente iniziò tutto nel 1985, l’anno delle indimenticabili Universiadi: papà mi portò con sé in quel palaghiaccio di Lambioi, che allora era nuovo e che poi diventò palasport senza ghiaccio, ad assistere all’incontro che vedeva opposte l’Unione Sovietica e la Finlandia. E i giocatori dell’Unione Sovietica portavano tutti quanti i baffi e la maglia rossa con falce e martello incuteva un certo rispetto. L’arbitro scodellò il disco a centrocampo ed ebbe così inizio un vero spettacolo di sport a cui non avevo mai assistito dal vivo. Era l’hockey, grande hockey: con le stecche di legno e i gambali marroni dei portieri, con gli arbitri senza il caschetto e le reti al posto dei plexiglas dietro alle porte. Il Palalambioi stracolmo di gente e boati ad ogni azione e sbattere potente del disco sulle balaustre. Che spettacolo l’hockey!! Era forte l’Unione Sovietica, ma pure l’Alleghe che poco dopo le Universiadi volò in finale contro il Bolzano. Non arrivò lo scudetto, ma si accese la mia passione per questo sport che vedeva la squadra agordina fra le protagoniste del campionato italiano. Erano gli anni di Tancon in porta, e Priondolo e Circelli, Errol Rausse e di tutti i De Toni e Da Pian: nomi e cognomi che sono storia e che ascoltavo su RadioPiù che ancora a Belluno non si sentiva ma dai nonni a San Tomaso sì: e fu durante quelle lunghe e fredde sere delle vacanze di Natale che ebbi modo di ascoltare le parole ed i suoni provenienti dall’Alvise De Toni, che da casa dei nonni distava pochi km e lo potevo quasi vedere. Le parole erano quelle pronunciate da Mirko Mezzacasa, e spesso si confondevano nel gran frastuono che proveniva dagli spalti: c’erano i cori dei Kontras, i colpi dei tamburi e delle cariche alla balaustra: e poi la mitica voce di Siro De Biasio che annunciava goal e penalità. Che spettacolo l’hockey alla radio, che nel frattempo le onde radio erano arrivate fino a Belluno e così furono decine e decine di serate con l’orecchio attaccato alla Siemens: e l’immaginazione trasformava il calcio da cortile in hockey, e mentre attendevo di parare il prossimo tiro mi facevo le radiocronache come quelle della radio: e Mirko e Siro mi venivano piuttosto bene, forse grazie all’accento agordino. Poi arrivò lo storico trionfo in quel di Villach, vissuto anch’esso alla radio e poi qualche anno in cui, per chissà quale ignoto motivo, seguii molto meno. Eppure l’hockey continuava a covare sotto la cenere, e ritornò prepotente nell’autunno del 2000, quello in cui pioveva sempre. Fu intorno alla metà di ottobre, appena rimesso da una brutta influenza, che approdai al De Toni per la prima volta. Ovviamente pioveva forte pure quella sera e l’Alleghe giocò, e vinse, contro il Brunico che allora non era ancora Val Pusteria. Nell’umidita del De Toni con i ventilatori accesi per scacciare la nebbia, ebbi subito la certezza che da lì in avanti sarebbero state parecchie le serate trascorse in tribuna. E infatti, in vent’anni, sono state oltre duecentocinquanta, che è all’incirca il numero dei biglietti conservati. Duecentocinquanta biglietti, ed ogni tagliando contiene una storia e cento km percorsi sulla 203 in tutte le condizioni: durante le “brentane” autunnali, quando il Cordevole lambiva la Strada Madre e pure d’inverno quando nevicava ed era ancora più suggestivo intravedere le luci del De Toni fra i fiocchi di neve che scendevano a “straze”. Che spettacolo Alleghe d’inverno, che spettacolo l’hockey!! Te li ricordi, Lady D., i primi due campionati? Che fischiavi con le dita più forte di Trapattoni e poi abbiamo comprato la tromba da stadio!! E lo stadio allora aveva solamente il tetto e certe sere ci nevicava sulla schiena. I “Congelati dell’Alvise De Toni”: che freddo certe sere, anche se avevo indossato tutto ciò che avevo nell’armadio e poi la macchina parcheggiata ‘n Zunaia aveva le serrature congelate. Emozioni, grandi emozioni: e corde vocali sfinite e il giorno dopo a lavoro il capo che diceva “setu stat a la partida che te se senza voce?”. E poi le gioie, le arrabbiature, il battere con i piedi sui tabelloni di ferro che facevano un casino bestiale: papà, te li ricordi gli occhi lucidi dei tanti tifosi presenti quella sera di fine marzo di 19 anni fa quando l’Alleghe approdò in finale battendo il Bolzano allo spareggio di semifinale? Quante partite viste insieme; tredici anni a gioire per un goal, ad imprecare e urlare per un fallo non visto. A commentare la partita mentre si tornava a Belluno. Emozioni, grandi emozioni e poi le notti insonni nel periodo play-off, quello barbe lunghe e delle coreografie del Nucleo Disagiato. Indimenticabili serate vissute pure in compagnia della famiglia: fratello, fratello della cognata, poi nipote e l’altro nipote ed anche mia mamma, che una sera volle venire a Feltre ad assistere al derby del Falzarego: nevicava a dirotto in Valbelluna e fu una gran serata anche se l’Alleghe perse. Mamma mi chiese “noi sione chi bianc e ros?” Risposi di sì, ed il suo tifo valse il prezzo del biglietto. E poi le trasferte: te le ricordi, Jacky, le stelle nel cielo di passo Fedaia?? Ci fermammo di ritorno dallo Scola di Canazei e quella sera l’Alleghe vinse grazie ad un goal di Lo Vecchio che era il tuo idolo: avevi nove anni e non volevi uscire dalla macchina perché c’era un freddo cane. Poi guardasti quel cielo e rimanesti incantato. La sera in cui sei nato ero in tribuna, c’era un gran gelo e l’Alleghe giocava contro il Fassa: i biancorossi vinsero e al mio arrivo a Belluno aprimmo una bottiglia di quelle serie per festeggiare l’arrivo del nuovo tifoso. Avevi addosso la maglia biancorossa quella volta che andammo alla Wurth Arena di Egna con l’idea di festeggiare il primo scudetto della serie B che per me non era serie B: invece niente festa, e fu un ritorno mesto ed in macchina non volava una mosca. Ci rifacemmo due giorni dopo in riva al lago, e, forse, fu ancora più bello battere i fabbri dell’Ora in terra agordina. Che poi scoprii che l’Ora, di solito, giocava in uno stadio senza il tetto e pareva l’hockey degli anni ’70 che mi raccontava papà: te la ricordi, Carlo, quella sera allo stadio senza il tetto, con la speaker di campo che pareva di ascoltare una erotic-line ed ho ancora il video con l’annuncio delle formazioni: non si può cancellare un video così!! E poi iniziò a nevicare e il ritorno fu tutto sotto la neve, da Ora a Belluno passando per il San Pellegrino che quella sera era magia. Serate, tante serate vissute bene: tifo e battere all’impazzata del cuore biancorosso. Però, che storia l’hockey!! E che spettacolo l’Alleghe Hockey!! Forza vecchio cuore biancorosso!!
*****