LA RADIO SIEMENS
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Accadde in un tardo pomeriggio di gennaio, nell’ora in cui la strada sotto casa iniziava a scintillare di brina e in cucina era ormai tempo di mettere la pentola sul fuoco. Il gesto semplice di sempre, compiuto quasi senza guardare. Le dita che afferrano dolcemente la rotella di alluminio ed il successivo ruotare della stessa in senso orario. Lo scatto, poi la regolazione del volume e l’attendersi una voce che racconta una qualche notizia oppure le note di una canzone. Ed invece, quel giorno, il nulla. Un paio di tentativi ancora, il controllo che la spina fosse inserita ed infine l’incredulità: la storica radio Siemens era morta. Se ne andò così in quella fredda sera d’inverno. Senza produrre alcun fruscio, senza un sibilo od un gracchiare. Aveva all’incirca mezzo secolo la vecchia radio. Nei suoi primi anni di vita tenne compagnia a quella nonna di “Cence” che per poco non ho conosciuto, poi, un giorno di fine settembre di metà anni ’70, salì sulla 127 color del cielo per accasarsi nella nuova cucina di Belluno. Dove sarebbe rimasta fino al triste giorno in cui terminò la sua vita terrena. Nei momenti dello sconcerto per quanto appena accaduto vi fu il tempo di pensare alle mattine della mia infanzia: al suono limpido che usciva dal suo altoparlante, ai pulsanti che ogni tanto schiacciavo a caso, ed era strano sentire uscire solamente un fruscio oppure un inquietante “uuuuuuuhhhhh”. Erano le misteriose “onde lunghe e corte”. Che chissà a cosa servivano se non si sentiva nulla. Poi schiacciavo “FM” e tutto ritornava normale. C’era sempre Radio 2 3131 che mamma ascoltava mentre faceva i mestieri. Non ci capivo niente, ma era interessante ascoltare opinionisti che sapevano parlare l’italiano. E leggevo con curiosità i nomi delle città incisi sul vetrino: Belgrado, Berlino, Helsinki. E Lussemburgo. Fu lei a raccontarmi in quella fredda mattina di gennaio del ’91 che era iniziata la Guerra del Golfo. Saddam Hussein, i Tornado, Bellini e Cocciolone; e nel frattempo sono trascorsi trent’anni da quegli avvenimenti. Come fu ancora lei, in quel travagliato 1978, a comunicare la morte improvvisa di Papa Albino Luciani. Anche allora era la fine di settembre; e mamma pianse. E poi la compagnia durante i pranzi e le cene e le emozioni in certe domeniche pomeriggio d’inverno, quando l’orecchio era teso nel seguire “Tutto il calcio Minuto per Minuto” e l’occhio era impegnato a scrutare le caselle della schedina del Totocalcio. Ed anche un “12” sarebbe stata cosa gradita, ma era molto difficile che questo piccolo miracolo accadesse. Poi, in un altra fredda serata invernale, ma questa volta era dicembre, la Siemens collocata sopra il frigorifero era sintonizzata su RadioPiù: era la storica sera di quasi Natale del ’92, quando l’Alleghe Hockey vinse contro il Bolzano aggiudicandosi l’Alpenliga in quel di Villach. I suoi semplici circuiti dettero corpo ad un sogno incredibile, forse assurdo eppure vero. Quasi trenta inverni sono trascorsi da quella magica sera, fino a giungere al momento dell’ inaspettato commiato: aleggiava una cappa di tristezza mista a vapore che usciva dalla pentola in quel freddo tardo pomeriggio di gennaio: la vecchia radio Siemens si era congedata per sempre senza un lamento. Da quella quasi sera d’inverno non avrebbe più raccontato i fatti del mondo, non avrebbe più trasmesso noiosissimi dibattiti politici e nemmeno lo stacchetto con il canto dell’uccellino RAI. Come sempre accade, ci si accorge di chi non c’è quando improvvisamente manca. E durante quella cena, la vecchia radio partita dall’agordino seppe mancare. Il giorno successivo venne subito sostituita perché senza radio non si può e non si deve stare. Un nuovo apparecchio radiofonico super-tecnologico prese il suo posto sopra il pensile della cucina. Ricco di prese USB e collegabile a qualunque cosa esista in natura. Che se durerà cinque anni sarà già un gran risultato. La vecchia Siemens, invece, riposa al sicuro in una scatola che non finirà mai all’ecocentro. Troppa vita ha raccontato la vecchia radio per essere scordata o, ancor peggio, gettata in un rugginoso cassone di ferro a far compagnia ad anonimi PC e televisori ancora funzionanti ma resi vetusti dal progresso. Rimarrà per sempre a riposare nella sua scatola e, forse, qualche volta uscirà per raccontare in silenzio quegli anni che non ritorneranno più.
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