PENSIERI DI MONTAGNA
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C’è stato un tempo in cui il mio andare in montagna era salire in auto e partire di buon’ora, salire una cima, scenderla e poi ritornare a casa. Era bello, c’era soddisfazione, ma sentivo che non era tutto. Era quasi come se quel raggiungere vette e valicare forcelle fosse solamente un collezionare una quota, un aggiungere all’elenco riportato su un quaderno il nome di un’altra montagna da raccontare il lunedì ai colleghi, perché a quel tempo i social non erano ancora in voga come oggi e le foto rimanevano solamente nell’hard disk del PC. Sentivo che la montagna non poteva essere soltanto un conoscere altitudini, numeri dei sentieri e dislivelli; passavano gli anni e questo modo di andare mi appariva sempre più come uno sterile esercizio fisico fine a se stesso. A volte avevo l’impressione di essere una sorta di turista in escursione a casa mia; guardavo senza vedere, camminavo in fretta senza cercare. C’ero nato e ci stavo vivendo ai piedi di queste splendide montagne, ma mi sembrava di non viverle appieno. Poi con il tempo ho capito; era il mio vissuto a bussare, era quell’esperienza di intere estati e fine settimana vissuti di fronte e sotto il Pelsa, a farmi finalmente osservare con occhi nuovi questo mondo che era il mio mondo. No, non poteva essere solamente salire una cima o scrivere una frase o un nome e una data sul libro di un rifugio. No, la montagna era soprattutto quel modo di vivere che mi avevano fatto conoscere quelli che c’erano prima; la montagna era sì le cime dove ogni tanto salire per diletto, ma era soprattutto i paesi, le frazioni sparse, i tabià sempre più vuoti, i prati che si stavano trasformando in bosco e i dialetti che nel corso degli anni vedevano scomparire troppi vocaboli. La montagna erano i torrenti, il cui perenne scorrere crea la musica dolce che accompagna le notti, ma è pure il rombo imponente dell’acqua che intimorisce durante le brentane autunnali. La montagna è i lunghi e silenziosi inverni, con le stufe a legna roventi, perché lassù il metano non è ancora arrivato, e le “pile de legne”, costruite perfettamente a piombo, che a primavera languono. La montagna è la neve da spalare la mattina al buio per poter uscire di casa, è il disseppellire la macchina che serve per andare a lavorare, perché nelle frazioni alte e non solo, i mezzi pubblici non possono arrivare; è anche l’unica strada chiusa causa incendio, che costringe a tragitti raddoppiati per raggiungere la scuola o il luogo di lavoro. Il mio vissuto mi stava facendo notare che la montagna non è soltanto il giorno di sole, perfetto per andare a camminare e se piove o minaccia di piovere si resta a casa o si va al centro commerciale; è anche e soprattutto i giorni di pioggia e silenzi, le giornate che passano lente; e solitamente queste sono le classiche giornate delle cosiddette “stagioni morte”; che poi in montagna, per chi la vive stabilmente, non esiste la “stagione morta”, perché da fare ce n’è sempre, in quanto ogni stagione è figlia della precedente e madre della successiva e occorre il “saper fare” che hanno insegnato i vecchi; anche se oggi c’è lo spaccalegna e il “manarin” lo si usa meno di un tempo. La montagna è la sua gente che ancora la abita e la presidia nonostante le fatiche e i sacrifici economici. Perché vivere in montagna è costoso; il privilegio di ammirare la parete nord del Civetta o l’imponente sagoma del Pelmo richiede un prezzo anche salato da pagare. Andare in montagna senza almeno immaginare di viverla, è un andare a metà; è soltanto un conoscere nomi di vette e vallate che diventano utili soltanto come didascalia in calce alla foto da pubblicare su Instagram. È importante il chiedersi il perché quella cima si chiama così o l’origine di quel cognome particolare. È utile ragionare sul perché le travi dei tabià sono in legno di larice e perché gli orti sono recintati con palizzate alte tre metri. Questa nel tempo è diventata la “mia” montagna; stava lì nascosta dietro i miei vent’anni, poi, anno dopo anno, stagione dopo stagione, si è svelata e si sta tuttora svelando, insegnandomi ogni giorno qualcosa di nuovo e bello…Magiche Dolomiti!!
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