VAL FIORENTINA
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Caprile è incrocio di valli, di strade e di acque, che d’inverno gode di un sole centellinato. Una sorta di Cencenighe un po’ più a nord, che però può vantare una visuale maestosa sulla parete nord del Civetta. È a “Ciaorì” che il mio vagare, talvolta casuale, lungo la Val Cordevole, deve prendere necessariamente una direzione precisa. Di rado la vettura punta verso la Regina vestita di neve, più spesso, invece, insiste lungo la Strada Madre, inerpicandosi lungo le rampe che conducono a passo Falzarego. Ma nella maggior parte dei casi, l’automobile non raggiunge nemmeno il centro di Caprile; svolta poco prima di imboccare il ponte che attraversa il torrente Fiorentina per poi, poche centinaia di metri più avanti, infilarsi nella breve galleria “Marzeluch”. Poco più di cinque tortuosi chilometri per raggiungere la verdeggiante valle dominata dal Pelmo, dove si può davvero tentare di dare forma a quell’entita immateriale chiamata Paradiso. L’inesperto viaggiatore non può certo immaginare i prodigiosi paesaggi che gli si apriranno di fronte appena varcata la soglia di quel mondo che porta il nome sereno e gentile di Val Fiorentina. Non lo può immaginare, dicevo, appena imboccata la severa Strada Provinciale n° 20 che ha inizio al bivio di Caprile. Il premio della grande bellezza esige il percorrere l’ardita strada racchiusa fra verticali pareti di roccia. Richiede il superare le tre gallerie forate a colpi di martellone e poi rinforzate a suon di complicate chiodature alla metà degli anni ’80. Giunti all’Aiva si comincia ad emergere dal fondo della valle scavata dalle cristalline acque del torrente omonimo. Si sale con pendenze decise lungo i tornanti oggetto di recenti ed importanti lavori che rendono molto più agevole il transito per raggiungere in breve la valle delle meraviglie. La bella chiesa di San Lorenzo saluta il nostro approdare a Selva di Cadore. Ed è a questo punto, se non si ha una precisa mèta da seguire, che il dilemma si palesa deciso: in quale paradiso recarci? Forse è meglio svoltare a destra percorrendo la strada che conduce a Passo Staulanza? Ovviamente sostando a Santa Fosca per ammirare l’antica chiesa che guarda la valle e poi, un po’ più avanti, a Pescul, dove si può ascoltare la gentile musica d’acqua suonata dalla “brenta” di Pescul. Se si sceglie di svoltare a sinistra, invece, esiste pure la possibilità di inerpicarsi lungo i tornanti che portano a passo Giau, inno assoluto alla grandiosità del Creato, dove le Dolomiti donano tutte se stesse, sfoggiando panorami capaci di aprire il più insensibile e chiuso dei cuori. Non è semplice scegliere dove recarsi quando ogni possibile destinazione è in grado di regalare suggestioni che sembrano voler primeggiare nella scala del bello. Volgendo lo sguardo nella direzione in cui il sole alla sera tramonta dopo aver accarezzato la cima del Migogn, si prova quasi fatale l’attrazione che induce a raggiungere quell’incanto posto su un promontorio di inaudita bellezza e che porta il nome di Colle Santa Lucia; lì, dove la chiesa domina la valle divenendone caratteristico sfondo, lì dove le scure croci in ferro battuto esprimono una severa serenità nel silenzio del camposanto ove anche la morte può ammirare il Pelmo. Tacciono le tombe che guardano la Val Fiorentina; vecchie fotografie raffigurano visi di persone nate e vissute dove i camini alla sera iniziano a fumare a metà settembre, e che ora vivono l’Eterno Riposo nella quiete della valle. Quassù, dove i prati e le rocce sfiorano il cielo, esistono luoghi dove anche la morte è più leggera. Se l’arrivo in Val Fiorentina ha destato stupore, il congedarsi regala un ultimo sussultare dell’anima. Una serie di curve separa il centro di “Col” dalla località Belvedere; ed è in questo punto dove, dopo aver accostato la vettura, che ci si può affacciare su un baratro che desta meraviglia e vertigine. Laggiù in basso, alla foce del Fiorentina, si trova la porta d’entrata di questo viaggio che ora sta volgendo al termine. La nord del Civetta ora è trionfo che si ammira di fronte, il lago di Alleghe è smeraldo che impreziosisce la valle. Poi, pochi minuti più tardi, dopo aver percorso il movimentato tratto in discesa, la S.P. 251 va terminare il suo tormentato sviluppo; ed è in questo punto che la Val Fiorentina diviene ricordo e si fa vibrante il desiderio di ritornare.
Magiche Dolomiti!!
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