SETTIMANA 26
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L’ultima settimana di giugno era iniziata lavorando in previsione del prossimo autunno. Cavalletto e motosega che cantava in quel caldo lunedì mattina della settimana ventisei dell’anno 2022. Un lavorare tranquillo e poi, poco prima delle undici, un attimo di pausa e uno sguardo distratto allo smartphone. Subito una notizia che aveva iniziato a girare da poco; “lè mort Del Vecchio”. Un momento di smarrimento, poi uno scorrere attentamente le varie notizie che iniziavano a susseguirsi. La netta sensazione di essere dentro ad un evento che sarebbe rimasto nella storia, non solo dell’Agordino. Una cappa di malinconia si andava posando sulle valli agordine, e nel pomeriggio, l’argomento delle consuete chiacchiere con i vicini, era inevitabilmente inerente a ciò che era accaduto al mattino. Si parlava del passato, di quanto la fabbrica blu avesse avuto un ruolo fondamentale nei destini delle genti agordine; si parlava del presente e soprattutto del futuro. Ci ponevamo domande riguardanti il destino della fabbrica, formulavamo ipotesi, ricordavamo lo spessore umano e imprenditoriale di chi era appena ritornato alla Casa del Padre. Due giorni più tardi sarebbe stata giornata di festa ad Agordo, con la Messa solenne e la tradizionale Sagra de San Piero. In quel pomeriggio del ventinove giugno, appena dopo pranzo, ho fatto un giro nel paese dalla chiesa con i due campanili. Nuvole umide e grigie stazionavano nel cielo sopra Agordo. Afa da tagliare con il coltello, qualche sprazzo di sole e i ritocchi della campana della chiesa di Santa Maria Nascente. C’erano le bancarelle e un rispettoso silenzio. Giravano le giostre, ma senza essere accompagnate dalla consueta musica. Eppure c’era gente, ma c’era il silenzio, lo stesso che si vive in occasione dei funerali. Camminavo e nel frattempo ascoltavo i discorsi delle persone; ed era parlare in dialetto di un solo argomento. Percepivo l’affetto di una comunità intera, lo stesso di quando muore un caro amico o un parente che si è amato. Era un parlare sottovoce, discreto; un parlare giusto in un silenzio giusto. Al parcheggio di Tamonich erano in tanti ad imboccare la discesa che porta al Palaluxottica; una processione continua, e anche qui un conversare sommesso, carico di rispetto. Guardavo le persone, ascoltavo il loro “descore”, e in quei momenti ritrovavo lo spirito della mia gente; quello stesso spirito che ha contribuito a rendere grande quella fabbrica blu aldilà del Cordevole, che in quei giorni era listata a lutto. Quella notte il Cavaliere riposò cullato dal canto del Cordevole e vegliato dall’Agner, dalle Pale di San Lucano e dal Framont; ed era nei pensieri della sua gente. Il giorno successivo i solenni funerali, che ho ascoltato in diretta radio mentre ritornavo da un giro in montagna. Guidavo con calma scendendo lungo i tornanti del Falzarego; ascoltando le note dell’organo e le voci commosse che provenivano dal PalaLuxottica, percepivo il dolore composto della gente agordina ed ero sicuro che quei giorni sarebbero rimasti per sempre nella memoria di tutti. Nel tardo pomeriggio ecco il fermarsi sotto la chiesa di Cencenighe di un furgone rosso carico di fiori; grandi mazzi di rose bianche provenienti dal PalaLuxottica avrebbero impreziosito la chiesa di Sant’Antonio Abate. Un bellissimo dono che andava a chiudere giorni memorabili e dolorosi per la comunità bellunese. Si andava così chiudendo la settimana 26 dell’anno 2022, quella a cavallo fra giugno e luglio. Giorni di caldo potente e tristezza, e non lo sapevamo ancora cosa ci avrebbe riservato l’ultimo di quei sette giorni d’estate. La settimana 26 terminò com’era iniziata, ovvero con un altro grave lutto che ha scosso il popolo della montagna e non solo. Ero in escursione quella domenica, quando ho visto l’elicottero giallo del SUEM scavalcare la parete sud della Marmolada. E fu ancora sconcerto e domande senza risposta; e poi commozione e silenzio, e pensieri per quelle Anime rimaste lassù, dove le rocce e la neve sfiorano il cielo.
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