SETTIMANA 27
AUDIO
LA VOCE DEL BIOIS
È alla sera tardi, quando i normali rumori del vivere si affievoliscono, che il Biois si prende la scena. Nel silenzio di Cencenighe di notte talvolta illuminato dalla luna che passeggia fra le cime, risalta la sua voce d’acqua fredda e potente. Un parlare perpetuo quello del torrente, come perenne è pure il suono della campana grande che scandisce le ore alle stelle; acqua e bronzo che rendono vive quelle mie notti agordine. È il mio fedele compagno di tante notti il Biois; d’inverno, quando la gelida corrente scorre facendosi strada fra i sassi ricoperti di neve, e poi d’estate, quando, in certe nottate in cui i fulmini illuminano a giorno le montagne, si innervosisce improvvisamente e inizia a ringhiare e, talvolta, a “menà fora sas”. Attimi inquieti che, per fortuna, solitamente durano il tempo di qualche ora. In quei frangenti è acqua marrone, pesante e rabbiosa, che ritorna limpida solo per qualche istante appena, ovvero quando, entrando in paese, salta con forza dalle briglie. E ulula e schizza e canta una nota grave da basso profondo che, ascoltata nel buio della notte, inquieta e incute timore a chi non conosce l’anima di questo torrente agordino. È torrente maschio, vivo e virile, grintoso, per nulla incline a delicatezze ruffiane. È acqua invecchiata quella che, dopo aver attraversato il centro di Cencenighe, va ad unirsi a quella più gentile del Cordevole. Eppure anche lei ha vissuto il tempo spensierato della gioventù; io la conosco quell’acqua incerta, fresca di nascita, limpida e saltellante. L’ho trovata lassù, un giorno d’inizio estate, mentre mi apprestavo a valicare il passo San Pellegrino. Ho accostato l’auto e sono sceso a cercarla, e l’ho scovata a bordo strada. Appena nata, scorreva fra i prati ricoperti di fiori freschi, ed era acqua gentile e pura. Cantava con voce chiara di bambino, e sembrava impossibile che già nei pressi di Falcade, sarebbe stata già acqua adulta, capace di allietare le notti d’estate e di mostrare muscoli forti a novembre. Appena quindici chilometri di tumultuoso e severo scorrere; forse è il suo letto tormentato e sassoso che ne forgia così velocemente il carattere. Quindici chilometri, buoni per caricarsi di storie da raccontare a me, che di notte lo ascolto nei suoi ultimi metri di percorso. Le sue notti sono le mie notti, e se capita di svegliarmi quando la luna è ancora padrona del cielo, lui c’è sempre. Con la sua voce profonda e saggia, che narra la sua valle e la sua storia. Che racconta l’andare infinito delle stagioni, dei temporali estivi che lo ingrossano e del disgelo che a primavera rende scure le sue acque. È la voce del Biois, che accompagna le mie notti vissute in compagnia del suo eterno scorrere e sogno di quando, invece, sono lontano e il mio è un dormire carico di troppi silenzi. È musica d’acqua di torrente, è canto di vita; è la voce che racconta i miei paesi e le mie montagne…Magiche Dolomiti!!