SEDICI AGOSTO
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Il giro di boa del mese di agosto vede l’affacciarsi di un tempo nuovo. Il lento spegnersi dei barbecue ferragostani sancisce l’inizio del discendere dal culmine dell’estate. Il sedici agosto è sempre un giorno diverso; è a San Rocco che lassù iniziano ad abbassarsi le persiane e a chiudersi gli scuri. È il tempo del continuo rumoreggiare d’auto che sale dalla Val Cordevole, ed è uno sfumare verso sud del serpente di automobili cariche di valigie e pensieri. Poi alla sera cala il primo grande silenzio d’agosto; tace la valle, già in penombra al suonare potente della campana che annuncia l’Ave Maria a chi è rimasto. Pochi uomini, che assieme alle montagne, si apprestano a vivere quell’interregno di due stagioni che si contendono la scena. Il giovane autunno scalpita all’orizzonte, ma per ora può palesarsi solamente all’accendersi delle stelle. Di giorno è ancora estate che si mostra talvolta vigorosa, ma in realtà è solo apparenza; è l’estremo tentare di rimanere, di non tramutarsi troppo presto in ricordo. Ma le lancette dell’orologio corrono e le ombre si allungano ogni giorno di più. Albe uggiose e fresche sono a volte preludio di ciò che sarà poco più tardi; l’autunno, con la sua esuberanza giovanile, annuncia il suo arrivo imbiancando le cime più alte con la prima neve. È un bianco effimero quello che brilla lassù per una giornata appena; è neve inesperta, che si scioglierà appena le nubi avranno intrapreso altre strade andando a coprire altri cieli. L’estate, nel frattempo, osserva in silenzio l’operato del suo successore; ormai ha la consapevolezza della fine che, inesorabile, giungerà ben prima di quel ventuno settembre. È stagione stanca e rassegnata, desiderosa di lasciare spazio a chi verrà dopo. Le stagioni, al loro terzo mese, mostrano le rughe e parlano con la saggezza dei vecchi; hanno dentro il vissuto dei boschi, degli uomini e delle montagne. Poi quel tempo strano iniziato il giorno di San Rocco, lentamente ma inesorabilmente va a perdere la sua incertezza. Accadrà dopo un paio di giorni di pioggia e di nuvole che coprono le montagne; quando ritornerà il sereno non ci sarà più l’estate. Sarà fumare di camini alla sera e vociare di bambini nei cortili delle scuole. Saranno le classiche considerazioni sulla “staion pi avanti e pi indrio” mentre gli occhi cercheranno il primo mutare del “Bosk dal Forn”. Arriverà a breve quel tempo del primo fuoco davvero necessario e della campana che alle venti suonerà nel buio. A quel punto l’estate sarà ormai ricordo quasi sbiadito; e sarà, ancora una volta, davvero autunno.
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