LA CAMPANA
AUDIO
Il suono della campana grande che annuncia le sette della sera ha dentro la malinconia del partire. Si raccattano i vestiti, si chiude il borsone e lo si carica in macchina insieme allo zaino e alla borsa con le scarpe. Si spegne il boiler, si guardano morire le braci nella stufa. Poi si spegne la TV, si chiude il gas e si abbassano le levette della corrente. L’ultima camminata ascoltando il Biois e il Cordevole e poi si parte in direzione Belluno mentre gli otto rintocchi a martello accompagnano il mio andare. La “campana granda” accompagna momenti, rievoca ricordi e quando si anima slancia sempre verso sud; un solo colpo a vuoto e poi inizia ad elargire i suoi potenti settantanove rintocchi. Un gran lavoro il suo, tre suonate solitarie al giorno dal lunedì al sabato, più quelle in compagnia delle sorelle più piccole alla domenica e alle feste comandate. Chissà quanti milioni di rintocchi ha suonato da quel Ferragosto del 1965, quando per la prima volta si è esibita di fronte alla cittadinanza di Cencenighe; da quasi sessant’anni è la voce di questo paese che è incrocio di valli e di venti e di strade e di acque, e per trecentosessantadue giorni all’anno è lei ad annunciare albe mezzogiorni e sere imminenti. Per tre giorni, invece, si ammutolisce perché è quasi Pasqua, ed è in quel tempo sospeso che pare di abitare in un altro paese. Si può ascoltare la sua nota di Fa solamente al battere a martello delle ore e delle mezze ore, poi il nulla; e si sente che manca qualche cosa quando, ad esempio, il sole si trova sulla verticale dello Spiz de Medodì e tutto tace. Sono silenzi che fanno rumore, che richiamano la severità del Venerdì Santo; poi, alla mezzanotte del sabato, ritorna a farsi sentire con la sua voce possente. È potente la “campana granda”, non possiede il suono che sa d’autunno della “seconda” che le sta a fianco, e nemmeno la mestizia della Dolorosa che suona quel Si Bemolle che strazia l’anima. La Conciliare sta in silenzio in occasione dei funerali, il suo compito è scandire i momenti della giornata e il tempo musicale alle altre campane quando c’è l’occasione di una suonata a festa. D’estate, quando in piazza regna il rumore del traffico ed il vociare dei turisti, il suo improvviso prendere vita dopo i dodici rintocchi del mezzogiorno stupisce chi non è abituato al suo suono che, in quel paio di minuti, riesce a sovrastare il canto dei motori e le voci delle persone. Sono in tanti a guardare in alto verso il campanile, sorpresi da quella gioiosa prepotenza che la rende protagonista in quei momenti di sole e confusione. Eppure la “campana granda” possiede un’anima gentile, che si mostra soprattutto nelle sere d’autunno inoltrato. È al tempo dei larici colorati d’oro che la Conciliare suona i Vespri alle sette della sera; a quell’ora che chiama fuoco nelle stufe è già buio da un po’, in paese regna il silenzio e i settantanove rintocchi appaiono delicati nell’annunciare la sera che si va trasformando in notte. Poi, quando la luce della luna sta accarezzando le montagne, la sua voce si fa discreta scandendo con grazia il tempo di quelle mie notti vissute accanto al Biois.
*******