LE LUCI DI ALLEGHE
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Era sera di acqua che muoveva appena, di aria di quasi settembre e nuvole rosse che attendevano l’arrivo del buio veleggiando pigre sopra la cima mozzata del Col di Lana. Era sera che lentamente diventava notte, erano luci che si specchiavano sulle tranquille acque del lago. Camminavo lentamente lungo la strada che costeggia lo specchio d’acqua nel quale si riflette il Civetta respirando quella stessa aria di allora, di quando ero a San Tomaso e, appena venuto buio, uscivo ad ammirare le luci di Alleghe. È bello stare lì in silenzio ad immaginare l’atmosfera magica del lago di sera; da casa dei nonni, per uno strano gioco di prospettive non posso vedere il lago di Alleghe, però dopo il calare del buio posso ammirare le luci del paese adagiato sulla sua sponda sinistra. Nelle notti senza luna le montagne spariscono inghiottite da un buio solenne, e a mitigare quell’oscurità carica degli inquietanti versi della civetta, ci pensano quelle luci tremule che brillano a nord. Mi piace ammirare quel chiarore lontano che sfida l’oscurità, e chissà quanti sono quei puntini luminosi che salgono lungo il costone del Fertazza. Mentre passeggiavo lungo la strada che costeggia il lago ascoltavo il lento muovere dell’acqua; c’era un tepore di estate che iniziava a sfumare e sagome bianche dei cigni che parevano scivolare senza sforzo sulla superficie che rifletteva una misteriosa mezzaluna. Mentre camminavo, ricordavo quei tempi ormai lontani di quando ero bambino e a volte fantasticavo pensando agli edifici sommersi dalle acque del Cordevole che, nel gennaio del 1771, furono sbarrate dalle rocce scese con violenza dal Monte Piz. E chissà se era vero che sul fondo c’era pure il vecchio campanile e che a volte si sentivano suonare le antiche campane; questa storia del sentire suonare le campane mi metteva pure un po’ di paura e quando di rado capitava di passare per Alleghe, scrutavo sempre il lago cercando di immaginare dove potesse essere questo campanile fantasma. Leggende che si intrecciano con la storia che affascinavano quel bambino che poi, una volta diventato grande, ha continuato ad amare questo specchio d’acqua e questo paese adagiato sulla sua sponda sinistra. È lago che in ogni stagione offre suggestioni diverse; d’estate, ad esempio, visto dalle cime circostanti appare come un puro smeraldo incastonato fra le montagne che si innalzano ripide dalle sue rive. A novembre, invece, in certe sere di nebbia umida e pioviggine leggera, il suo mormorare lieve tiene compagnia; sono serate di quiete d’autunno inoltrato e di larici ormai sfioriti, di gocce di pioggia che disegnano cerchi concentrici sulla sua superficie che di lì a qualche settimana diverrà levigata lastra di ghiaccio silente. D’inverno, dopo l’arrivo della prima neve, il lago diventa candida spianata che di notte riflette con mille bagliori il misterioso chiarore della luna e le allegre e colorate luminarie di Natale. È in quei giorni di freddo tagliente, quando la luce stanca del sole lambisce appena il paese rivierasco, che il lago tace. Farà sentire la sua voce a fine inverno quando il gelo mollerà la presa ed il ghiaccio inizierà a crepare producendo un rumore che affascina e inquieta. È in quel tempo incerto di primavera sussurrata che la natura inizia il suo risveglio ed il lago ritorna ad essere lago; ed è allora che le luci di Alleghe ritornano a brillare tranquille in quel cielo d’acqua di primo disgelo che custodisce e racconta storie e leggende di queste mie valli.
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