IL CORDEVOLE
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Il torrente che vorrebbe essere fiume nasce sui magri prati del valico più alto delle Dolomiti. La sorgente del Cordevole si trova lassù, quasi al culmine del Passo Pordoi; è acqua limpida e fredda che a giugno scorre fra i rododendri e che subito si getta in ripida discesa, fiancheggiando i trentatrè tornanti della Strada delle Dolomiti. Ad Arabba, quell’acqua che cantava lungo i prati con voce bambina, è acqua già adulta che prende a scorrere rapida lungo lo stretto fondovalle. Ornella Davedino e Sottinghiazza da una parte, Corte Brenta e Fodom dall’altra, ascoltano una musica perpetua cantata laggiù, fra le pietre dello stretto alveo che si snoda alle pendici del Col di Lana. Poi il percorso si rinserra e l’acqua giunge nella profonda gola che sessant’anni fa si sarebbe dovuta tramutare in lago artificiale. Nel punto più stretto, l’acqua incontra la diga fantasma di Digonera e la scavalca formando un’alta cascata. Pare quasi che abbia fretta di lasciare quello spettro di calcestruzzo che avrebbe dovuto fermare il suo perenne scorrere lungo la valle, sembra voglia fuggire da quell’orrido che incute soggezione. A Caprile, poco fuori della gola, nuove acque si uniscono al Cordevole rinvigorendo la sua portata. Pettorina e Fiorentina escono dalle omonime valli ponendo termine al loro tormentato percorso e regalando nuovo vigore al torrente che vorrebbe essere fiume. Circa quattro chilometri di scorrere tranquillo lambendo la chiesa di Santa Maria delle Grazie e poi ecco che quelle acque talvolta tumultuose si tramutano in più pacifiche acque lacustri. Qui, nel lago che è specchio dove il Civetta si rimira, il Cordevole riposa prima di biforcarsi in due diversi destini. Una parte dell’acqua continuerà il suo naturale scendere lungo la valle, l’altra parte, invece, si ritroverà a percorrere la lunga e buia galleria dell’ ENEL scavata nel ventre del Pelsa, ritrovando la luce nel piccolo lago di Cencenighe. È in questo punto che il Cordevole riceve le spesso irose e marroni acque del Biois accogliendole come farebbe un saggio fratello maggiore. Ora il percorso del torrente si fa più angusto e l’acqua rumoreggia fra i massi ciclopici che si trovano nella stretta di Mezcanal e poi, superato Taibon, l’alveo si allarga dopo aver ricevuto le acque del Tegnas. Ancora una gola da superare, quella più stretta e suggestiva dell’intero percorso; nella silente e selvaggia stretta dei Castei le pareti di roccia sembrano quasi sfiorarsi e qui l’acqua canta insieme al vento formando una melodia perfetta. Da La Muda in poi il Cordevole assume le sembianze di vero fiume occupando due terzi della valle. È alveo ampio, è distesa di ghiaia, è acqua che talvolta vira verso la Strada Madre ingoiandone qualche breve tratto. Qui, dove le acque entrano nella Valbelluna, il torrente assume davvero le sembianze di un vero e proprio fiume che divide i comuni di Sedico e Sospirolo. Ormai, dopo aver percorso settantanove chilometri, il suo scorrere è giunto quasi al capolinea; appena il tempo di farsi ammirare dagli automobilisti e dai passeggeri dei treni che transitano sopra il lungo ponte di Bribano e poi arriva l’ora del congedo. Le Sacre acque del Piave attendono quelle del torrente che vorrebbe essere fiume proprio lì, dove un tempo terminavano i binari di quella Ferrovia Agordina che per una trentina di chilometri affiancava il suo perpetuo scorrere.
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