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MARTEDI’ POMERIGGIO
AUDIO
Alla metà degli anni ’80, l’ora di catechismo del martedì andava a spezzare la routine di quei lunghi pomeriggi vissuti svolgendo i compiti, giocando in cortile e guardando i cartoni animati. Il pranzo dell’una e un quarto era consumato in velocità e poi via a piedi, in direzione del centro della piccola città, per sfruttare ogni minuto di quei corti pomeriggi autunnali. La luce stanca del sole novembrino faticava a filtrare fra gli alti condomini e non riusciva a scalfire la brina presente sull’asfalto di via Lazzarini. Dietro il severo palazzo dell’I.N.A.M. la stretta via si presentava in versione palaghiaccio ed era bello prendere la rincorsa e poi scivolare per qualche metro sull’asfalto gelato. Poi era correre sul marciapiede ricoperto dalle ultime foglie gialle dei tigli fino a raggiungere la chiesa con annesso piccolo oratorio, situata lì dove inizia il porfido del centro storico. Il grande cancello e il parcheggio, metà asfaltato e metà sterrato, che in quel martedì pomeriggio si trasformava per poco più di mezz’ora in campo di calcio. Eravamo tanti bambini, e c’era spazio per tutti durante quelle agguerritissime brevi partite giocate sotto gli occhi dei due parroci e delle maestre di catechismo. Era bello confrontarsi con bambini provenienti da altre zone della città e, dopo una giocata o una parata riuscita bene, arrivava quasi sempre la domanda “…ma tu giochi in qualche squadra?…” che riempiva d’orgoglio e rendeva felici noi piccoli calciatori. C’era sempre un educato baccano e quel tempo compreso fra le quattordici e le quindici era scandito dall’arrivo dei bambini accompagnati in auto dai genitori. Quando il piazzale era pieno la partita era ormai agli sgoccioli e le maestre iniziavano a chiamarci per salire nelle piccole aule dove avrebbero tenuto l’ora di lezione. Il loro era un attendere paziente l’ultimo goal, quello della vittoria definitiva, e poi avrebbero varcato insieme a noi la porta d’entrata del grande palazzo prima di iniziare la semplice lezione di catechismo. Erano argomenti semplici quelli trattati durante quell’ora che passava veloce; parabole che insegnavano i buoni sentimenti, la condivisione e l’altruismo, e il tutto veniva svolto in un clima vivace e soprattutto sereno. A volte, soprattutto durante l’anno che prevedeva la Comunione, qualche lezione di catechismo era impartita direttamente dal Parroco nel grande salone sotterraneo. L’austero arredamento in legno scuro, le poltrone rosse da sala conferenze, la voce pacata e ferma del sacerdote che esprimeva concetti articolati che invitavano alla riflessione, tutto ciò invitava al silenzio e al pensiero. Nel grande salone sotterraneo non c’era mai chiasso, solamente una serena e sana compostezza e qualche spiritosa battuta del prete al momento dei saluti. Alle sedici terminava la lezione e c’era ancora il tempo per una breve e frenetica partita a calcio balilla, alla quale spesso si univa anche il Parroco più giovane. Un quarto d’ora, venti minuti al massimo e nel cortile ritornava il silenzio rotto solamente dal rumore di auto e autobus che correvano aldilà del cancello. Il ritorno a casa avveniva a passo più lento mentre iniziava un altro tramonto d’autunno inoltrato. Il sole scompariva all’orizzonte, si accendevano i lampioni mentre l’asfalto iniziava a ricoprirsi di nuova brina. Poi i compiti, un esercizio di grammatica e un problema di aritmetica da risolvere, i telefilm e i cartoni animati e l’ispettore Derrick all’ora di cena. I vetri appannati della cucina, il sapore del minestrone fumante e fuori il calare di un’altra fredda notte di quasi inverno.
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