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IL MESE DI MEZZO
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Giugno sapeva entrare con discrezione nella valle pronta ad accogliere l’estate e i turisti. Il mese di mezzo, quello più desiderato da ragazzi e bambini, sanciva la fine dell’anno scolastico e, per molti, la partenza verso i luoghi della sognata villeggiatura. Quelli immediatamente successivi alla fine della scuola erano giorni carichi di una gioiosa frenesia. Era il tempo del primo arrivare dei villeggianti che, intorno alla metà di giugno, rendevano vivi i paesi di montagna ormai immersi nell’allegro clima estivo. Di giorno in giorno il traffico aumentava e nel secondo fine settimana di giugno si registravano i primi ingorghi nella piazza del paese situato all’incrocio delle due valli agordine. Erano i giorni del grande esodo, lo affermava pure la televisione all’interno dei telegiornali che mostravano colonne infinite di auto ferme ai caselli autostradali; una parte di quelle vetture cariche di bagagli si sarebbe diretta verso le coste, altre, invece, avrebbero percorso le tortuose strade che correvano lungo le valli dolomitiche fino a raggiungere campeggi, alberghi e seconde case. Dal terrazzo che guarda la piazza di Cencenighe vedevo nascere quelle gioiose estati di montagna, ed era interessante trascorrere del tempo ad osservare quelle auto, così stipate di valigie e bambini, che faticavano non poco quando la strada iniziava a salire. Era soprattutto al sabato mattina che si assisteva all’arrivo di turisti e persone che ritornavano al proprio paese per un periodo di vacanza. La piazza intasata di auto, profumo di benzina super e brusio delle ventole accese che tentavano disperatamente di raffreddare motori stanchi dal lungo viaggiare, era odore di frizioni affaticate e mariti nervosi che attendevano mogli sparite all’interno di qualche negozio situato lungo strada. Era l’approdare di qualcuno all’agognata méta, erano gli abbracci con i parenti che li avevano attesi al parcheggio, erano i portapacchi carichi e il sudore che scendeva lungo quei visi che ancora mostravano un pallore cittadino. Era il tempo dei ragazzi che riscoprivano il paese e ritrovavano gli amici dell’estate, era il tempo delle madri che arieggiavano le case e riassettavano quelle stanze chiuse da tanti mesi. Ed era pure il tempo di alcuni padri che ripartivano la domenica sera in direzione della calda pianura; sarebbero ritornati al paese forse il sabato successivo oppure ad inizio agosto, quando arrivava anche per loro il tempo delle agognate ferie estive. Il mese di mezzo proponeva le più lunghe sere dell’anno, sere che in montagna erano gentili, buone per passeggiare ascoltando lo scorrere calmo delle acque dei torrenti e per ammirare l’accendersi delle stelle in quel cielo racchiuso fra le cime ormai quasi libere dalla neve. Poi quel tempo di giugno profumato di fieno scivolava verso il culmine della breve estate montana; in quota sfiorivano i rododendri e luglio, il mese principe dell’estate era già pronto a dispensare a uomini e natura quel caldo potente che lassù, all’incrocio delle valli e dei venti, durava il tempo di un respiro.
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