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RITORNO A VALLE IMPERINA
AUDIO
Com’era cambiata la valle rispetto a quel giorno di maggio di tre anni fa in cui mi ero inoltrato lungo la strada sterrata che conduce nel cuore di Valle Imperina. In quel pomeriggio di leggera pioviggine non c’era nessuno ad ascoltare il canto d’acqua del torrente che scorre fra le pietre color ruggine. A quel tempo la vegetazione sembrava voler ingoiare quel luogo di fatiche e storia, la strada era stanca, un ponte era malmesso e l’atmosfera, complice il grigiore che avvolgeva la valle in quel giorno umido, era malinconica. Tre anni più tardi, invece, c’era uno sprazzo di sole e un bel gruppo di persone pronte ad iniziare il percorso che le avrebbe condotte nel cuore della valle. Io ero lì, insieme a loro, a vivere finalmente un momento importante che attendevo da lungo tempo. Ero bambino quando durante il perenne peregrinare lungo la Strada Madre, giunti all’altezza delle Miniere mi incollavo al finestrino per ammirare quel villaggio fantasma situato aldilà del Cordevole. Avevo vissuto gli ultimi anni dell’oblio calato su quegli edifici che anno dopo anno si disfacevano sempre più, poi avevo seguito la rinascita e infine i nuovi silenzi che erano scesi su questo antico villaggio di minatori. Ora quei silenzi erano scemati e per me era giunto il tempo di aggiungere un ulteriore tassello a questa storia che mi lega a questo luogo storico. Circa venti minuti di cammino mi separavano dall’ingresso della galleria Santa Barbara, venti minuti trascorsi camminando in leggera salita fino a raggiungere il portale di questo antico accesso alla miniera. Dopo avere indossato la mantellina e il caschetto ecco il varcare la soglia della galleria; pietre incastrate ad arte che hanno resistito ai secoli permettono di percorrere i primi metri, poi è nuda roccia scura illuminata dalle lampade elettriche. Un mondo umido sul cui fondo scorre un rigagnolo d’acqua, un mondo antico che trasuda fatica. Qualche goccia d’acqua che scende lungo le pareti, le voci amplificate e poi la scala di pietra che ci riporta all’esterno. Ho pensato all’uscita dei minatori dopo lunghe ore di lavoro, ho immaginato i loro occhi che faticavano ad affrontare la luce del sole, il loro momentaneo sollievo provato nell’attimo in cui abbandonavano momentaneamente quel luogo di fatica e pericoli. Poi un altro tratto di strada sterrata fino a raggiungere il Pozzo Capitale. Una scala in ferro ci conduce qualche metro sotto il piano stradale e ci permette di entrare nella galleria Fusinella. Incute soggezione questa galleria dalla cui volta scende parecchia acqua. È stretta ma non molto lunga, e a circa metà percorso una breve deviazione ci permette di visitare il Pozzo Capitale. È un affacciarsi su di un baratro oscuro che attrae e spaventa allo stesso tempo. Sul fondo si intravede dell’acqua e questa visione inquieta e induce a riflettere in merito alla vita vissuta da quegli uomini coraggiosi che si calavano nelle viscere di questa terra agordina. Pochi minuti dopo aver guadagnato l’uscita mi ritrovo a attraversare il torrente Imperina fino a raggiungere l’ingresso della galleria Magni, la più recente, quella che conduce al Pozzo Donegani. Si cammina bene lungo l’ampia galleria rivestita in cemento, e in breve raggiungo il grande antro in cui erano presenti gli ascensori. In questo tempio consacrato alla fatica si può notare come la roccia, apparentemente immobile sia in realtà viva, e ciò è testimoniato dalle massicce putrelle in ferro posate a rinforzo della volta che si mostrano piegate da una forza immane che impressiona. Ritornati al villaggio, un’ultima importante sosta per visitare i Forni Fusori situati all’interno di un edificio carico di storia, custode di memorie che inducono a riflessioni accompagnate dal canto del torrente che scorre nei pressi. Mentre mi apprestavo a lasciare le Miniere osservavo quelle possenti mura tirate sù con sapienza e fatica e pensavo a quelle vite consumate in galleria, e in quegli attimi mi sono venute in mente le parole di uno struggente canto di montagna dedicato ai minatori;
“…Oh Santa Barbara
prega pei minatori
sempre in periglio
della lor vita…”
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