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IL CASTELLO DI ANDRAZ
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L’antico maniero è situato alle pendici del Col di Lana, al centro del grande vallone che scende dal Passo Falzarego. Poggiato sul possente masso erratico, oggi sorveglia le case della frazione Castello, località che fa parte del comune di Livinallongo e ubicata ad oltre 1700 metri di quota. Lassù, dove il bosco inizia a farsi più rado, la sua sagoma austera evoca suggestioni antiche e racconta storie di miniere confini vescovi e guerre. Da bambino, quando accadeva di salire lungo la strada che conduce al Falzarego, attendevo sempre il momento dell’apparire fra i larici dell’antico castello. Superato Cernadoi lo sguardo volgeva attento verso sinistra mentre la corriera, che ci avrebbe condotti in gita a Merano o Bressanone, arrancava lentamente lungo la strada che sale fra il Col di Lana e il monte Pore. Dopo aver superato alcuni tornanti e imboccato un breve rettilineo, finalmente riuscivo ad intravedere fra i larici la severa sagoma dell’antico maniero. Osservavo le possenti mura che si slanciano verso il cielo, ammiravo le piccole finestre dalle quali, tanto tempo prima, spaziavano gli sguardi attenti di quegli uomini intenti a scovare eventuali movimenti sospetti di altri uomini. Nel frattempo, mentre la corriera risaliva lentamente il passo, fiorivano fantasie medievali di balestre e improbabili catapulte, di ponti levatoi e torce che avrebbero illuminato le lunghe notti trascorse a fare la guardia camminando avanti e indietro sulla sommità delle mura merlate. E poi pagliericci sui quali riposare qualche ora e fuochi che riscaldavano corpi infreddoliti e pietanze e chissà, forse anche armature in ferro e spade utili a fronteggiare un nemico che desiderava attentare i confini. Chissà quegli uomini di vedetta come vivevano quelle eterne e gelide notti d’inverno di tanti secoli fa, quali erano i loro pensieri mentre tentavano di proteggersi dal freddo, mentre cercavano con lo sguardo un nemico che chissà se sarebbe mai giunto nei pressi del castello. Nei lunghi giorni di quiete avrebbero vissuto gli imponenti silenzi della montagna e visto scivolare via le estati che lassù, a quasi 1800 metri di quota, durano il tempo di un respiro. Poi, durante il mese di ottobre, avrebbero ammirato i larici durante il loro vestirsi d’oro e osservato la prima neve d’autunno imbiancare le robuste mura del possente castello. Suggestioni, fantasie di un bambino che per pochi istanti osservava quella inconsueta e imponente struttura che ben si integra con il paesaggio d’alta montagna. Bastioni e larici, allegra acqua di disgelo che a primavera lambisce le millenarie mura. E poi sguardi ammirati delle tante persone che oggi desiderano immergersi in quell’atmosfera antica che il castello offre ai moderni viandanti montani. Antiche mura cariche di storia narrano vite e fatti che si perdono nei tempo e una terribile guerra combattuta poco più di un secolo fa sulle montagne circostanti; antiche mura silenti che narrano importanti storie di uomini e montagne.
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