NEVE D’OTTOBRE
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Lo senti che quella pioggia che bagna la Strada Madre è pioggia diversa. Ha un suono differente da quella pesante di primavera. Produce un canto più leggero, quasi discreto sotto le ruote dell’auto in corsa. Ed anche le nuvole non sono quelle di pioggia primaverile o di temporale estivo; sono nubi di un grigio chiaro, a tratti quasi bianche. E non muovono, rimangono immobili a mezza costa. E tu le sai riconoscere quelle nuvole, ne conosci la loro anima e sei quasi certo di cosa accadrà nei pressi di Listolade. Supererai la curva a destra dopo le case, passerai il ponte ed entrerai in galleria. Lo sfondo grigio lascerà spazio per un minuto e mezzo alla luce arancione delle lampade a mercurio. Ed in quel minuto e mezzo penserai a cosa ti aspetterà a Mèzcanal. Lo sai bene cosa accadrà, eppure hai voglia ancora una volta di vivere il tutto con lo stupore che segue una bella sorpresa. La galleria sta per terminare, pochi metri prima di rientrare in quel grigio chiaro accendi i tergicristalli. Eccola apparire sul vetro. È la prima neve d’autunno. Quella che non si attacca all’asfalto, che scende pesante e veloce e subito diventa acqua. Guardi in alto sui costoni che scendono da Cima Pape e tenti di capire dove si trova esattamente il confine fra l’autunno e l’inverno. Un leggero squarcio fra le nuvole indica che quel confine si trova appena sotto Pradesora. E lo senti quel brivido in corpo, quello che ti fa accendere un pò il riscaldamento della macchina. È il brivido della neve di un giorno d’ottobre che sa d’inverno. Te lo rammentano i camini che fumano nella luce dell’alba, con il primo fumo bianco che sale deciso fino a perdersi nel grigiore del cielo. Scorre così l’intera giornata, con i boschi che non possono mostrare il loro abito nuovo. Soltanto dopo il sopraggiungere del buio le nubi decidono di lasciare la valle. Un vento freddo che fa scricchiolare le costole le fa migrare verso luoghi lontani e si presenta una limpida notte di freddo e stelle. Al mattino ecco la “brosa”. Ancora camini fumanti e lassù, poco sopra il paese, si presenta ufficialmente l’inverno. Buongiorno Pelsa, Buongiorno Civetta. Buongiorno Spiz de Medodì. Si mostrano al nascere del giorno scintillanti di neve nuova. Un bianco perfetto si staglia sopra i boschi che vanno trasformandosi in vivace tavolozza di colori autunnali. Non c’è ancora l’oro dei larici e nemmeno il rosso dei “fagher”. È ancora un pò indietro la stagione, eppure lassù, dove i costoni si trasformano in verticali pareti di roccia, la stagione dei colori ha lasciato spazio a quella dei silenzi. Appaiono stupite le grandi montagne già vestite di perfetto bianco. Poi un altro pomeriggio va trasformandosi in sera. E si accende uno spettacolo di rara e delicata bellezza. Un miscuglio di colori che racconta di un tempo sospeso in cui un pomeriggio d’autunno va tramutandosi in sera di quasi inverno. È ora di tornare, un ultimo sguardo verso la Grande Montagna mentre un vento freddo ti fa chiudere il piumino. Appena salito in macchina ancora quel brivido di neve. Poi fari accesi ed ancora un viaggio sulla Strada Madre…Magiche Dolomiti!!