LA STELLA DEL PELSA
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Pareva stanco quel sole di novembre. Quasi svogliato, voglioso di andare a riposare dietro alla cima di Pape. Ed ogni pomeriggio quell’ombra saliva lungo i boschi del Pelsa sempre un pò in anticipo rispetto ai giorni precedenti. Erano le misteriose case di Ghisel ad inoltrarsi per prime nella penombra della quasi notte. Poi, circa un quarto d’ora dopo, toccava a quelle di Colaz. La grande casa, posta in alto sopra il villaggio, era un enigma: bianca e solitaria risaltava fra gli alberi colorati d’autunno. La guardavo entrare nell’ombra mentre i prati e l’asfalto della Provinciale iniziavano a luccicare di brina. Era l’ora del pomeriggio che si tramutava in sera. Le lunghe creste della grande montagna erano ancora illuminate dal Sole. Rimanevano così per qualche minuto, quasi a voler salutare un altro giorno della stagione dei colori, poi anch’esse si ritiravano nel lungo sonno di una notte di novembre. Ora anche i tetti delle poche case brillavano di “brosa” ed i camini fumavano più decisi. Una leggera crosta di ghiaccio iniziava a formarsi sulla superficie dell’acqua ferma nelle due vasche della “brenta su in te stradon” ed era l’ora di rientrare in casa. Un caldo tepore mi accoglieva, con gli allegri schioppietii della legna di larice che bruciava nella cucina economica marchiata “Centa”. E poi l’imponente calore sprigionato dal “fornel” che intiepidiva le perline della “stua”. Mi affacciavo alla finestra della cucina e aldilà del vetro ormai non si scorgeva più nulla. Non c’erano più i tre “sosiner” ed i due larici all’entrata dell’orto. Si notava appena la sagoma del tabià, il resto era oscurità profonda. Tutto il paesaggio che potevo ammirare fino a mezz’ora prima era stato ingoiato dal buio della nuova sera appena arrivata. Attendevo qualche minuto ed ecco accendersi una luce a mezza costa aldilà della valle: era la Stella del Pelsa. Il mistero della grande casa bianca si rinnovava anche di notte. Era suo quel lume che sembrava indicare la rotta a notturni naviganti montani. Immobile e malinconica stella che brillava nel silenzio di una notte di quasi inverno. Poi era profumo “de menestron” che cuoceva nella pentola blu e voci lontane che arrivavano dalla TV in bianco e nero. Il parlare dei nonni ed il caldo del fornel. E aldilà dei vetri, scintillare di “brosa” e la fioca luce della Stella del Pelsa…Magiche Dolomiti!!