AUTUNNO ’83
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Esistono momenti di vita riposti ai margini estremi della memoria. Che vorresti focalizzare ma appaiono sbiaditi, quasi sospesi in un sogno che invece era realtà. Poi, forse evocati dall’aria dolce d’inizio autunno, riemergono da u n tempo lontano presentandosi limpidi come quei cieli agordini d’ottobre. Se chiudo gli occhi mi ritrovo nel salottino a Cencenighe alla metà del mese dei colori. Ho sei anni ed ancora non c’è il divano. C’è il letto con la trapunta e una coperta rosa e lucida, il pavimento in “breghe” di larice ed un comò anni ’30. Aldilà dei vetri è già scesa la sera ed il lampione sospeso sopra la strada che porta verso Canale ondeggia leggermente. Emana una luce fredda e chiara che entra discreta in casa. Sono vestito pesante, con la dolcevita rossa ed il maglione blu. Le gambe infilate sotto le coperte e il gioco dei chiodini colorati fra le mani. Un pò gioco con i chiodini ed un pò sfoglio un catalogo della Provincia dove ci sono i segnali stradali. Mi piacciono un sacco le fiaccole a gasolio per segnalare i cantieri stradali ed il segnale del passaggio a livello. La Phonola in bianco e nero, quella con il trasformatore grigio con la luce rossa, è accesa e sussurra un telefilm sconosciuto. Mamma è in cucina, ha la permanente e sta iniziando a preparare la cena. Rumore di pentole, leggera umidità e la cucina economica che divora legna di larice. Cigolio della pórtella della cucina economica e sciabolare di fari che salgono verso la Val del Biois. Sopra il comò il piccolo modellino dell’Alfetta. È bianca ed un pò scrostata come qualche macchina parcheggiata in piazza. Esco dalle coperte per prenderla. È di freddo metallo ed una ruota gira male. La rimetto sul comò ricoperto dalla sottile lastra di marmo verde e ritorno sotto la coperta a giocare con i chiodini. Per qualche minuto il sussurrare della televisione ed il mormorare del Biois sono sovrastati dai potenti rintocchi della seconda campana. La Patronale sparge la sua nota di SOL fra le case del paese ormai immerso in una fredda sera. Poi ritorna il silenzio ed arriva papà. Sento aprirsi la porta bianca con i vetri zigrinati ed ascolto l’appendere del giaccone sull’attaccapanni. Entra e saluta con gli occhiali appannati di condensa. Fa due parole con la mamma mentre sfoglio il catalogo dei segnali. Mezz’ora e ceniamo sotto al lampadario cilindrico anni ’70 color bianco panna con la riga rossa. Finita la cena ritorno di corsa sotto la trapunta. Papà si siede sul letto a guardare il telegiornale mentre mamma sparecchia. La campana grande suona le otto, papà si prepara per uscire e mamma riempie la boule di ferro con l’acqua scaldata sulla piastra della cucina economica. Prima di andare a letto sintonizza la Phonola su RAI 1 e mi dice di guardare Marcellino pane e vino. Lei si ritira in camera ed io ligio al dovere guardo attentamente il film. Il lampione sospeso sopra la strada si muove spinto dal vento freddo della sera, il Crocifisso parla con Marcellino ed io sono solo ed ho un pò di paura. Mi infilo al caldo sotto le coperte mentre gli occhi pian piano si chiudono. In breve la realtà lascia spazio ai sogni di una fredda sera agordina d’inizio autunno…Magiche Dolomiti!!