FATA ANIMA
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Ottobre era iniziato com’era finito settembre. Furono giorni di tempo splendido, con i boschi che giorno dopo giorno prendevano i colori dell’autunno. Paolo salì sul Monte ogni sabato ed ogni domenica di quel mese. Si sentiva un po’ l’umile custode del regno del Bosco Incantato. Un luogo di pace, dove nel tempo era sorto un piccolo ma grazioso castello. Era stata pure rimessa a nuovo la fontana dell’Acqua Fatata ed era apparso il Tavolo Magico, da dove la vista poteva spaziare quasi all’infinito. Il Bosco Incantato offriva meravigliose suggestioni in quei giorni limpidi. Il possente bramito dei cervi, lo sgargiante colore delle Amanite Muscarie. E poi i larici che diventavano d’oro ed i faggi con le foglie rosse e crepitanti. Il 21 di ottobre fu il giorno perfetto. Paolo stette un pomeriggio intero sdraiato sul Tavolo Magico ad ammirare il cielo blu. E sperava che quel sogno non finisse mai. Lo disse pure a voce alta mentre a malincuore si apprestava a scendere da quel paradiso. Ma tutto era forse troppo bello per durare. Tre giorni dopo il Monte vide fiamme e fumo salire dalle Pale di San Lucano. E quella nube nera era un oscuro presagio di tristi eventi. A fine settimana arrivò l’acqua a spegnere le ultime fiamme, ma non c’era nulla da festeggiare. Il Monte guardava il Biois gonfiarsi a vista d’occhio di acqua marrone. Ascoltava nell’oscurità della notte il suo rombo cupo. Paolo non salì nel Bosco Incantato quella domenica. Un terribile sortilegio aleggiava su quelle montagne. Arrivò lunedì 29 ottobre. La Strega Vaia scatenò la sua terrificante furia. Acqua e vento lasciarono incredulità e sgomento fra le genti di quelle vallate. Paolo, dalla Città Splendente, sentì il richiamo del Bosco Incantato. Appena potè salì sul Monte. Era la sera di Halloween, la sera degli Spiriti. E gli Spiriti del bosco lo fecero passare tranquillo fra quegli alberi schiantati. Lo guidarono in quell’ambiente pauroso. Raggiunse il Castello e ringraziò gli Spiriti per averlo protetto deviando quel “pez” che l’ha sfiorato. Seguirono giorni tristi e confusi. Paolo continuò a salire sul Monte in quei giorni di novembre. Anche sotto la pioggia. Un giorno, ed era la domenica di San Martino, il Bosco Incantato lo cacciò in preda al dolore. Paolo capì e non si offese. Ritornò in punta di piedi per tutte le domeniche successive. Ma i suoi occhi guardavano solo gli alberi caduti. Non riusciva a cogliere i regali che qualcuno gli stava facendo ogni volta che saliva lassù. Doni semplici e preziosi. Come la vista di un animale oppure di un cielo limpido di quasi inverno. Arrivarono pure amicizie nuove e belle in quei giorni strani. Poi arrivò l’inverno. Scese la neve ed il monte si chiuse in un freddo silenzio. Paolo saliva al Castello anche in quei corti pomeriggi di gelo, ritrovando ogni volta un po’ di ottimismo. La primavera giunse tardiva. Si sciolse la bianca coperta ed i larici si colorarono con il verde delle nuove gemme ed i faggi fecero spuntare nuove e scintillanti foglie. Anche la poiana Beatrice ricominciò a volteggiare nello spicchio di cielo sopra il Castello. C’era aria di nuova vita nel Bosco Incantato. Paolo non capiva da dove arrivassero tutte queste meraviglie. Ogni domenica c’era un regalo che lo aspettava. Poi arrivò un venerdì di luglio e finalmente l’autore di questi prodigi decise di svelarsi agli occhi di chi, quel Castello l’aveva ideato ed a quelli di chi l’aveva costruito. Apparve sul sentiero che porta al Tavolo Magico. Era la Fata Anima. Una Fata di legno di “pez”dai lunghi capelli. Paolo ritornò da solo a trovarla due giorni dopo. La sentiva come una presenza amica e preziosa. E, quella domenica, la misteriosa Donna dai lunghi capelli gli fece l’ennesimo regalo: i tuoni erano ancora lontani e Paolo era di fronte a lei. Ad un certo punto la Fata gli disse: vai, scendi al Castello che fra due minuti inizierà il diluvio. Paolo guardò il cielo, ma c’era ancora il sole. Però ascoltò le parole della Fata. Scese, e mentre apriva la porta si scatenò un fortissimo temporale. Tuoni esplodevano come bombe nel cielo diventato improvvisamente nero ed una pioggia torrenziale picchiava sul tetto. Paolo non prese nemmeno una goccia di quella pioggia. A temporale finito risalì il breve sentiero per salutare Fata Anima. La ringraziò e scese dal monte a metà pomeriggio. Con la nuova e preziosa serenità che la Fata di legno gli aveva regalato…magiche Dolomiti!!!