LA CERTOSA DI VEDANA
AUDIO
Era dalla curva che porta fuori dall’abitato del Peron che la si poteva ammirare per pochi secondi. Così, mentre papà iniziava ad accelerare deciso perché in quel punto terminavano i malefici 50 km/h, io mi perdevo per qualche attimo a guardare l’enorme complesso monastico giallo circondato da alte mura che sorgeva aldilà del Cordevole. Era la Certosa di Vedana, il monastero che sorge alle pendici dello Spiz omonimo. Qualche volta chiedevo se all’interno c’era qualcuno che vi abitava: “…mah…no se sa ben…fin kalche an fa l’era i Frati Certosini…ades non savaria…Sai che de chi ani el luni si vedea in pasegiata là d’intorn…i caminea da soi col capucio su la testa…”. Si spingevano verso Mas oppure verso Sospirolo. E poi facevano ritorno nel silenzio del monastero fino al lunedì successivo. La Certosa nacque intorno al 1100 come ospizio per viandanti e pellegrini, e fu agli inizi del ‘400 che venne acquistata dai Certosini che la elessero a loro silenziosa dimora. Continuando la meritoria opera di assistenza a chi stava per inoltrarsi lungo la Via degli Ospizi che conduceva in agordino. Il monastero visse diverse vicissitudini. Addirittura verso la fine del 1700 divenne una fattoria privata. Ed è proprio in quel periodo che nella Certosa nacque Girolamo Segato. Quello studioso che diventò egittologo ed inventò il metodo di mineralizzazione dei cadaveri. Una sorta di imbalsamatore di inizio ‘800. Si portò il suo grande segreto nella tomba dove giace, ovvero a Firenze dove ebbe a trasferirsi. Sepolto nella prestigiosa Basilica di Santa Croce. Sulla sua lapide sta scritto “Qui giace disfatto Girolamo Segato, che vedrebbesi intero pietrificato, se l’arte sua non periva con lui. Fu gloria insolita dell’umana sapienza, esempio d’infelicità non insolito”. Poi il monastero ritornò di proprietà dei Certosini che lo abitarono fino al 1977. Non conoscevo nulla, allora, della storia di quell’edificio, ma intuivo che all’interno di quelle mura vi fossero interessanti storie e misteri. Tante furono le persone che, durante le due Guerre Mondiali, ebbero modo di sfamarsi un po’ in questo luogo di preghiera. Immagino che fosse un po’ come nel romanzo “Il nome della rosa” di Umberto Eco. Lo stanco arrivare alla porta dell’abbazia, il suonare la campana all’ingresso. Poi un piatto di minestra servito da un frate incappucciato ed un “sempre sia lodato”. Solo che non era nel Medioevo. Era nel secolo scorso. Poi diventai più grande e le prime gite in bicicletta al lago del Mis fecero sì che finalmente la Certosa la potessi ammirare da vicino. Erano belle gite alla scoperta di posti che allora non conoscevo. E la salita di Volpez era un buon gran premio della montagna con la bicicletta di allora. Che la prima volta che arrivai in fondo al lago dovetti scavalcare un boa uscito dalla porta posteriore di una Ritmo blu!! Passare di fronte alla Certosa era un qualcosa di mistico. C’era sempre un gran silenzio e la campana della chiesa che si trova all’interno aveva un bellissimo suono argentino. Certamente era un luogo che trasmetteva pace e raccoglimento, come lo è tutt’ora. Una domenica di giugno di quindici anni fa salìì sullo Spiz Vedana, il monte che sovrasta il complesso monastico. Nelle pause in cui mi toglievo di dosso le zecche ebbi modo di sbirciare al suo interno dall’alto. Esprime una serena severità mista a pace e rispetto. Il monastero rimase disabitato per diversi anni finchè nel 1998 arrivarono le Monache ad abitarlo fino al 2014. Oggi vi dimorano le Monache “adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento”. Che sono in clausura come noi in questi giorni con la differenza che esse pregano il Santissimo 24 ore su 24. Ed in questi giorni abbiamo un gran bisogno delle loro preghiere. Ancora oggi i 50 km/h terminano alla curva del Peron. Solamente che non si può più salire sparati lungo la 203 come quando ero bambino. E, come allora, quando arrivo alla fatidica curva, lancio sempre un’ occhiata verso la Certosa colorata di giallo. Immobile ed apparentemente incurante del tempo che passa. Custode del gran silenzio che aleggia sulla zona delle Masiere. Un silenzio carico di storia.
[17:17, 29/3/2020] mirkomezzacasa: ottimo paolo