STORIE DI VITA: LA PATENTE
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La città di Belluno, quel giorno dell’antivigilia di Natale del 1995, si svegliò ricoperta da una trentina di centimetri di neve. Una bella nevicata che peraltro continuò insistente fino al pomeriggio, così a fine evento i centimetri furono quasi cinquanta. Belluno era immersa in un’atmosfera magica ed io dovevo fare l’esame pratico della patente. Arrivai alla scuola guida di Via Cavour un pò dubbioso sul da farsi. Chissà, forse avrebbero rimandato tutto, o forse no, ma se si fosse svolto di certo sarebbe stato un esame un pò “sui generis”. Trovai il mitico Franco, la Punto giallo limone e una decina di visi perplessi. Franco invece era tranquillo. La perplessità si tramutò ben presto in terrore quando Franco annunciò solennemente l’identità dell’esaminatore. Che per l’occasione era una esaminatrice, tale signora Maria, a cui occorreva aggiungere il rassicurante appellativo di “la sanguinaria”. Terribili leggende urbane aleggiavano nel mondo delle autoscuole: bocciature senza appello per un’incertezza durante il cambio delle marce. Oppure una manovra senza guardare il fatidico specchietto. Cose così, apparentemente futili, ma intanto la sognata patente rimaneva nelle sue mani. E, forse, sarebbe stata conquistata il mese successivo. Forse. Pochi minuti dopo “la sanguinaria” arrivò in autoscuola accolta da un gelido silenzio. Qualcuno nel frattempo, pensando alla potente nevicata in corso ed alla “sanguinaria”, preferì abdicare rimandando l’esame a tempi migliori. E per un momento pensai che forse sarebbe stata la decisione più saggia vista la situazione in corso. Svolsi l’esame per secondo, salendo al volante della Punto giallo limone nel piazzale della pizzeria di Marisiga, al margine sud della piccola città. Mi sedetti al volante e, cercando di mascherare la tensione, misi in scena la manfrina della regolazione sedile/ specchietti e poi diedi vita alla Punto giallo fastidio. Un comando perentorio giunse dal sedile posteriore: “Esca dal piazzale e percorra Viale Europa”. Uscii con cautela dal piazzale, feci un prima-seconda-terza e poi basta marce che non era il caso. Nevicava a dirotto, Franco era una sfinge e la “sanguinaria” leggeva il Corriere della Sera. A 30 km/h il rettilineo non finiva più, però ero relativamente tranquillo perché Franco, prima di partire, mi aveva confidato che “oggi niente parcheggi”. Non sono mai stato un mago dei parcheggi ed ero felice di quel “niente parcheggi” causa nevicata in corso. Dopo circa tre minuti, intravidi nella tormenta il semaforo della Cerva, dove oggi c’è una rotatoria. Era verde e mi venne quasi da bestemmiare. Mentre mi avvicinavo guardando spesso gli specchietti a caso perché faceva “serietà”, pregavo che rimanesse verde oppure venisse rosso subito. Ed invece non accadeva nulla. A pochi metri dall’incrocio ecco il maledetto semaforo che giocava il suo perfido scherzo: divenne giallo come la Punto giallo limone. Fu questione di un attimo: se frenavo, come da prassi, con la neve che c’era in strada mi sarei fermato in mezzo all’incrocio. Così decisi di giocarmi il tutto per tutto ed accelerai deciso per sgombrare il crocevia. Un rivolo di sudore mi percorse la schiena. Attendevo rassegnato il “accosti l’esame è finito torni il mese prossimo”. Ed invece, da dietro il Corriere della Sera, la voce severa della “Sanguinaria si fece viva con un severo “…se era asciutto la bocciavo, ma vista la situazione ha intrapreso un’azione corretta. Alla fine del ponte svolti a sinistra…”. Ci si dava educatamente del “lei”, e risposi con un fantozziano “la ringrazio”. Mancava solo il “come è umana lei”. A Cavarzano, in zona Casa di Riposo Maria Gaggia Lante, inversione di marcia. La temibile inversione ad “U” da compiere alla perfezione. Per un attimo immaginai di farla con un colpo di freno a mano, che più o meno avevo un pò idea di come fare, ma era decisamente meglio evitare. Dodicimilaseicentoquaratadue sguardi agli specchietti, manovre compiute con finta scioltezza e Franco seduto di fianco impassibile e silenzioso. Non toccò mai i pedali dei doppi comandi il mitico Franco. Giunti di fronte al cimitero di Cusighe da dietro il giornale arrivò un perentorio “…accosti e si metta in sosta nella piazzola…”. Ecco, è finita pensai. Niente patente a Natale. Tirai il freno a mano e rimasi impalato con la prima inserita e la frizione premuta. La “sanguinaria” si alterò non poco e con voce grave disse “…le ho detto di mettersi in sosta…”. Franco mi guardò e menomale che riuscii a capire. Spensi tutto, tirai ancor di più il freno a mano e, se l’avessi avuto a portata di mano, avrei pure messo un cuneo sotto le ruote. Dopo qualche secondo vidi la tanto agognata patente rosa e la penna per firmarla. “…firmi e buona giornata. Franco, avanti un’altro…”. Scesi felice ed un pò stordito dalla Punto giallo limone e salii di corsa sull’altra Punto che ci seguiva e feci un altro giro per una Belluno sempre più innevata. Giorgio mi disse “…bravo, oggi non era facile…”. Gli risposi che il mio terrore erano i parcheggi e che alla fine ero stato pure fortunato a trovare neve quella mattina di quasi Natale. Fu un bel regalo la patente rosa: mi attendeva la Panda 750 CL bianca come la neve che cadeva” a straze” con le gomme chiodate ed annessi esperimenti di guida sulla neve in un inverno che di neve ne vide un bel pò. E Maria “la sanguinaria”, alla fine, era una esaminatrice davvero in gamba. Precisa, gelida e puntigliosa ma che sapeva, da dietro il suo Corriere della Sera, capire alla perfezione le varie situazioni e giudicare in modo equo e giusto. Arrivò così la tanto desiderata patente quel 23 dicembre di venticinque anni fa. E fu un bellissimo Natale.