IL GIRO D’ITALIA A SAN TOMASO
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A Cencenighe il Giro d’Italia è di casa. Accade piuttosto spesso che la Corsa Rosa attraversi il paese situato fra il Biois ed il Cordevole. Accadde pure nell’edizione del 2007, e in quell’occasione, mentre osservavo i corridori fare rifornimento di panini e borracce nei pressi delle Cioipe, pensai che sarebbe stato bello un giorno vedere i concorrenti impegnati lungo la salita che porta a San Tomaso. Mai il Giro d’Italia era transitato a Celat. Passarono i mesi ed arrivò novembre, il mese in cui viene svelato il percorso dell’edizione successiva della corsa ciclistica. Seguii la presentazione in TV, curioso di sapere se il percorso avrebbe interessato per il secondo anno consecutivo la nostra provincia. Vennero elencate le varie tappe e la quindicesima era il classico “tappone” dolomitico, quello “dei passi”. Per la precisione si sarebbe trattato della Arabba-Passo Fedaia. Il conduttore affermò che quella probabilmente sarebbe stata la tappa decisiva per la classifica e poi aggiunse che nel percorso era stato inserito un inedito Gran Premio della Montagna: ovvero quello di San Tomaso. Feci quasi un salto sul divano appena udita la notizia e pensai che sarebbe stato un giorno memorabile per il “paese appartato” per eccellenza. Mi emozionò l’idea che il paese natale dei miei nonni materni, per un giorno, potesse mostrare in mondovisione le sue meraviglie paesaggistiche troppo poco conosciute. E poi la tappa si sarebbe corsa di sabato, il giorno perfetto per un evento di tale portata. Passarono i mesi ed arrivò finalmente il 25 maggio. Quella mattina partii di buon’ora da Belluno e lungo la 203 c’era traffico di auto e biciclette che salivano verso i passi dolomitici. RadioPiù era in fermento: andavano in onda informazioni continue, curiosità ed orari di chiusura strade e di passaggio dei ciclisti. Arrivato a Cencenighe decisi di percorrere in macchina la Provinciale che conduce a San Tomaso per scattare un pò di foto del “parecio” che gli abitanti avevano allestito per celebrare il grande evento. Tutti si erano prodigati con fervida fantasia per addobbare a festa il proprio paese. Lungo la strada che sale a Celat c’era il trionfo del colore rosa: centinaia di palloncini a decorare finestre balconi e reti dei giardini. E poi striscioni e bandiere ovunque, palchi improvvisati forniti di TV per seguire la corsa. Qualcuno preparava i barbecue e ci fu chi colorò la propria Apecar, ovviamente di colore rosa, esponendola poi nei pressi dello striscione del Gran Premio della Montagna di Celat. Scesi anche lungo la tecnica ed impegnativa discesa che porta ad Avoscan. E all’entrata del ponte di Sot Colarù, appeso alla parete rocciosa, il mitico striscione con scritto “frena”: la cui fotoi finì sui principali quotidiani nazionali. Dopo pranzo salimmo al tornante delle Martinazze per assistere al passaggio della Carovana Rosa. Mentre camminavo lungo la Provinciale pensai che il Giro d’Italia, oltre che una importante manifestazione sportiva, era davvero una festa nazional/popolare. Tutti erano in fermento: c’erano intere famiglie che da ore erano in attesa del grande evento. C’era atmosfera di festa lungo la strada solitamente silenziosa. È la grande magia del Giro, che unisce pubblico e corridori creando un’atmosfera carica di contagiosa allegria. All’una iniziò lo show della Carovana Rosa, uno spettacolo che sempre regala gioia e allegria. Sorrisi meravigliati dei bambini ed un pò di sana confusione di clacson e megafoni e colori sgargianti di auto e moto. Poi, all’incirca alle 14, il momento clou di quella memorabile giornata: ecco lo spuntare dei corridori all’uscita del tornante di Fontanelle. Un primo gruppetto di ciclisti salì velocemente, incitato a gran voce dal numeroso pubblico presente a bordo strada. Una manciata di secondi ed un gruppo più numeroso di corridori percorse in velocità il tornante delle Martinazze. Più staccato il gruppone, con i velocisti in fondo che salivano con meno impeto. Per tutti i concorrenti c’era un applauso, un incitamento. Uno spettacolo, quello del passaggio degli atleti, che dura pochi secondi ma che rimane per sempre nella memoria di chi c’era. È il fascino della Corsa Rosa, che è sì sport e agonismo, ma è pure partecipazione vera della gente che si assiepa sulle strade tifando e mettendo in moto la fantasia per festeggiare il passaggio dei corridori. Poi, dopo il transito delle ultime ammiraglie, il correre verso casa a Cencenighe per seguire il resto della tappa, che avrebbe vissuto il suo culmine agonistico lungo il terribile rettilineo che da Malga Ciapela sale fino a Capanna Bill. Fu una giornata memorabile, di festa e di sport quella vissuta lungo la strada che sale al paese che guarda il Civetta. Poi, verso sera, lo scendere lungo la 203 di camper auto e biciclette. E sul finire del giorno, lungo la strada che conduce al paese appartato, scese la pace di una calda sera di fine maggio…Magiche Dolomiti!!