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LA VIA DEGLI OSPIZI
“…si trova un castello mal conditionato…non si pol andar a cavallo; bisogna dismontar…” Così ebbe a scrivere tale Marin Sanudo il Giovane nel lontano 1483. Era giunto nella gola dei Castei dove, nel medioevo, mancava il ponte e pure la casa dei silenzi. Ma c’era il “Castello Gordino”. E chissà com’era la 203 Agordina medievale. Sicuramente non era asfaltata e non c’erano nemmeno gli autovelox. In realtà non c’era neanche la strada. C’era un sentiero; la “Via degli Ospizi”. In quei tempi remoti era via malagevole la Val Cordevole. Per agevolare i viandanti ed i pellegrini erano stati edificati ben tre ospizi fra Peron e Agordo. San Gottardo, Candaten e Agre. A Candaten ai giorni nostri la strada passa di fronte all’antico ospizio. Ma ai tempi di Marin Sanudo nella bella struttura in pietra non c’erano i Carabinieri Forestali. C’erano i monaci che accoglievano questi coraggiosi viandanti. Quando vado “in su” alla sera a volte me li immagino. Arrivare all’imbrunire a piedi oppure a dorso di mulo. Lentamente. Poi bussare alla porta ed essere accolti da monaci incappucciati. Poche parole in una lingua ormai pressoché perduta ed il sedersi su robuste panche di legno attendendo la frugale cena. Luci fioche di candele ed un pentolone sul fuoco. Rumore di mestoli e cucchiai di legno e piatti di terracotta. Poi l’adagiarsi sfiniti sui pagliericci pensando al cammino dell’indomani. Li attendeva una lunga notte cullati dal suono sommesso del Cordevole e dai canti gregoriani dei monaci che pregavano in piena notte. Poi il ricominciare il viaggio poco prima dell’alba. Con una leggera nebbia che si alzava dai prati e l’enorme sagoma del monte Coro che catturava lo sguardo. Chissà cosa pensavano quegli antichi viandanti, che pensieri avevano ammirando le montagne lungo la 203 medievale. Che le montagne ed il Cordevole erano come adesso, e mi piace pensare che i loro occhi vedevano ciò che vedo io quando vado “in su”. Chissà quali ricordi serbavano di quel difficoltoso cammino lungo la selvaggia val Cordevole. Marin Sanudo non aveva Facebook per postare le sue impressioni. Aveva un quaderno medievale ed una penna d’oca. E con questi semplici ed antichi mezzi ci ha lasciato una bella testimonianza del suo transitare alla porta d’ingresso delle Magiche Dolomiti!!