19 LUGLIO 1985
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Il giorno esatto dell’anniversario l’ho dovuto cercare su internet, ma ricordavo che questo disastro era accaduto intorno alla metà di luglio del 1985. Val di Stava, la tragedia dimenticata. Mi trovavo in vacanza dai nonni a San Tomaso quell’estate e ricordo bene quel giorno. Ero impegnatissimo a giocare sul mucchio di sabbia davanti a casa. Un gioco semplice e bello, un’idea geniale del nonno. Che a me piacevano i giochi semplici, e il nonno con un pò di “barele” di quella sabbia mi aveva reso felice. Ed anche in quella giornata costruivo strade e gallerie tentando di imitare quelle in costruzione in Val Fiorentina, un cantiere che papà seguiva in quegli anni e dove mi aveva portato con la 127 color del cielo ad ammirare quei lavori imponenti. Fu dopo pranzo che arrivarono le prime notizie dalla TV in bianco e nero. Ed arrivarono pure le prime drammatiche immagini. Rese ancora più tristi dal bianco e nero. Il cronista nominava concitatamente la Val di Fiemme. Ed io, che di geografia ero appassionato, avevo intuito che eravamo vicini. E mamma disse “le de là del Vales la Val de Fiemme…Madona Santa poareti…le n’altra ota come dal Vajont…” Stavo per compiere otto anni e del Vajont non ne sapevo niente. Però intuivo che era accaduto qualcosa di serio. Morirono in 268 nel disastro della Val di Stava, travolti da quella crudele colata di fango. Ai primi di settembre passammo per Tesero rientrando da Merano durante una delle gite “de la corriera”. Ci fermammo allo sbocco della Val di Stava. Ricordo la gran spianata di ghiaia e fango seccato dal sole. Sostammo poco, il tempo di un pensiero per quelle persone morte così tragicamente. Poi la corriera riprese la sua corsa verso Moena ed il Passo San Pellegrino. Arrivammo a San Tomaso che era quasi ora di cena. Non scordai mai più quella spianata di fango che mi era rimasta impressa più di Merano. Oggi è il 19 luglio. E sono passati trentacinque anni da una tragedia che non dimentico.