LA CENTRALE DI LA STANGA
“VIS-PRAECIPITIS-AQVAE
HVMANO-INGENIO-COA
CTA-LVX-VITAQVE-FIT”
AUDIO
Chissà che cosa avrebbe scritto il Marin Sanudo dopo essersi trovato di fronte a tale scritta ed a tale opera. Non lo sapremo mai purtroppo. Perché il Marin Sanudo bazzicò da queste parti circa cinquecento anni fa. Però sono convinto che sarebbe stato felice di ammirare il Leone Marciano, simbolo della sua Venezia, posto sul portale della galleria d’ingresso alla centrale idroelettrica di La Stanga. Se non fosse per i sezionatori elettrici posti dall’altra parte della 203, si potrebbe pensare all’ingresso di un mausoleo o di una sorta di sacrario. Ed invece è l’entrata di una centrale idroelettrica che venne costruita a cavallo degli anni ’30 e ’40 dalla SADE, la società veneziana che edificò tutte le dighe e le centrali presenti nel bellunese. La centrale di La Stanga fa parte del ramo chiamiamolo “Agordino”, ovvero quel complesso di dighe e centrali che sfruttano l’acqua del Cordevole e dei suoi affluenti. L’altro ramo è invece quello del Piave, con gli impianti cadorini che fanno capo alla grande centrale di Soverzene, da dove l’acqua prende la via del lago di Santa Croce e va ad alimentare le centrali di Fadalto. A La Stanga, invece, l’acqua che fa girare le due turbine arriva dal lago del Fedaia, da dove scende alla centrale di Saviner e poi corre in galleria ad alimentare le centrali di Cencenighe ed Agordo. Giunta a La Stanga, in base alle esigenze, prende la strada che la porta al lago del Mis correndo in una lunga galleria scavata nelle viscere dei Monti del Sole. Uno snodo importante, dunque, quello di La Stanga per questa preziosa acqua. Forse fu proprio per questa ragione che tale architetto Giuseppe Berti progettò una facciata così imponente. Cercavo sempre di leggere per intero quella scritta in latino posta sopra l’entrata della galleria. Ma non ci riuscivo mai, perche “el retifilo de la central” era buono per fare i sorpassi quando si andava “in su”. E la stessa cosa accadeva quando si veniva “in giù”. Avevo pochi secondi per tentare la lettura di quella frase che mi incuriosiva, ma arrivato alla parola “ingenio” il tempo era scaduto. Intuivo soltanto che all’interno della centrale c’era acqua che evidentemente precipitava da qualche parte fino a produrre energia elettrica. Ma La Stanga non è solo la sua centrale dall’imponente ingresso. E’ anche il villaggio dei dipendenti prima SADE e poi ENEL che, salendo verso Agordo, si trova prima del “retifilo de la central”. Un gruppo di case molto grandi com’era nello “stile SADE” di quei tempi. Edificarono perfino una chiesetta progettata dall’architetto ed alpinista armeno Gurekian, stabilitosi a Frassenè ed a cui fu cointitolato il Rifugio Scarpa/Gurekian posto ai piedi dell’Agner. La bella chiesetta è dedicata a Santa Barbara patrona dei minatori artiglieri e Vigili del Fuoco. L’avvento del progresso degli impianti della centrale fece sì che il villaggio fosse già abbandonato negli anni ’80. Guardavamo quelle case e quasi sempre affermavamo sicuri “vosto che sie chi che va abità in te che le case là”. Ed invece il tempo ci diede torto. Nel tempo il villaggio ENEL fu SADE si è ripopolato e quasi tutte le case sono abitate stabilmente. Una altro luogo affascinante e curioso che si può incontrare percorrendo la Strada Madre. La Stanga frazione di Sedico, con la sua centrale idroelettrica, il suo particolare villaggio, il bar “su la curva” e lo storico ed accogliente ristorante…Magiche Dolomiti!!