LONGARONE Di bostrico se ne è parlato a LongaroneFiere nell’ambito deflla 41^ Agrimont, edizione di sucesso. E’ andato infatti ijn scena il l convegno organizzato dall’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Belluno, coordinato dal dott. for. Orazio Andrich, dal titolo “Bostrico: a che punto siamo?”. E’ intervenuto l’Assessore Bottacin, che ha evidenziato come per Vaia la “Regione del Veneto abbia investito oltre 10 milioni di euro, sia come finanziamenti ai soggetti privati e pubblici per rimuovere gli alberi schiantati, sia con interventi diretti dei Servizi forestali regionali. Il problema è che la storia dice che quando accadono questi eventi inevitabilmente poi c’è il fenomeno del bostrico, che è non sempre arginabile, perché si riscontrano dei problemi di oggettiva difficoltà nel rimuovere gli alberi in alcune realtà. Basti pensare per esempio che gli esperti di valanghe ci hanno sconsigliato vivamente di rimuovere subito gli alberi abbattuti, perché fungono da paravalanghe naturali. Quindi non potevamo certo esporre la popolazione a questo tipo di rischi e gli albero sono rimasti a terra fintanto che non sono stati appaltati i lavori dei nuovi paravalanghe. Un luogo dove il bostrico riesce ad entrare in maniera assolutamente aggressiva e poi ad espandersi. Quindi il problema c’è, lo conosciamo. Abbiamo tentato in tutti i modi di arginarlo, e ci siamo riusciti solo parzialmente. Comunque continueremo in questa direzione”.
Il prof. Massimo Faccoli, docente di zoologia forestale all’Università di Padova, è intervenuto su “Cambiamenti climatici, peccete montane e bostrico tipografo: nuove emergenze fitosanitarie, strategie di contenimento e prospettive future”. Il bostrico viene definito come un parassita di debolezze, in condizioni sfavorevoli al bosco, ad esempio eventi eccezionali come ondate di calore, tempeste, siccità e defogliazioni, ed eventi graduali lenti ma progressivi come il cambiamento climatico e l’invecchiamento dei soprassuoli. Improvvise si innescano infestazioni che possono interessare anche piante sane. Queste sono tutte condizioni in cui il bostrico può infestare e riprodursi liberamente, basti pensare ai danni che possono essere causati dal cambiamento climatico a piante come l’Abete Rosso, amanti del freddo. Il futuro viene descritto in modo negativo: si prospettano nuove infestazioni in quanto il bostrico è un insetto favorito dalle temperature in continuo rialzo, senza contare il problema del conseguente aumento del fabbisogno idrico delle piante, le quali, in questo modo, si ritrovano più deboli e quindi più suscettibili all’insetto.
Il dottor Luca Canzan ha evidenziato come “il Bostrico, oltre all’innesco provocato dagli schianti della tempesta Vaia, è stato fortemente incentivato dalla frammentazione della proprietà privata e dallo stato di abbandono generale, nonché dalla mancanza di norme che tutelino il lavoro dei Sindaci e dei Soggetti Attuatori”. A prova di ciò Canzan cita e spiega la Legge di Bilancio e Previsione n° 234/2021. Proseguendo con delle considerazioni sull’esperienza diretta, arriva alla conclusione che non bastano linee guida e procedure autorizzative semplificate ed accelerate, ma occorre una pianificazione dall’alto degli interventi, sia di realizzazione delle strade silvo-pastorali che di recupero delle piante schiantate-bostricate.
Federico Correale Santacroce di Veneto Agricoltura si è focalizzato su due realtà: gli interventi nelle FDR di Pian Cansiglio (BL) e di Giazza (VR). In Pian Cansiglio la tempesta Vaia ha interessato buona parte della foresta con diversa gradazione di danno. L’infestazione si è palesata su piccoli nuclei e le piante colpite sono state abbattute e allontanate a cura delle stesse imprese già operanti sui lotti Vaia. A Giazza si sta applicando invece il metodo Push and Pull: vengono monitorate due aree in cui sono state inserite delle trappole a feromoni e a fine stagione dei repellenti. Durante le visite di controllo i valori sono al di sotto delle soglie usualmente considerate. “É, comunque, difficile trarre conclusioni sull’efficacia relativa del metodo push and pull impiegato, discriminando l’effetto dai fattori naturali che insistono sulla dinamica della popolazione di Ips tipographus”.
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