BELLUNO TREVISO Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento di Massimiliano Paglini segretario generale della Cisl Belluno Treviso.
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di Massimiliano Paglini
“La decisione di procedere alla chiusura dell’ultimo sito produttivo presente in Italia è inaccettabile: i dati forniti dalla proprietà che tendono a giustificare le scelte di abbandono non sono veritieri, perché la fabbrica, grazie al lavoro e ai sacrifici dei suoi operai, sta continuando a portare a casa risultati importanti, nonostante l’atteggiamento dei fondi d’investimento Anchorage Capital e CVC, proprietari del marchio che da più di un anno lavorano per chiudere il sito di Trichiana, l’azione speculativa della proprietà di Ideal Standard, che negli ultimi 15 anni ha portato in Italia alla chiusura delle fabbriche di Gozzano, Brescia, Orcenico e Roccasecca e che oggi vuole cancellare il sito di Trichiana, una storia industriale lunga un secolo, che s’intreccia con la crescita di una comunità e lo sviluppo di un territorio: ricordiamo che il marchio Ceramica Dolomite è stato creato a metà degli anni Sessanta grazie ai fondi statali stanziati dopo la tragedia del Vajont per sostenere l’economia del bellunese. I 500 lavoratori di Ideal Standard in questi anni hanno stretto i denti e compiuto degli sforzi per tenere aperta l’azienda, anche rinunciando a una parte dello stipendio per finanziare il rinnovamento delle linee di produzione. Grazie ai loro sacrifici la fabbrica si è dotata di impianti con tecnologie di avanguardia a partire dal forno di ultima generazione e la robotica, che ne fa un sito produttivo ad alto potenziale. Non è accettabile che oggi subiscano le conseguenze di scelte di fondi internazionali spregiudicati mossi sulla base di mere logiche speculative e di profitto senza alcuna responsabilità sociale e legame con il territorio. Lo stabilimento di Trichiana, nonostante la crisi che ha attraversato il mercato ceramico negli anni passati e la conseguente perdita di importanti quote di mercato, oggi ha potenzialità enormi, legate all’ammodernamento degli impianti sostenuto dagli stessi lavoratori, dalle competenze che ancora insistono all’interno della fabbrica, dalla possibilità del sito di produrre l’intera gamma per il bagno oltre ad un contesto geopolitico che tende a rivedere l’equilibrio delle catene del valore da una piena globalizzazione a un dislocamento su aree più contenute, causato dal costo dei noli e dalle incertezze causate dalla pandemia. È tempo che tutti gli attori in gioco trovino il coraggio per percorrere sentieri innovativi che tutelino l’occupazione e la difesa dei siti produttivi del Paese, a maggior ragione in una provincia che rischia di infilarsi in un oblio economico e sociale. Esistono già esperienze di partecipazione dei lavoratori al capitale delle imprese, che da aziende decotte sono diventate gioielli imprenditoriali. Vanno valutate tutte le ipotesi, nessuna esclusa e, soprattutto, bisogna agire in fretta. Ideal rappresenta un’eccellenza italiana, un’opportunità e un baluardo per la tenuta del sistema industriale del Bellunese, territorio segnato da un’altra grande crisi, quella dell’Acc. Se la decisione della proprietà è la cessione del sito produttivo e del marchio sono necessari interventi legislativi e azioni politico-strategico a tutti i livelli che favoriscano la difesa e il rilancio dello stabilimento Ideal Standard, come Acc, con conseguente garanzia della continuità produttiva e dei livelli occupazionali”.