di Moreno Gioli
DENISE CASANOVA, FIOM CGIL
ROBERTO PIANI, LAVORATORE IDEAL STANDARD
GIORGIO AGNOLETTO UILTEC UIL
BRUNO DEOLA FIM CISL
OGGI ALLA RADIO DAI NOTIZIARI DI RADIO PIU
BORGO VALBELLUNA Ideal Standard intende cessare l’attività nei prossimi mesi, per questo i lavoratori sono pronti alla mobilitazione con uno sciopero ad iniziare da oggi previsti picchetti all’entrata, per domani è in programma inoltre l’assemblea nel piazzale interno alla fabbrica. Ieri l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico dove è stato comunicato quanto già deciso e pianificato da tempo e che sino ad oggi la Ideal Standart si era ben guardata dal confermare. Nessun piano industriale per il sito di Trichiana, ma anzi la comunicazione di voler cessare le attività produttive nell’arco dei prossimi mesi. “L’azienda e i dirigenti che la rappresentano – sottolineano le segreterie territoriali di Cgil Cisl e Uil – mostrano il loro vero volto e dopo mesi di menzogne sono costretti ad ammettere la verità di quanto denunciato più volte dal Sindacato e dalle Istituzioni tutte.
Abbiano chiaro più di sempre che Trichiana non si chiude e deve iniziare una trattativa che deve portare alla continuità del sito come chiesto già oggi dal Sindacato, dalla Regione Veneto e dal Governo”.
AI MICROFONI DI RADIO PIU’, BRUNO DEOLA DELLA FEMCA CISL
IL SINDACO DI BELLUNO, JACOPO MASSARO
LA DICHIARAZIONE DEL MINISTRO FEDERICO D’INCA’
Secondo il Ministro per i Rapporti con il Parlamento “il vero grande obiettivo da parte del Governo è quello di intervenire per la salvaguardia della produzione e per dare continuità al sito: gli sforzi andranno nella tutela degli operai che da tempo dimostrano dedizione per un’azienda storica del bellunese. Sono in costante contatto con le organizzazioni sindacali di cui mi farò portavoce con il Ministero dello Sviluppo economico per trovare una soluzione”.
“La decisione di volere terminare le attività dello stabilimento Ideal Standard di Trichiana è gravissima: sono estremamente deluso dall’atteggiamento adottato da parte della proprietà a cui, in molte occasioni formali, era stata chiesta chiarezza sul futuro dei lavoratori del sito. E proprio alla proprietà, a partire dal tavolo ministeriale che si era svolto lo scorso mese di marzo, era anche stato chiesto di non volere dismettere il marchio Ceramica Dolomite. Non solo: anche durante l’ultimo incontro che si è tenuto nel mese di agosto, ci si aspettava un passo in avanti da parte della stessa azienda che si sarebbe dovuta pronunciare sul piano industriale entro la data odierna”.
ELENA DONAZZAN, ASSESSORE REGIONALE ALLE POLITICHE DEL LAVORO
““Giornata drammatica per l’intera industria veneta. La dichiarazione della chiusura dello stabilimento di Ideal Standard a Trichiana ci lascia sotto shock perché è molto grave. I lavoratori, da tempo, avevano mostrato preoccupazione e ipotizzato che le decisioni della multinazionale andassero in questa direzione e, purtroppo, è accaduto ciò che temevano. La situazione è tutt’altro che semplice, nonostante la disponibilità dell’azienda a ragionare, non possiamo dimenticare che quel territorio è gravemente sottoposto a stress da impatto occupazionale e crisi produttiva, che i costi delle materie prime e quelli energetici hanno raggiunto livelli di insostenibilità. Sarà necessario mettere in campo anche tutte le forze della cosa pubblica”.
MONICA LOTTO SEGRETARIA PROVINCIALE PD E IL DEPUTATO ROGER DE MENECH
«Una presa in giro per i lavoratori e per le amministrazioni locali. La decisione annunciata oggi da Ideal Standard di chiudere la fabbrica di Trichiana è contro ogni logica e un tradimento delle rassicurazioni e degli accordi presi dalla stessa proprietà con il governo italiano solo pochi mesi fa. I sindacati e i lavoratori adesso fanno bene a scioperare, ma credo che il governo e in particolare il ministro dello Sviluppo Economico dovranno agire immediatamente per scongiurare il trasferimento all’estero della produzione e, cosa ancora più grave, di un marchio storico dell’industria italiana, come Ceramica Dolomite».
IL DEPUTATO DARIO BOND
“ Ora le istituzioni si uniscano: è necessario impedire che a Borgo Valbelluna si apra una questione sociale, perché dopo la crisi di Acc non è pensabile chiudere un altro stabilimento che dà lavoro a oltre 500 persone”.
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