Seicentosettantasette anni or sono, il 26 marzo del 1342, “dodici vescovi da Avignone, dove si trovavano alla corte pontificia, concedevano indulgenze alla chiesa parrocchiale di Castion, che furono confermate poi dal vescovo di Belluno. La pergamena originale si conserva presso l’archivio parrocchiale”. Quanto precede è stato scritto dallo scomparso storico agordino prof. don Ferdinando Tamis in “Rinnovamento e Riconciliazione per l’Anno Santo 1974-75”, a cura del Comitato diocesano di Belluno. A proposito di Avignone, il sito telematico palais-des-papes.com scrive: “Nel XIV secolo, per ragioni essenzialmente politiche, nove papi, due sono scismatici, risiedono ad Avignone e fanno di questa città la capitale della Cristianità”. Si tratta di Clemente V (1305-1314), Giovanni XXIII (1316-1334), Benedetto XII (1334-1342), Clemente VI (1342-1352), Innocente VI (1352-1362), Urbano V (1362-1370), Gregorio X (1370-1378), Clemente VII (1378-1394), Benedetto XII (1394-1429). Ancora il prof. Tamis su “Storia dell’Agordino”: “Il più antico documento di Indulgenze nella diocesi di Belluno lo si ha nella Bolla di consacrazione della chiesa di san Salvatore, vescovo di Belluno, e di san Marco evangelista di Vedana del 26 aprile 1158, dove si parla della remissione della penitenza dei peccati mortali e di una remissione dei peccati veniali, attraverso le buone opere”. E poi su “Un calendario liturgico locale” e su “San Liberale di Pedeserva” – dello stesso autore – : “Simile è la Bolla di indulgenze accordata dal vescovo Ottone alla chiesa di Santa Croce di Campestrinio (oggi San Biagio), presso Belluno, il 4 marzo 1184, per incoraggiamento a fare doni all’ospedale od ospizio degli infermi. Dettagliata e precisa la Bolla di indulgenze concesse il 25 maggio 1307 dal vescovo Alessandro Novello a tutti coloro che veramente pentiti e confessati si portassero a visitare le reliquie poste nell’arca della cattedrale di Belluno”. Qui – sottolinea Tamis – è evidente l’influenza esercitata dal giubileo generale del 1300, indetto dal pontefice Bonifazio VIII”. Il sito gobelluno diretto da Luca Mares annunciando il 30 ottobre di 4 anni fa la “Passeggiata sulle orme del vescovo eremita San Salvador” scriveva fra l’altro. “Si tratta di un evento collaterale alla pubblicazione del libro ’L’Oro di Cornia. La Natura e gli Uomini nel paesaggio delle Masiere di Vedana’; una delle storie narrate nel testo riguarda proprio la figura del vescovo Salvatore, santo eremita del monte Peron: ne parla lo storico bellunese Giorgio Piloni, che lo rappresenta, ai primordi della diffusione del cristianesimo nelle nostre valli, povero e perseguitato, in fuga dalla città ancora pagana. Suo solo sostegno il pastorale, simbolo d’autorità spirituale e bordone del pellegrino. Nell’immaginazione popolare san Salvador cammina lungo il sentiero che prende il suo nome, ‘el troi’, sempre miracolosamente sgombro dai rovi e dalle ghiaie, che attraversa tutta l’immane frana all’origine delle Masiere di Vedana. Sono molte altre le curiosità riguardanti il santo e le comunità di Sedico e Sospirolo, che saranno svelate durante la marcia…”. Concludiamo col sito borgopiave.diocesi.it che scrive: Salvatore sarebbe vissuto al tempo dell’imperatore Settimio Severo, verso l’anno 193 e di lui parla il Ferrario nel Catalogo dei Santi. Fu Episcopo Bellunese Salvatore, che resse molti anni la Chiesa bellunese: e per la sua santa vita mostrò nostro Signore molti miracoli in quelli che invocano il suo suffragio. Onde gli furono in diverse parti del Belluno poscia eretti tempij et altari delli quali sin al di d’oggi si vede un tempio nel Vico Maresio vicino alla cittade: et un altro presso li frati Certosini con una pittura antica, scoperta per la rovina della chiesa, qual era stata molti anni ascosa, che dice (S. Salvatore Episcopus Belluni)… Si celebra in Cividale la festa di questo glorioso santo el di terzo del mese di febbraio con gran devotione. Sopra il Peron vi è una spelonca a mezzo della montagna, in cui dicesi si fosse rifugiato e morisse S. Salvatore: presentemente vi è una croce di ferro. Quel luogo è venerato dal popolo e chiamasi il Covolo di S. Salvatore. Questo santo non fu venerato soltanto nel luogo del suo sepolcro ma nella villa di Maresio evvi ancora una chiesa intitolata a suo onore come pure una carta antica in cui si poté leggere l’elenco di alcuni beni situati a Rivizzola presso la chiesa di S. Salvatore mi fa sospettare che la chiesa di S. Biagio fosse prima dedicata a questo santo” . E sempre a proposito di san Salvatore si richiama Francesco Pellegrini che scrive: “…Qui sulle rive del Cordevole si narra che Salvatore, o primo o dei primi vescovi di Belluno, traesse di nascosto la vita fra gli stenti e le penitenze per fuggire le persecuzioni nel II o III secolo dell’Era Volgare; e il pastore sa additarvi ancora attraverso al monte i sentieri che egli dice percorsi dal santo e venerabile vescovo, le cui ossa riposano dove ora sorge la chiesa di S. Gottardo. Questa tradizione sulla diffusione del Cristianesimo nei tempi imperiali romani, non solo combina con gli altri indizi che proverebbero l’esistenza di abitazioni o di ville romane, ben prima del tempo volgarmente assegnato alla supposta catastrofe del Monte Marziano; ma riuscirebbe anche a spiegare l’anomalia che queste e le attigue pendici di Sospirolo e di S. Gregorio, benché appartenenti all’antico territorio Feltrino, formassero parte della diocesi Bellunese; in quanto che è naturale che i figli di quei pochi primi fedeli, o ammaestrati dal primo Pastore che abitò nei loro d’intorni, o almeno devoti alla sua memoria, rimanessero poi con l’andare degli anni attaccati ai suoi successori”.
NELLE FOTO (Wikipedia; Google; riproduzione da “Pra storia di un Borgo”; J.M. R osier): lo storico Ferdinando Tamis; interno della chiesa di San Gottardo; chiese di Santa Maria Maddalena di Castion e di San Biagio di Belluno; il Palazzo dei Papi di Avignone.