BELLUNO Annualmente, il suo sacrificio – quello di don Sebastiano Costa – viene ricordato con una semplice cerimonia religiosa e la deposizione di omaggi floreali sulla tomba che lo accoglie nel camposanto auronzano di Villagrande. Nel sito amicodelpopolo.it che riportava la notizia della cerimonia commemorativa del 2019, si può leggere questo commento di un trevigiano: “Questi avvenimenti sono veramente da ricordare e tenere nel cuore soprattutto chi come questo parroco ha donato la propria vita per gli altri come da decenni lo stanno facendo gli straordinari uomini del soccorso alpino dove anche loro a volte sono andati incontro alla perdita di uomini coraggiosi nel fare il proprio dovere. Evviva il soccorso alpino bellunese”. Del Soccorso alpino, il primo parroco della neonata parrocchia “Regina Pacis” era stato capo della stazione di Auronzo oltre ad essere stato vice presidente del Cai locale. E si capisce dunque perché il suo ricordo e la riconoscenza siano ben presenti in particolare fra gli appassionati della montagna, auronzani e agordini, ma non solo. L’esemplare figura di Sebastiano Costa, che era nato in quel di Falcade il 23 agosto 1927, l’ultima volta è stata ricordata il 23 agosto scorso, anniversario della nascita, con una cerimonia cui avevano partecipato il sindaco di Auronzo di Cadore, Tatiana Pais Becher (ha esaltato l’attualità dell’esempio di don Sebastiano), il parroco don Renzo Roncada che aveva impartito la benedizione alla tomba, il presidente della locale sezione del club alpino italiano, Stefano Mussi, quello del soccorso alpino, Giuseppe Zandegiacono Sampogna (ha rievocato oltre al tragico evento che costò la vita al sacerdote – rovinato in un precipizio mentre era impegnato sul Col Giralba nel salvataggio di alcuni ragazzi di una colonia di Forlì, in difficoltà tra le rocce in occasione di una escursione – anche la sua grande e costante disponibilità con il prossimo. Da ultimo un parente, Gianni Strim aveva esposto con ricordi personali vari aspetti della personalità e della grande generosità di Costa. Del quale il pubblicista Roberto Bona ricordava con un servizio dell’11 settembre 2007 per il Corriere delle Alpi che “Alla fine degli anni Quaranta, quando era ancora seminarista, ‘dopo la turbolenza della guerra’ e con una decina di altri giovani guidati da un sacerdote decise di portare una croce sulla Gusela del Vescovà, nel gruppo della Schiara. La croce voleva essere un segno di pace e di ringraziamento per la fine degli orrori. Costa, che era già un buon alpinista e aveva arrampicato anche con l’esperto Nereo Cusinato, riuscì con questi a portare sulla sommità dei cento metri della Gusela la croce metallica alta tre metri, ma sulla via del ritorno rischiò di volare nel vuoto… Ordinato sacerdote negli anni Cinquanta, don Sebastiano prese servizio a Reane, facendosi subito ben volere dai parrocchiani che ne apprezzavano le doti di umanità, generosità, disponibilità verso gli anziani e gli ammalati. Fu soprattutto un maestro di vita per i giovani, sia quelli della sua parrocchia sia quelli delle scuole dove insegnava. Non aveva dimenticato la passione per la montagna e si era iscritto al Cai di Auronzo, di cui divenne anche vice presidente e nel cui ambito creò la sezione di Soccorso alpino”. Concludiamo ricordando che alla mesta cerimonia dello scorso anno erano intervenuti anche numerosi volontari del Soccorso alpino della Valle del Biois, terra natale di don Sebastiano che aveva portato in dono un lavoro del conterraneo Augusto Murer dedicato al sacerdote mentre i loro colleghi auronzani avevano fatto dono ai parenti della sua domanda, datata 25 luglio 1965, di iscrizione al Soccorso alpino.
NELLE FOTO (Echi di Agordo, Amico del Popolo e sito caiauronzo): immagini di don Sebastiano Costa; scorcio di Col Giralba; la benedizione della sua tomba ad Auronzo; un momento della cerimonia dello scorso anno con il sindaco Tatiana Pais Becher.