BELLUNO “I cadorini, organizzati in regole e comuni, questi federati con la Magnifica Comunità, pur dipendendo dai barbari, dai Patriarchi del Friuli, da Venezia, seppero anche autogovernarsi con ordinamenti democratici: capitato l’esercito di Napoleone, portò qualche modifica, ma si trovò che ‘libertà, uguaglianza e fratellanza’ vi erano godute da secoli. L’Austria modificò alquanto l’ordinamento e Italia lo migliorò. Delle sue bellezze naturali (monti, boschi, acque) ci si accorse solo nel secolo scorso quando giunsero gli inglesi ed i tedeschi ad ammirarle e a scriverne sui giornali ed in libri. Poi salirono gli italiani della pianura veneta a cercare refrigerio nelle estati. La prima guerra mondiale fece affluire italiani da ogni regione a compiere il dovere di soldati ed il Cadore fu noto in ogni parte d’Italia…”. Quanto precede è scritto nel capitolo dedicato al Cadore del libro “Belluno e provincia nelle vecchie cartoline” che gli storici bellunesi Giovanni Fabbiani e Giuseppe Sorge hanno realizzato con la Canova di Treviso (stampa officine grafiche Longo & Zoppelli) nel dicembre del 1975, ad iniziativa del Lions club bellunese. Il loro lavoro è consistito nella scelta, con commento per ciascuna di ben 157 vecchie cartoline illustrate (raccolte grazie alla collaborazione di Pietro Secco, Mario Brovelli, Giovanni Pocchiesa, Emilio de Castello, famiglia Giaffredo, Antonio Fontana,Damiano Miari, Manlio Pat, famiglia Da Borso, Ugo Pontirolli Gobbi, famiglia De Biasi, Ferruccio Breveglieri, famiglia Cargnel, Lorenzo Fabris, Mario Tomasini, Giovanni Fabbiani Azienda autonoma di soggiorno e turismo). Ed allora leggiamoli insieme i commenti delle sei vecchie cartoline che proponiamo oggi. Sotto il titolo: “Tai di Cadore” la dicitura spiega che: “Tai di Cadore deve forse il suo nome perché le strade provenienti da erarolo (Cavallera), dall’A>mpezzano e dalla Vallata del Piave, si ‘tagliano’, s’incontrano. La stada maggiore attraversa il paese, allora in gran parte al sole, sul pendio. La borgarta da ancora le vecchie dcase, in alto la chiesa e il campanile”. Strtingata l’illustrazione della vecchia cartolina (foto Breveglieri) sotto il titolo.”Valle di Cadore”, eccola: “Il paese è raffigurato nel 1905. Il campanile ha ancora la vecchia punta. A sinistra la roccia e i ghiaioni del Monte Zucco”. Con un piccolo spost<mento si trasferiamo a Valle dove sotto il titolo.”Vecchie case di Valle” si può ammirare lì immagine e leggere. “Con kla costruzione della strada du Alemagna venne distrutta nel 1830 la Chiusa di Venas, che nel 1848 assunse un ruolo importante nella difesa del Cadore. La strada di Alemagna attraversava i paesi., Nella cartolina sono raffigurare alcune case antiche e caratteristiche dell’abitato di Valle, poste lungo quella strada”. Tocca al titolo: “Vodo di Cadore sopra la vecchia cartolina “illustrata” così dai due storici: “Una casa a misura d’uomo: quella dove nacque il pittore Guglielmo Talamini (1869-1918) com’era nel 1925. Di questa cospicua famiglia, originaria di Vodo, altri due membri vanno ricordati: Giulio (1860-11930) attivo negli Stati Uniti soprattutto come musicista, e Giampietro (1854-1934), il quale entrato giovanissimo nel giornalismo, fondava a Venezia nel 1887, il quotidiano ‘Il Gazzettino’”. Altro piccolo spostamento per approdare a Borca di Cadore che è pure il titolo della cartolina per la quale Fabbiani-Sorge hanno scritto: “I primi alberghi del Cadore, che risalgono al secolo scorso, sono fatti per un turismo di classe. Anche Borca ha il suo albergo: è il Palace Hotel des Dolomites, qui raffigurato nel 1904. Durante l’estate del 1907 vi soggiornò il Principe Filiberto di Savoia, Duca d’Aosta, Comandante della III Armata sul Carso e sul Piave, ora sepolto a Redipuglia fra i suoi fanti. Il complesso edilizio esiste tuttora, ma p stato destinato ad istituto di educazione con diversi ordini di scuole, da parte della Curia Vescovile di Padova, proprietaria dell’immobile”. E concludiamo questa tappa cadorina del viaggio in ambito provinciale accompagnati dalle vecchie cartoline, con il titolo “S. Vito di Cadore” che precede la dicitura: “Una veduta panoramica del paese: case sparse sul piano ben delimitato dai campi lavorati, sovrasta e domina la cornice di imponenti montagne: Croda Marcora, Antelao, Sorapis. Già dalla fine del secolo scorso il paese vanta una notevole struttura ricettiva”. In basso sulla cartolina la riproposizione col titolo “Il bel Cadore” di versi del Carducci: “Il combattere fia gioia. Fia ‘l morir a noi vittoria: Pugnerà con noi la gloria Ed il nome de i maggior”.