Accanto al ritratto del personaggio, opera di autore ignoto, sotto il titolo “Taddeo Jacobi da Pieve di Cadore giurista e uomo politico tra ‘7e ‘800” gli storici Paolo Conte e Marco Perale illustrano la figura di Jacobi nel loro libro “90 profili di personaggi poco noti di una provincia da scoprire” che l’editrice Amico del Popolo ha stampato nel 1999 per i tipi della tipografia Piave.Nato (a Pieve di Cadore il 14 febbraio 1753 da Giovan Battista e Valeria Sampieri, il nostro “fin da piccolo dimostrò propensione per lo studio e dopo aver probabilmente frequentato le scuole a Conegliano, seguì i corsi universitari a Padova laureandosi in ‘ambo le leggi’ ovvero in diritto”. Il profilo di Jacobi tracciato da Conte-Perale ricorda ancora che: “Scelse la carriera amministrativa diventando dal 1786 al 1788 Vicario del Cadore; in questa veste amministrò la giustizia nel rispetto dello Statuto locale e delle leggi della Repubblica Veneta”. Il 12 maggio 1797 cadde sconfitta da Napoleone Bonaparte la Repubblica Veneta e da allora Taddeo Jacobi “svolse un ruolo politico e diplomatico determinante a favore del Cadore, indipendentemente dai regimi che si avvicendarono, verso i quali dimostrò ossequioso ma mai servile e tantomeno adulatore per trarre vantaggi personali”. Tra le varie “missioni” che gli furono affidate, oltre ai prestigiosi incarichi ricoperti, rappresentare a Parigi, con Osvaldo Monti e Galeazzo Galeazzi le istanze cadorine di autonomia da preservare, convincendo Napoleone che addirittura gli chiese di rimanere al suo servizio in considerazione della forte personalità e della vasta cultura giuridica. Nel 1807 diede in sposa la figlia unica Enrica al sappadino Giuseppe Solero e la coppia si stabilì a Pieve di Cadore nel palazzo paterno a proposito del quale sul sito minube.it Silvia d’Agostino, dopo una visita, commentò: “Nell’ampia piazza Tiziano di Pieve di Cadore si fa ben notare un austero palazzo attualmente sede di Unicredit banca con decori un po’ vezzosi creati nella pietra locale, la dolomite. In particolare, la cornice attorno al portone d’ingresso mostra fiori con i petali a forma di cuore in due giri concentrici. Da notare anche le finestre a bifore, balconcini con doppie colonne strizzate nel mezzo e dettagli in ferro battuto e abbellito da ghirigori vari… La struttura è il secentesco Palazzo Jacobi-Solero, con interni caratterizzati da soffitti in legno. Qui ci abitò un personaggio illustre del Cadore, Taddeo Jacobi, un giurista ricordato perché grande studioso di storia locale, nonché capitano delle ‘cèrnide’, le truppe volontarie di questa parte di Veneto”. Nel 1810 Jacobi è fra i candidati cadorini per il rinnovo di una parte del Consiglio generale del Dipartimento della Piave come Napoleone aveva deciso si chiamasse la Provincia. Pare che un anno dopo lasciasse la vita pubblica per dedicarsi all’ornitologia, all’araldica alla storia e si impegnò molto, e parecchio spese, per raccogliere documenti antichi sul Cadore. Chiaro segno della considerazione in cui era tenuto il libro che nel 1820 gli fu dedicato dal nobile veneziano Alvise Cicogna. Reperì rari manoscritti su Tiziano tra cui l’importantissimo diploma con il quale l’imperatore Carlo V il 10 maggio 1553 nominava il sommo pittore conte palatino (per vedere il documento l’imperatore dì Austria Francesco I e la consorte si fermarono a Pieve il 23 giugno 1832 e, pure infermo, Jacobi accolse nella sua casa i sovrani ricevendone stima ed ammirazione. Tornò alla sua vita ritirata e il 14 marzo 1841 si spense fra il rimpianto generale e soprattutto dei poveri ai quali lascio in eredità ben 4 mila fiorini, Lasciò inoltre un poderoso archivio del quale si sono salvati purtroppo pochi documenti, conservati dalla Magnifica comunità di Cadore. E a proposito di documenti va segnalato che (sito: collezioni.comune.belluno.it) che la Biblioteca civica bellunese conserva le 434 pagine dell’opera: “Genealogie delle più antiche e civili famiglie del contado di Cadore”, formate sopra certissimi documenti letti e con diligente e rigorosa critica esaminati da Taddeo di Giobatta Jacobi de’ Jacobini. Avviandoci alla conclusione non possiamo tralasciare (dal sito: archiviodigitalecadorino.org) che lo storico Antonio Ronzon nel luglio-agosto 1902 pubblicò su Archivio storico cadorino propose un profilo di Taddeo Jacobi: “Oriundo d’una famiglia che probabilmente trae l’origine da un Jacobo Alessandrino notaio di Pieve e nella quale fiorirono in ogni tempo uomini distinti pel maneggio delle cose patrie, Taddeo Jacobi nacque a Pieve il 14 febbraio 1753 da Giambattista Jacobi e da Valeriana Sampieri. Studiò belle lettere a Conegliano; studiò Legge all’Università di Padova e vi consegui la laurea. Nel 1786, a 33 anni, fu eletto vicario del Cadore, nel quale ufficio molto giovò alla patria. Assistette al doloroso tramonto della Repubblica di Venezia, tanto amata in Cadore. Alla venuta dei francesi molto si adoperò per mitigare le funeste conseguenze delle ripetute incursioni e per sollevare il paese nelle distrette che i nuovi tempi venivano cagionando. Fu uno dei deputati per la provincia di Belluno al congresso di Bassano, ove si agitarono le sorti dei veneti paesi; nel dicembre 1797 fu ambasciatore a Vienna, alla corte di Francesco II e ne ottenne la conferma degli antichi privilegi. Fece parte per due anni e mezzo dell’illustre consesso del Tribunale d’ Appello sotto il Regno Italico. Ammirato pel suo sapere era stato da Napoleone invitato a Parigi ma egli preferì la quiete dei suoi monti. Eletto all’ufficio di ispettore dei boschi se ne dispensò, dopo qualche tempo per darsi tutto alla ricerca delle patrie memorie intento a preparare i materiali per una Storia del Cadore. I materiali furono da lui con amore e intelligenza raccolti; e moltissimi documenti furono da lui letti e compendiati, ma il Cadore attese invano la sua storia da lui che aveva veramente l’attitudine a scriverla; e sfortunatamente dopo la sua morte andarono dispersi o malamente venduti una gran parte dei documenti. Anche nella solitudine di questi studi patrii non negò mai il suo consiglio e il suo potente appoggio a quei molti che dal Cadore e fuori venivano a lui. Fu per molti anni il decoro del paese e in casa sua ricevevano dignitosa e larga ospitalità le persone più illustri che arrivavano in Cadore. Morì in età d’anni 88 a Pieve dopo dieci giorni di malattia lasciando bella fama della sua dottrina”.
NELLE FOTO (Wikipedia, Cinzia d’Agostino): Taddeo Jacobi nel ritratto di ignoto; la seconda di 434 pagine scritta da Jacobi e conservate nella Biblioteca civica di Belluno; l’albero genealogico dei Vecellio ricostruito da Jacobi; il Palazzo-Solero di Pieve di Cadore; particolare della facciata.