di Tiziano De Col
Abbiamo già accennato al crollo delle Creppe Rotte del Tàmer in un precedente articolo, dal titolo “Frana del Monte Tàmer – Ottobre 1888 “ reperibile sul sito di Radio Più :
https://www.radiopiu.net/wordpress/frana-del-monte-tamer-ottobre-1888/
In questo articolo proponiamo , in allegato, la descrizione del dissesto avvenuto negli anni 1791 – 1792 e descritta in un manoscritto trascritto da Corrado Da Roit – Malore a La Val – Nuovi Sentieri editore 1982 ed attribuito a Giacomo De Zorzi (che già trascrisse la cronaca della grande Boa del 1701 anche questa già descritta in un altro precedente nostro articolo : “La Valle Agordina – 320 anni dalla Boa del 1701 – racconto in sei parti” anche questo reperibile sul sito di Radio Più : https://www.radiopiu.net/wordpress/sestadisei/ In allegato fotografico, proponiamo anche una parte di un manoscritto, con una trascrizione (incompleta) dell’evento del 1791-1792, trascritto da Mateo Piligrini da Toras nel 1841. (Archivio Tiziano De Col). Le Creppe Rotte del Tàmer, sono, anche oggigiorno, tutt’altro che stabili ed alleghiamo a questo articolo una serie di fotografie aeree, realizzate da Alessio Fersuoch il 19 luglio 2021 e pubblicate sul sito di Radio Più , dimostranti l’elevato grado di dissesto tutt’ora presente nel Gruppo del Tàmer, nella Catena di San Sebastiano. Qui a seguito proponiamo anche una descrizione di un evento di crollo, tuttora in atto, di una parte del Tàmer Grande. Descrizione area da “Pelmo e Dolomiti di Zoldo “ Guida dei monti d’Italia – CAI-TCI – Angelini – Sommavilla – 1983: “Crode di Tàmer e Gardesana Tamer. – Sono tre cime, che costituiscono il nodo centrale e dominante della catena montuosa, tra la Forcella delle Laste 2297 m e La Porta (del Tamer) 2326 m. Il Tàmer Piccolo 2550 m è la cima più elevata della catena, il Tàmer più settentrionale: la qualifica di “piccolo” si giustifica evidentemente in rapporto con la minor mole rocciosa. Il Tàmer Grande 2547 m continua il precedente verso sud, ne è separato da una forcelleta di cresta (Forcelletta dei Tàmer) e corrispondenti canaloni di accesso; ha la mole più cospicua sull’ alta val Missiaga, dove si affianca un’altra gran mole, in forma di piramide tronca, del terzo Tàmer; quello che è anteposto agli altri due per chi guardi da Agordo, cioè da SO, Tàmer Davanti 2496-2483 metri”. Dalla cima del Tàmer Grande, scendendo per il canalone che separa il Tàmer Grande dal Tàmer piccolo, vi è un continuo distacco di roccia, attualmente in corso, e non visibile, né dal paese di La Valle, né dal Monte Celo, in quanto esposto a sud-est e nascosto dietro al costone di roccia che scende fino al Pezèi, sottostante ghiaione boscato. Probabilmente durante l’alluvione del 1966, le abbondanti acque meteoriche che scesero dal Tàmer, lungo il canalone, scavarono un grande solco nel detrito di falda alla base del Tàmer, a fianco del ghiaione boscato del Pezèi. Tale grande solco era evidentissimo fino al primi anni ’80 del secolo scorso e poi, pian piano venne riempito dai massi e ghiaione che cadevano dalla cima e parti sottocima del Tàmer Grande, tantè che ora, tale grande solco, si è praticamente riempito con lo sfasciume dei continui crolli del sovrastante Tàmer Grande. Il tutto, quasi nell’indifferenza generale, considerata la zona recondita, lontanissima dalle vie rotabili e , come scritto, difficilmente visibile dai centri abitati agordini. La problematica idrogeologica indotta, interessa direttamente il paese di La Valle Agordina, qualora, eventi meteorici estremi, mobilitassero la grande quantità di detrito presente nel vallone e lo convogliasse nel torrente Missiaga che attraversa il paese di La Valle Agordina. Questo sicuramente successe, col detrito allora presente, in occasione dell’ alluvione del 1966 . Attualmente, nel Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del Bacino Idrografico del fiume Piave, l’area rappresentata in questo articolo è classificata a pericolosità geologica molto elevata.
le immagini aeree sono del volo di Alessio Fersuoch, prima pubblicazione luglio 2021
Il crollo delle Creppe Rotte del Tamer_1791-1792 (trascritto da Corrado Da Roit – Malore a La Val – Nuovi Sentieri editore 1982)
“ Passati 90 anni dopo la gran perdita della Chiesa, di gran parte de stabili perduti dal dirupamento della montagna della Rova e prati di Tàmer e Rive, con tanto danno degli infelici abitanti della Regola stessa di Valle, di quando in quando la mano giustissima del Signore ci sobisa con i suoi flageli e ci ricorda che la nostra patria non deve essere in questo mondo, ma bensì che stiamo preparati e che siamo soleciti per li beni eterni del altra vitta.
Nel autunno dell anno dell anno 1791 nel mese di de.mbre piovette di gran lungo ma posia, acomodatto il tempo serenando il cielo, durò alquanti giorni di bel sereno.
Quando posia all’improvviso, il giorno 12 decembre alle ore 20 circa, spicatosi dall’altodiversi pecci di sasso sopra il tereno delle Aonede e li calati con impetocosì furiosi che fecce calare abasso il tereno ancora del sudetto pascolo, ed arivata la materia ne prati Fraison ed Algera, e ribassato la gran vizza del ecelenza casa Grota, la qual vizza tirava per lungo del Algera per fino a Fraison con quantità di alborida dassa di un grandissimo valore, indi condote a basso dalla bovaanco le vare de Fraison con quantità,nelle qual vare vi era tre scofe una delli Medacasa, laltra di Antonio dezagiacomo e un’altra di Giovanni De Cassan del Nin; le perdita di quel terreno fu giudicata per vinti e più carri di fieno, e vi erano ancora due scofète da far fogo cioè casei. Vi era quattro scofe nelle vare dell’Algera, una erra di Michiel della vedova, l’altra di Domenico de Zordi, e l’altra di Michiele de Cassan e l’altra de Mateo dall’aqua; la perdita di questo terreno fu giudicata per trente 30 cari de fieno e tutti restò sepolto da quella rovina.Indi la sudeta rovina con lo istesso impeto scorete nel Pècol, la dove vi erano la strada la quale si conducevano li usufrutti delli sudeti fondi, con vizze di Mateo de Cassan; similmente restò sepolto dalla rovina, come si vede ancora un pocco di vestige della vizza nella cima del sasso torchìn, si allargò ancora la sudetta bova verso li pradi di Anterlade e Rive, nelli quali prati al giorno doggi non si vede alcuna restigia. Nelle Anterlade vi era una scofa di Mateo de Cassan sudetto e altro pratto di Giovanni de Cassan, suo zio, ma senza scofa; nelle Rive vi erra due scoffe e un tabià con una caseretta, la quale serviva per montica in maggio, di Giacomo da Cros Brui il quale vi erra anco padrone del sudetto tabià, e le altre due scofe si ritrovava più su della vizza e dentro verso la montagna detta Rova: una vi erra di Andrea Damian e l’altra di Cassiano da Crose da Cugnago. La perdita di questo tereni fu giudicata per 25 cari de fieno oltre il bosco da dassa, da diversi particolari quali in certi luogi si giudicano che il tereno non avesse da perrire per il bosco che vi errano. Poi la matina arivatta nelle vizze dei Zos formò un lago ed ivi per volontà di Dio si è fermata con la morte di tre persone cioè due giovani e una giovane li quali si ritrovavano per quel luogo a lavorare; questa giovane si chiamava Maria Viena e li giovani uno era Andrea, ventinovene, il quale si era portatto a tagliare delli laresi da far scandole per li forni comunali in benefizio suo, e l’altro un giovane rosso di Zoppè, il quale era in opera al sudetto Andrea. Ma sicome il grave e impetuoso dirupamento, il quale fu così subitaneo il qualle non durò più di un ora dal principio alla fine, e non hanno avuto tempo li meschini di fuggire e restarono vittime della bova.
E il rumore di tal materia fu così grandi che fu sentito anche dalli convicini paesi e a tal efetto subito dal reverendo D. Benedetto Tissi si fece suonare le campane, indi radunato il popolo alla Chiesa si inviarono procesionalmente drento drento per le rove implorando, con lacrimose precci, dal Altissimo Iddio la liberacione da tanti flagelli; imperciochè quasi tutti piangevano, parte per il timore che venisero un flagello come quello di prima e parte li suoi peccati. Arivata la processione drento alla Rova di Giovanni de Cassan cioè la sboaza, si sentì uno che gridava: “scampa, scampa!” indi li religiosi benedisero e poi tornarono indietro acompagnati però sempre da grandissimo timore. La voce che gridava scampa fu giudicata da persone rimaste su nelli Prùs verso la processione che non si inoltrase nel pericolo.
Quantunque la materia fosse già fermata restò tutta la invernada e la primavera seguente essendo per otto giorni l’aqua si era fermata in gran parte e avevano formato alquanti lagetti: sospetavano che intervenisse qualche scherzo come fatto lo fu.
Che nella primavera del 1792, nel principio del mese di maggio, alle tre ore di notte, piovevano grandemente, si dislagò li sudetti lagetti scorendo l’unno e l’altro e formando materia corente si mise corere con gran rumore di bova, che arivata apresso le ville ognuno fuggì dalle sue abitazioni e scamparono parte a Rigòn, parte fora al Piai e parte su a Regolei e parte su a zei da Rif, quantunque a quell’ora piovesse grandemente scampò in fretta. Essendo anche a quell’ora la maggior parte a letto levò su e quasi non si faceva gnanca a tempo a vestirsi, in furia scampava recitando il Rosario, e qualche matteria faceva un grandissimo rumore, ma mediante la bontà di Dio non perirono nissuni in quella notte, ma il popolo stette diverse notti ad allogiarsi lontani dalle ville a ciò per paura che avevano che nuovamente tornassero a fare come prima, essendo anche questo il terzo castigo che avevano provato, e a nenarare tutte queste infelicità, a specchio deli sucesori, a ciò vivano in conformità della Santa legge di Dio e benchè al giorno doggi una gran parte, masimamente li giovani, il rememorare queste cose li fanno come nausea e massimamente quando ricordano del solene votto di non più ballare e di non più impiantare feste da ballo in questa parochia e si vorebero dimenticare, ma non mauca il Signore a spesso pichiare alla porta e con qualche segno di quei flagelli pare che dice: popolo della Valle ricorda quello che ai promesso. “
Corrado Da Roit – Malore a La Val – Nuovi Sentieri editore 1982
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del Bacino Idrografico del fiume Piave_Monte Tamer
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