di RENATO BONA
BELLUNO “La grande virtù del pane/ sta nella semplicità degli ingredienti di cui è composto/ farina, acqua, lievito e sale/ che le mani esperte del fornaio/ trasformano da secoli con semplici gesti./ Il pane artigianale di montagna/ alimento unico ed inimitabile/ rimarrà tale finché sarà nelle mani di un professionista/ che ne conservi con cura la lavorazione/ impressa nelle nostra radici e tradizioni./ Il pane ci unisce al solco dell’aratro/ trasmettendoci/ l’essenza dei quattro elementi primordiali/ “terra, aria, acqua e fuoco”. Questi versi chiudono, a pagina 36, la pubblicazione (stampa tipografia Piave di Belluno) curata nel dicembre 2002 da Daniela De Cassai della sua tesi di laurea intitolata “Il frumento e il pane nella storia di un paese”, ad iniziativa di “El Forner” snc di Da Roit William & c, panificio artigianale, bar, alimentari di La Valle Agordina in provincia di Belluno. L’assessore della Comunità montana Agordina e del Comune di La Valle dell’epoca, il mio caro amico Tiziano De Col, nella presentazione sosteneva fra l’altro che “… La figura del mulino e del mugnaio è sempre una figura centrale nella tradizione, anche fantastica, della montagna bellunese così come il frumento è simbolo di prosperità, tanto che sulla vecchia fascia di sindaco conservata nel Municipio di La Valle sono ricamate due spighe di frumento incrociate…”. Brava dunque Daniela “a cimentarsi nel difficile cammino della descrizione anche dei racconti nella lingua locale che segna ulteriormente con un marchio di unicità questo suo lavoro ed un ulteriore segno di amore per il suo paese”. L’autrice dal canto suo ha precisato che nel suo libro “è stata scelta la comunità di La Valle Agordina con le sue tradizioni e la sua storia per quanto riguarda la coltivazione del frumento e la sua lavorazione in loco, il tutto approfondito con interviste e considerazioni del periodo storico, in quanto questo cereale fu protagonista della ‘Guerra del grano’ del periodo fascista” e aggiungendo che “In particolare nel territorio di La Valle si è presa in considerazione l’attività di un mulino ancora funzionante, l’esperienza di una signora che per molti anni ha gestito un mulino, anche in epoca fascista, la testimonianza di una donna che ha vissuto le due guerre mondiali, e il panificio ‘El Forner’ per conoscere da vicino le fasi della lavorazione del pane”. Dopo una illustrazione del frumento e delle sue caratteristiche fino alla lavorazione dei chicchi, l’autrice si sofferma sul pane, componente di base dell’alimentazione umana e ne illustra le fasi di lavorazione; dall’impastamento alla fermentazione o lievitazione fino alla cottura, alla classificazione (in base al tipo di farina utilizzata), al valore nutritivo del pane. E passa quindi all’inquadramento storico, soffermandosi sul fascismo, il duce Benito Mussolini, la guerra del grano, per poi richiamare la realtà della comunità rurale di La Valle Agordina fra le due guerre mondiali, le tradizioni ancora vive nel comune lavallese, proverbi e diciture derivanti dall’attività dei mulini, la “Storia de en mulin e de ‘na molinera” con un’intervista ad Elida Dell’Osbel una delle ultime molinere dell’Agordino, di Cugnach, che “per tanti anni ha condotto il mulino di famiglia, esempio del sodalizio tra uomo, ambiente e vita di epoche passate; altra intervista quella a Modesta De Col, classe 1912, lavallese per nascita (1912) “esempio di come si viveva un tempo e di come la storia mondiale abbia toccato anche le nostre vallate!”. La De Cassai non ha trascurato “Testimonianze… sempre vive” legate purtroppo al triste fenomeno della guerra: “… Sappiamo bene che le nostre zone furono teatro di grandi scontri militari sia nella prima che nella seconda guerra mondiale. Se molte trincee e forti militari sono la testimonianza immediata della guerra sulle montagne dell’Alto Agordino come il Col di Lana o come la Cengia Martini sulle Tofane, anche nel piccolo comune di La Valle Agordina si possono trovare segni di questo triste passato… Sono presenti 42 chilometri circa di mulattiere della Grande Guerra e non meno di una quarantina di gallerie e molte trincee, alcune perfettamente conservate. Due in particolare, quella di quota 894 nella località Ruit, e quella scavata dai tedeschi durante l’invasione del 1944-45, “si possono visitare percorrendo il sentiero che porta alla località Ruit sul Monte Célo, e sono un segno non solo nella roccia ma anche nella storia della gente che ha vissuto quei momenti”. E conclude precisando che anche il panificio ‘El Forner’ “ha una sua storia iniziata proprio nell’epoca fascista, nel 1930, con il panettiere Antonio Da Roit soprannominato Toneti, che intuisce la possibilità di avviare la produzione di pane sfruttando il forno a legna. Nel 1944 comincia a lavorare anche uno dei suoi numerosi figli, Ovidio, che un pochi anni assume a pieno il ruolo di Mastro Fornaio, continuando l’attività per 55 anni. La tradizione di famiglia continua oggi con il figlio William; nel tardo autunno 2001 nei pressi dell’antico forno ne viene costruito uno nuovo, che sfrutta al massimo le possibilità della moderna tecnologia, ma che conserva la linea dell’antica scuola di panificazione delle origini. E intanto la tradizione continua…”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal lavoro di Daniela De Cassai): la copertina del libro; propaganda per la “guerra del grano” voluta da Mussolini; “In cerca di lavoro”, di Giuliano De Rocco; sala di macinazione; una tramoggia particolare; anno 1915, immagine ripresa a Conaggia che ritrae la famiglia di Modesta De Col: da sinistra in alto i fratelli Umberto, Giovanna ed Ettore, in basso: Modesta la più piccolina, la madre Giuseppina Paternoster, il padre Giuseppe De Col, il figlioletto Giuseppe; la galleria di Ruit; lavorazione manuale; cella di lievitazione; forno in funzione; pane sfornato; cesta di pane; due singolari immagini di panificazione.