REDAZIONE Giornata storica per la tutela delle persone disabili vittime di discriminazione. La Corte di Cassazione sigla, di fatto, il primo precedente della Corte in materia di tutela giurisdizionale delle persone disabili vittime di discriminazione. Non si tratta di un caso di barriere architettoniche, per il quale la Cassazione si era già espressa nel recente passato. La Suprema Corte ha, rigettato sia il ricorso proposto dal Comune di Belluno sia quello incidentale svolto da Bellunum s.r.l., stabilendo in maniera definitiva ed inequivocabile la natura discriminatoria delle condotte tenute da entrambe nei confronti dei disabili visivi accompagnati dai loro cani guida e condannando l’ente e la società partecipata anche alle spese del giudizio di Cassazione. I legali dei ricorrenti, avvocato Chiara Frare, con studio a San Donà di Piave commenta: “La sentenza della Suprema Corte, unitamente alla precedente sentenza della Corte d’Appello di Venezia del 2020 oggi divenuta definitiva, rappresentano la pietra angolare per la tutela delle persone disabili vittime di discriminazione” In effetti si tratta delle prime sentenze concernenti la discriminazione in ragione della disabilità, svincolate dalle tematiche relative alle barriere architettoniche ma riguardanti il diritto del disabile visivo di essere accompagnato nella sua quotidianità da un cane guida, anche a prescindere dal contenuto di norme tecniche riguardanti la sicurezza dei trasporti. Con queste due pronunce si è finalmente ottenuta una piena applicazione della Legge n. 67/2006 che tutela le persone disabili vittime di discriminazione.
ARCHIVIO RADIOPIU, 02 MAGGIO 2020
IL GIORNO DELL’APPELLO: SI AI CANI GUIDA ANCHE SULLE SCALE MOBILI DI LAMBIOI
BELLUNO Dopo anni di battaglie legali la sentenza della Corte d’appello di Venezia, quindi al secondo grado di giudizio (appello) che condanna l’amministrazione comunale di Belluno e la Bellunum Srl. Riportiamo le parole dell’avvocato Chiara Frare sulla sentenza: “La Corte d’Appello ha ritenuto responsabili sia il Comune di Belluno sia la società partecipata Bellunum s.r.l. di condotte discriminatorie nei confronti di persone disabili visive accompagnate dal proprio cane guida per i fatti accaduti il 9 maggio di cinque anni fa sulle scale mobili di Lambioi e per il cartello di divieto di accesso apposto, Il tribunale di Venezia ha scritto una condanna che prevede il risarcimento del danno morale ma anche la cessazione delle condotte discriminatorie nei confronti dei diversamente abili”. Per l’avvocato “Una sentenza importantissima, un grande passo in avanti per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità, vittime di discriminazioni” Alessandra Bragagnolo, Ilaria Frenez, Fernando Giacomin, Mauro Quintavalle, Laura Raffaeli, Massimo Vettoretti, Nadia Zanella, Simona Zanel che hanno sporto denuncia dichiarano “Tutti noi siamo appagati dal risultato ottenuto, poiché quel giorno, assieme ai nostri cani guida, ci siamo ritrovati a subire su quelle scale mobili una umiliazione e una discriminazione in quanto persone con disabilità visiva che hanno scelto un cane guida come ausilio per la propria libertà di vivere autonomamente. L’impegno e le competenze dell’avvocato Frare sono state determinanti per l’ottenimento di questa sentenza (nel giudizio di secondo grado ndr.) che rappresenta un importante traguardo contro la lotta alle discriminazioni”.
LA STORIA
Nel 2015 un gruppo di amici con disabilità visive, provenienti da varie parti d’Italia, accompagnati dai loro cani guida, si recarono in visita nella città di Belluno. Arrivati al parcheggio di Lambioi, vennero bloccati dagli addetti dell’impianto delle scale mobili e fu impedito loro, con arresto della scala, di raggiungere il centro città. Da qualche tempo la società Bellunum s.r.l., gestore dell’impianto, in accordo con l’amministrazione comunale, aveva affisso all’ingresso un cartello in cui si vietava l’accesso all’impianto anche ai cani guida che accompagnano le persone disabili visive ovunque nei loro spostamenti. Questo gruppo di amici si è trovato a dover contrastare una violazione di legge subendo una discriminazione dovuta alla loro disabilità. La vicenda arrivò al tribunale di Belluno dove le richieste di questi amici, in prima istanza, furono rigettate. Quindi il seguito della vicenda nell’appello avanti ai giudici veneziani.