DI RENATO BONA
Come era il lavoro nelle Valli del Piave e del Vajont prima del 9 ottobre 1963, vale a dire prima di quella catastrofe che provocò rovine immani e duemila vittime? La risposta si è impegnata a fornirla con la nota passione Elda Deon Cardin (tra l’altro una cara amica, già mia compagna di scuola alla bellunese “Catullo”), longaronese di nascita ma da lustri trapiantata a Belluno, senza tuttavia perdere i forti legami col paese natìo). Ed ha sintetizzato il suo apprezzato impegno nel titolo: “Il lavoro” che ha voluto per il libro, impreziosito da poesie di Eliana Olivotto, realizzato nel novembre 2008, quarantacinquesimo anniversario della sciagura, con il patrocinio del Comune di Longarone; in copertina l’officina di lavorazione meccanica e del legno dei Fratelli Polla a Faè di Longarone, 1925, collezione CMP (che sta per Carlo Marco Polla); impaginazione e stampa a cura di Grafiche Longaronesi, presentazione del prof. Gioachino Bratti e contributo di Giovanni Larese con: “Un po’ di luce sul tessuto economico longaronese prima del Vajont”. Bratti, ha sottolineato che in questa occasione l’autrice ha accompagnato alle cartoline (delle quali è assidua ricercatrice da sempre), e ad altri documenti, brevi saggi di superstiti o di studiosi, primi fra tutti Giuseppe De Vecchi ed Agostino Sacchet, che fanno diventare la pubblicazione un prezioso documento di storia dato che “Trattare le vicende del lavoro di Longarone e dei paesi vicini nelle sue varie forme è senz’altro entrare nell’essenziale della realtà della nostra terra, che proprio nel lavoro espresse tutta la sua anima e la sua vivacità, ponendosi così spesso al primo posto in Provincia”. Lavoro che si manifestò nei famosi opifici che ressero a lungo la sorte dell’economia bellunese, nel commercio multiforme e inventivo, che affondava le sue radici nelle grandi famiglie che a partire dal XVII secolo crearono la nuova Longarone, nei trasporti e nell’ospitalità dei rinomati alberghi, che facevano del nostro paese tappa obbligata per chi dalla pianura saliva al Cadore, a Cortina o al Tirolo, come ci raccontano i diari dei viaggiatori di allora. In questo contesto, le cartoline delle quali nell’introduzione Simone Osta propone “un’avventurosa ed avvincente storia”, e i documenti che le accompagnano diventano anche in questo volume testimonianza di luoghi, opere e persone che non vanno dimenticati, espressione di valori che costituirono per decenni caratteristica e orgoglio della collettività. E sono stati raccolti, esaminati, ordinati e presentati dall’autrice “con quell’insieme di passione e di nostalgia che da sempre ne caratterizzano l’anima e il lavoro, cui fanno da felice accompagnamento le altrettanto espressive poesie di Eliana Olivotto”. In chiusura, rinnovava ad Elda “plauso e gratitudine per aver fatto emergere con sensibilità ed efficacia una parte importante del nostro passato”. Notevole anche il saggio proposto da Giovanni Larese il quale evidenzia fra l’altro come “il volume offre ampi squarci e parecchie notizie inedite su una realtà imprenditoriale per molti versi sorprendente: si pensi al poliedrico imprenditore edile Antonio Tallachini che costruì la strada di Alemagna e fece della petraia di Villanova una tenuta agricola moderna, o al suddito di sua maestà britannica sir Alessandro Malcolm, facoltoso ed illuminato imprenditore del legno oppure al più modesto compaesano Giovanni Maria Fagarazzi, orticultore capace che si sforzò di propagare le sue conoscenze ma oggi è quasi dimenticato. Così come è doveroso almeno citare una delle dinasty più significative dell’imprenditoria provinciale, quella della famiglia Protti che si distinse per patriottismo e filantropia verso i paesani e realizzò prima, con Gustavo, un modernissimo cartonificio (1900) poi, nel 1935, con Osvaldo, lo stabilimento della Faesite per produrre, primo in Italia, pannelli in fibra di legno e cadorite. Non mancarono anche altri stabilimenti industriali che fecero epoca come la Fabbrica di birra in località Roggia (1895) e il Cementificio di Castellavazzo (1912). Concludendo precisava come le varie iniziative economiche, da quelle note e studiate alle più umili fiorirono in un territorio povero inevitabilmente votato per decenni all’emigrazione, ma che nel contesto provinciale poteva dirsi per certi versi all’avanguardia, tanto che già prima del 1866 poteva vantare un pubblico teatro e nel 1896 si dotò per primo tra i Comuni bellunesi dell’illuminazione elettrica”. Dunque in questa terra “nacquero attività d’impresa non di rado pionieristiche in una provincia troppo a lungo votata all’agricoltura”. A nostra volta concludiamo questo primo servizio dedicato a “Il lavoro” di Elda Deon Cardin elencando i capitoli nei quali si articola e sui quali torneremo: “Gli albori della cartolina illustrata” di Simone Osta; le cinque liriche dialettali di Eliana Olivotto; “Le attività industriali”; “Le attività commerciali”; “I trasporti”; “Le attività artigianali” per finire con “Ringraziamenti” e la “Decodificazione delle sigle” (usate per le i collezionisti delle immagini).
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Il Lavoro nelle Valli del Piave e del Vajont prima del 9 ottobre 1963”): la copertina del prezioso volume; l’autrice, Elda Deon Cardin; una ricevuta staccata dall’impresa elettrica A. Cappellari-Bonato; carta intestata della Fabbrica Birra di Longarone; Longarone visto da Roggia in una cartolina del novembre 1917 spedita a Vienna da un soldato (foto Breveglieri, collezione Edc: Elda Deon Cardin); la fabbrica birra di Vittorio Pra Baldi e figlio, 1924-25; primo piano, in basso, delle “roste” delle segherie (foto Burloni, collezione Ldb: Luigi De Bona Bic); villa Malcohn (così è scritto nella cartolina – ndr.), nel giugno 1901 (foto Breveglieri, collezione Cdl: Cesare De Liberali); sulla destra l’imbocco del ponte sul Piave per Codissago (foto Breveglieri, collezione Edc); fluitazione di tronchi verso le segherie (collezione Cfbr: Circolo fotografico Bruto Recalchi); anni ‘50: particolare delle Segherie Malcolm (collezione Cfbr); 10 gennaio 1953: cena sociale delle maestranze Malcolm Mariotti srl (collezione Ldb); “roste” sul Piave a Faè (foto Breveglieri, collezione Cdl); Cartonificio G. Protti all’inizio del ‘800; particolare della “sala degli sfibratori”; cartolina commemorativa dei primi 50 anni del Cartonificio (collezione So: Simone Osta).