Nel giugno del 2000 Celso De Tomas Lioro ha dato alle stampe – dedicandolo ai giovani del paese – con la tipografia editrice padovana “La Garangola”, la quarantina di pagina del libretto”A mio parere; storia di Cappella Tamai e Chiesoni”. L’iniziativa è stata di Auser, Circolo ricreativo culturale “Le Ongane” di Costa di San Nicolò Comelico , col patrocinio del Comune, della Regola di Costa, della Comunità montana Comelico e Sappada, dell’Associazione emigranti Costan Fabio e della Bellini Leopoldo srl. In copertina: “Kapitel” di Tamai prima del 1969. In premessa si può fra l’altro leggere, a cura del Circolo culturale: “.. Ai giovani non è data la libera scelta di restare nel proprio paese: non un lavoro tipico e promettente, non relazioni armoniose, non risorse culturali, forse e non so quanto una pesante eredità di continuare una razza ladina ricca di boschi ma dal futuro difficile. Non è certo questo opuscolo che può portare cambiamenti, tuttavia vorrebbe essere occasione per discutere insieme del futuro delle nuove generazioni e non solo loro, e di quali prospettive concrete ricercare”. Ancora, concludendo: “Incominciando dalle memorie, passando per la identità, si impara ad aprire le strade e a farsi crocevia tra passato e futuro, non solo simbolicamente; permettere la circolazione delle persone, delle idee, del confronto mette in condizione di attivarsi per cercare quei cambiamenti necessari perché al paese siano date occasioni nuove, perché torni ad essere riabitato, rivitalizzato da attività e risorse ed animato da quello spirito positivo e di comunità che lo ha sempre distinto”. Nell’introduzione Piergiorgio Cesco Frare rammenta che “Costa di Comelico è citata già in un documento del XIII secolo. Il più antico di essi è un atto del 1214 col quale le regole di Candìde, San Nicolò e Domegge decidono di eleggere arbitri per dividersi gli alpeggi comuni situati in Comelico e nel Cadore centrale… Un importante documento del 1278 stabilisce il diritto della villa di Costa Ravagnana e degli altri due villaggi vicini di Asolaria e Fraine di monticare i propri animali sugli alpeggi della valle di Visdende insieme con le ville della regola di Santo Stefano e Campolongo… L’anno 1526 un documento cita esplicitamente la regola di Costa come proprietaria di una viza cioè di un bosco posto alle pendici del monte Zovo nella zona di Anterigole”. La breve carrellata – spiega lì’autore – dice che Costa, al pari degli altri villaggi del circondario di San Nicolò, Danta compresa, vantasse in origine diritti di pascolo sia sui monti della Val Visdende, che erano anticamente proprietà della vicìnia di Arvaglo (Oltrepiave) sia su quelli della valle del Digòn, un tempo della regola di Domegge. “Queste ed altre notizie compresi documenti custoditi negli archivi della memoria e dell’esperienza degli anziani (uno di questi è il nostro Celso De Tomas di Lióre) dimostrano quanto sia possibile ricavare sulla storia dei nostri paesi attingendo dagli archivi locali che fortunatamente sono ricchi di preziosi documenti”. Segue la storia in cui si precisa che Tamai, località di San Nicolò Comelico, si trova nella Val Digon a 1300 metri di quota ed è a nord di sega Digon “Tambar”. “Per Tamai passava il minerale ferroso estratto dalle miniere di Prà Erbin e Bus dei Cnopi in Ferrera, diretto alla fonderia in Gera. Passarono gli uomini di San Nicolò e Costa diretti a Melin a contrastare l’avanzata di quelli del Tirolo che volevano impadronirsi anche del versante sud di Vallona e Palombino (nella mischia avvenuta sopra i Campei di Melin rimasero uccisi alcuni uomini, i tirolesi si ritirarono ed il versante sud si salvò); per Tamai passavano i pellegrini diretti alla Madonna di Luggau, gente di Costa, di San Nicolò e Comelico Superiore, qui si incontrava e ripartiva assieme, passando per Pian de la Mola, Melin, Forame di Sotto, Forame di Sopra (cioè la conca di Vallona) chiamata così dai pastori), quindi passo di Cima Vallona e discesa per la Tillachertal: un impiego di tre giorni passando per Tamai dove fin dai tempi antichi passava la Processione votiva di San Daniele fatta per proteggere le genti ed i paesi dal vento, che provenivano da Comelico Superiore per raggiungere ogni anno il 21 luglio, la chiesa di Costa… Ancora: la Cappella di Tamai era meta di pellegrinaggi spontanei domenicali per lo più di donne e bambini. Un via vai inarrestabile che si perdeva nel tempo. E poi, quella tragica notte del 27 giugno 1867 a Cima Vallona dove “terroristi fecero saltare il traliccio dell’elettrodotto posto sul confine di Stato a spartiacque fra la valle del Gail e del Piave, Non contenti posero delle mine in agguato sul sentiero dei pellegrini di Luggau e sulla mulattiera di guerra, nella vicinanze del passo Cina Vallona dove il primo a morire fu l’alpino Armando Piva di Valdobbiadene (le altre vittime: Francesco Gentile, classe 1930, di Fano, capitano del battaglione carabinieri; Mario Di Lecce, classe 1936, di Lecce, sottotenente del battaglione sabotatori paracadutisti; Olivo Dordi, classe 1943, di Gromo di Bergamo, sergente artificiere del battaglione sabotatori paracadutisti). E concludiamo con la località I Chiesoni, situata nell’alta valle del Rio Longerin: circa 40 ettari di superficie con il 40 per cento di bosco d’alto fusto di ottima qualità. Fra gli operai che lavoravano nei boschi c’era Pietro De Rigo Vedova “Pier Daniel” noto pe
r le sue trovate argute; un autentico personaggio. Per la storia: solo nel 1905 i comuni di Santo Stefano e San Nicolò consacrarono la tacita intesa in atto per scambiarsi le due Alpi (alpe eguale a monte: alpe alpeggio e alpe monticazione). L’Alpe dei Chiesoni rimase al comune di San Nicolò per se stesso e la regola di Costa “e le famiglie Costan di Campitello restarono fregate”…