di Renato Bona
Una autentica “chicca”. E’ il libretto-reperto “Agordo e il suo burro” che ho potuto acquisire grazie all’amica Elisa Dalla Rossa (che – benemerita – ha nuovamente attivato il mercatino dell’usato nella Piazza delle Erbe di Belluno, con lo scopo di raccogliere fondi da devolvere all’associazione Yolandre che si occupa di progetti assistenziali per famiglie povere con bambini del Madagascar). L’iniziativa della pubblicazione era stata nel 1927 (anno quinto dell’era fascista, come viene precisato) del dott. Camillo Boni della “Cattedra ambulante di agricoltura per la Provincia di Belluno”, libretto stampato dalle premiate officine grafiche C. Ferrari di Venezia; foto di Burloni, disegni e immagini dello stesso Boni. Lo scopo? Lo precisava l’autore nell’introduzione: “far conoscere al gran pubblico la ‘Società delle Latterie agordine’ e mostrare agli agricoltori i vantaggi ed i benefici della cooperazione”. Perciò – specificava – “alcune notizie sui luoghi di produzione, un po’ di storia delle latterie e della società che le riunisce, qualche ragguaglio sulla cooperazione e sopra i suoi benefici e nulla più”. Aggiungendo l’auspicio che “i consumatori del suo burro, anzi i buongustai – specialmente i meridionali che non hanno la possibilità di visitare questo paese – conoscano l’origine e la storia del pregevole prodotto”, e concludendo: “Lieto sarò se le mie parole avranno attirato verso le Alpi, anche solo un poco, tanti occhi che guardano altrove vanamente. Tutti noi italiani dobbiamo essere orgogliosi dei nostri montanari perché sono buoni e laboriosissimi: gli alpini della grande guerra erano i loro figliuoli”. In apertura, il libretto propone una sintetica storia dell’Agordino prima di esaltare la figura del cav. Raffaele Costa dirigente della Società delle Latterie Agordine, che “nel burro mette veramente un po’ della sua bontà, e lo segue con amore mentre lo preparano e anche, in ispirito, durante i lunghi viaggi… chi gli è stato vicino, sa come egli sempre abbia lavorato 16 ore al giorno!”. E ancora Boni a soffermarsi doverosamente a dire che “il merito è tutto del sacerdote don Antonio Della Lucia che è nato e cresciuto fra questi monti, nella pittoresca borgata di Frassenè, figlio di umili agricoltori, parroco a S. Tommaso e molti anni arciprete a Forno di Canale dove, occupandosi di cose agricole, gli sorse l’idea di organizzare la produzione dei latticini, così diffusa anche in quei tempi ormai lontani, in queste contrade e nelle circostanti”. Specificando che: “… volle portare a termine il suo sogno, lottando con ardore, superando tutti gli ostacoli che allora più che ora, in ambienti tanto primitivi s’opponevano all’attuazione di simili progetti e riuscì infine a riunire pochi volonterosi suoi parrocchiani che cedettero alle insistenze e fondarono nel 1872 la prima latteria cooperativa d’Italia, più per compiacere il loro parroco che per convinzione. La quale venne dopo, e si diffuse”. Nel 1901 veniva eretta in Agordo, con i risparmi dei soci, la sede della società che riuniva ben 17 latterie; una sede semplice, ampia ed ariosa. Fra quanti concorsero all’impresa, il cav. Luigi Volpe di Belluno, medico veterinario, condotto lassù dalla professione, legato sin dagli inizi alla Società della quale fu consulente e consigliere; il medico Federico Ricci, primo presidente; l’ispettore forestale Luigi Moro, il prof. Martino Gnech di Rivamonte, il signor Ferdinando Favretti da Zoldo, il figlio Augusto, il cav. Sante Zandò di Falcade ed altri fra cui G.B. Moro che fu anche presidente, Nel 1982, in occasione dell’Esposizione nazionale di Palermo, la Società agordina presentò una relazione in cui si leggeva: “Il latte che prima era calcolato come un prodotto infruttifero, o come magro elemento di vitto delle famiglie, ha fatto in 19 anni introitare quasi due milioni e mezzo di lire, ed è certo che questa somma verrà in tempo eguale più che raddoppiata”. L’autore del libretto annunciava poi che “la cifra sale a 10 milioni e mezzo di lire per un totale di 2 milioni 400 mila chilogrammi di burro. E quindi si soffermava ad illustrare i meriti dell’Associazione e le sue attività, con particolare riguardo al movimento commerciale, a riferire “quel che si dice del burro agordino”, concludendo con l’elencazione delle 52 latterie che facevano capo alla Società e sottolineando che “fra tutte ve n’é qualcuna di caratteristica con antichi apparecchi, vecchie caldaie, primitive zangole, rustiche gramole e curiosi vasi di legno”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libretto “Agordo e il suo burro” del dott. Camillo Boni): copertina della pubblicazione; “Piccolo casaro”; Forno di Canale oggi Canale d’Agordo: la prima latteria cooperativa costituita in Italia; don Antonio Della Lucia, fondatore della Società delle Latterie agordine; la sede sociale ad Agordo; “Alla zangola”; interno di un “Vecchio casello”; pani di burro agordino; la marca sociale; scatole di burro; la slitta porta alla stazione il burro; “Latterie di Falcade Alto”, di Taibon e di Voltago; la Latteria di Sant’Andrea; quella di Santa Fosca a Selva; la vecchia Latteria di La Valle; il disegno che Boni ha realizzato per la Latteria di Perazza.