di RENATO BONA
PONTE NELLE ALPI Per celebrare il secolo della realtà cooperativistica di Polpet di Ponte nelle Alpi, nel novembre del 2004 ad iniziativa della Società cooperativa Polpet già Magazzino Cooperativo, Barbara D’Inca e Ferruccio Vendramini (amico e collega di chi stende queste noto, e padre di Paolo, l’attuale sindaco di Ponte nelle Alpi – ndr.), realizzavano il libro “Cent’anni in Cooperativa: Polpet 1904-2004” stampato per i tipi della tipolitografia editrice Dbs di Rasai di Seren del Grappa; in copertina immagine risalente al 1922 con la piazza Boito e la Cooperativa. E a proposito di immagini: D’Incà-Vendramini ed i promotori hanno voluto esprimere gratitudine alle persone che hanno messo a disposizione il materiale fotografico: Maria Teresa Bartet, Gabriella Caldart, Pia Caldart, Adriana Cecco, Ugo D’Incà, Iago Da Boit, Luisa Collazuol Pavei, Gianni Damian, Marisa Fanna Costantini, Valeria Orzes, Giacinta Zilli, oltre all’Istituto comprensivo di Ponte nelle Alpi. Sono oltre 160 pagine articolate nei seguenti capitoli: “Da Magazzino a Società Cooperativa. Note di storia” di Ferruccio Vendramini; “Motivi di una crisi” di Maurizio Zanin; “In Cooperativa: racconti e testimonianze” di Paola Salomon; “Dove va la Cooperativa? Situazione attuale e ipotesi per il futuro” di Paolo Fant e Rudy Orzes; con appendice documentaria relativa a: Statuto del 1904, Statuto vigente (1995), Elenco dei presidenti e segretari, Inventario dell’archivio, Questionario su conoscenza e prospettive della Cooperativa, Matrice di correlazione-indagine su conoscenza e prospettive della Cooperativa. I presidenti della Cooperativa, Pietro Barattin ed Ugo D’Incà, nella presentazione dopo aver ricordato che il Magazzino cooperativo era nato nel 1904 allo scopo di comprare all’ingrosso “coloniali” e generi alimentari da distribuire ai propri soci al prezzo di costo, escludendo nel modo più assoluto qualunque concetto di lucro o speculazione, esprimevano l’auspicio che la presenta pubblicazione contribuisca e continui ad alimentare lo spirito dei nostri ‘veci’, pur con le differenze storiche e sociali dei nostri giorni”. E sottolineavano il fatto che “grazie all’archivio ben raccolto e conservato da Lino Barattin è stato possibile ricostruire la storia della società, inserendola in un contesto più ampio che percorre la storia della cooperazione e della mutualità nelle nostre zone durante il secolo scorso” ed aggiungevano: “Il libro è corredato da un contributo innovativo quale la raccolta di informazioni sulla conoscenza attuale e le aspettative della popolazione locale rispetto alla Cooperativa, mediante la distribuzione di uno specifico questionario alle famiglie” concludendo con l’auspicio che “I soci e la comunità siano orgogliosi della pubblicazione e continuino a credere nella Società Cooperativa Polpet, nei suoi ideali e nello spirito sociale che i nostri ‘vecchi’ hanno avuto a cuore creando cent’anni fa la struttura”. Prima di entrare nel merito, il libro riserva un’intera pagina ai ringraziamenti; per enti e privati che hanno contribuito economicamente, a quanti hanno assicurato la distribuzione e raccolta del questionario, a chi ha garantito l’inserimento dei dati e-o ha realizzato le interviste e-o l’indagine del questionario stesso, agli autori e collaboratori della pubblicazione che, gratuitamente e con convinzione hanno prestato la loro opera, in particolare a Barbara D’Incà “anima e coordinatrice dell’iniziativa”. Dal “contributo” del compianto storico Ferruccio Vendramini si apprende che il Magazzino Cooperativo di Polpet, società anonima a capitale illimitato (inizialmente il capitale fu di 5 mila lire, pari a 250 azioni da lire 20 l’una), fu costituito con atto notarile il 28 febbraio 1904 e trascritto il 23 marzo dello stesso anno. Il notaio che registrò l’atto di nascita nel suo repertorio, il bellunese Augusto Miari, s’incontrò a Polpet con i futuri soci, riunitisi in casa dei fratelli Giovanni e Luigi Costantini. Di fronte a testimoni, chiamò ad uno ad uno i presenti, una sessantina. A fianco di ogni socio, egli prese nota della professione svolta¸ si riesce così a risalire ai mestieri della gente di Polpet. Dopo l’approvazione dello statuto, si procedette alla nomina del primo presidente del consiglio di amministrazione, Giovanni Venzon (1859-1917), assistito dal vice, Gaetano Costantini, nonché dai consiglieri Giovanni Bridda, Alessandro Collazuol, Giuseppe D’Incà, Gaetano Menegaz, Sante Orzes, Giuseppe Pison e Francesco Zilli. Il collegio sindacale fu formato da Giovanni Maria Collazuol, Giuseppe Collazuol e Luigi Fornasier, mentre gli arbitri, destinati alla risoluzione di eventuali controversie, furono Luigi Collazuol, Dionisio Costantini e Marco Zilli. Il notaio annotò che le votazioni erano avvenute con schede segrete. Ferruccio Vendramini scriveva ancora: “I soci, tutti maggiorenni (art. 5 dello statuto, allora la maggiore età era di 21 anni), per evitare omonimie e confusioni furono elencati con il nome del padre. C’è una logica nella loro sequenza: i primi tre (Giovanni Boito, Gaetano Costantini e Giuseppe D’Incà) avevano sottoscritto tre azioni; i soci successivi, fino al numero 20, ne avevano acquisite due; tutti gli altri una sola. Peraltro in base all’art. 11 dello statuto, ognuno poteva sottoscrivere fino ad un massimo di dieci azioni; il loro importo era da saldare seduta stante, assieme alla tassa d’ammissione di 4 lire. Per i soci successivi la tassa sarebbe stata di 6 lire. I presenti versarono volontariamente 50 centesimi in più per supplire alle spese d’avvio della società”. Ma chi furono i soci convenuti in casa Costantini? Lo spiega lo storico: “In primo luogo sono tutti uomini, tranne Pasqua Collazuol maritata Maraga. Lo statuto non prevedeva l’esclusione per sesso, ma, di fatto, la presenza femminile fu limitata anche negli anni seguenti”. Erano ancora lontanissimi i tempi della parità di genere… Torniamo ai signori uomini: “Il presidente Giovanni Venzon era fornaio come il fratello Giuseppe. Il vice, Gaetano Costantini, era qualificato come carrettiere, Bridda era falegname, Collazuol lavorava la terra così come D’Incà; Meneguz era invece zattiere, uno degli ultimi della zona, prima che il legname fosse condotto prevalentemente per ferrovia, giunta a Belluno nel 1886. Manca nell’atto notarile la qualifica di Orzes, mentre Pison era stradino e Zilli muratore. Tra i soci c’erano un maestro in pensione (Matteo Da Boit), un tessitore (Giovanni Fontana), un mugnaio (Giovanni Casagrande), un oste (Giovanni Costantini), un cappellaio ( Giuseppe Collazuol, un impiegato postale (Luigi Costantini), un calzolaio (Luigi Da Boit), un carpentiere (Luigi Fornasier). Parecchi i ‘villici’ cioè i contadini, proprietari di terra, come i Boito ed i Davit (o David). Artigiani, zattieri, contadini, carrettieri, operai specie del settore edile, impiegati: c’è tutta la gamma delle occupazioni svolte dagli abitanti di Polpet…”.
NELLE FOTO (archivio Renato Bona e riproduzioni dal libro “Cent’anni in Cooperativa: Polpet 1904-2004”): la copertina della preziosa pubblicazione; lo storico Ferruccio Vendramini; il primo presidente della Cooperativa, Giovanni Venzon; azione della Cooperativa del 1904; e quella del 1922; giocatori di bocce alla Cooperativa prima del 1913; e dopo il 1928; bevuta di militari al bar cooperativo nel primo dopoguerra, al centro, in piedi e abiti civili, Giovanni Zilli; una fattura della Perugina per materiale fornito al negozio nel 1924; festa sul retro della sede dopo la sagra del 1926; donne sul “mastel” nel retro della Cooperativa nel 1939.