Fu fucilato a Treviso dagli austriaci il 10 aprile 1849 Duecentoundici anni or sono, il 23 ottobre 1801, nasceva a Longarone Jacopo Tasso che morì il 10 aprile 1849 a Treviso dove venne fucilato, sotto il Bastione di Santa Sofia, dagli austriaci per la sua attività clandestina di patriota risorgimentale. I suoi resti riposano dal 1937 nella chiesa-ossario dei Frati di Mussoi di Belluno, che è dedicata ai caduti bellunesi della Grande Guerra. Avvocato di idee mazziniane, Tasso (non pochi lo confondono conTorquato, il noto autore della “Gerusalemme liberata”), era nato da una famiglia che coltivava forti sentimenti patriottici. Trasferitisi a Padova alla fine degli anni venti, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza ed entrò in contatto con la carboneria associandosi alla “Giovane Italia”. Si laurea nel 1832 e comincia a svolgere la professione di avvocato a Belluno; è attivista nei gruppi di dissenso dall’Austria, raduna patrioti e rivoluzionari e – come ricorda Wikipedia – organizza la sommossa del marzo ’48. Rientrati gli Imperiali a Belluno, è esule a Venezia. Dopo Custoza, torna a Belluno e riapre lo studio legale divenendo il principale referente della lotta all’Austria nel Bellunese (spicca il suo nome fra quanti a Longarone durante la campagna del 1848 diedero un grande contributo alla causa italiana) ed inviando a Venezia volontari bellunesi per favorire la resistenza della Repubblica di Manin e Calvi. Purtroppo, la polizia austriaca sequestrò una lettera autografa di Tasso ad uno dei suoi uomini ed il nostro venne arrestato il 9 gennaio 1949 e condannato all’impiccagione dal tribunale militare di Treviso, con pensa in seguito trasformata in fucilazione. In quell’occasione come giustamente ricorda l’associazione Pro loco longaronese nel proprio sito: “Da Belluno partì allora una delegazione per implorare la grazia al comandante di Treviso: ottennero che alla morte per impiccagione fosse sostituita quella per fucilazione! Il 12 luglio 1867 i resti di Tasso vennero portati a Belluno e inumati a Mussoi”. Ecco come Raffaello Barbiera, nel 1918, descrive la fase finale dell’esecuzione nelle pagine delle notizie biografiche del Tasso in “Ricordo delle terre dolorose”: “Spuntò la mattina del 10 aprile 1849, giorno fissato alla esecuzione. Il cielo era plumbeo, tristissimo. La città atterrita, taceva… Arrivata la carrozza sul campo dell’esecuzione, si ferma. Jacopo Tasso ne discende; i preti continuano a raccomandargli l’anima a Dio: egli alza le braccia. Appena finite le preghiere, il ìprofosso’ gli benda gli occhi col fazzoletto e lo fa inginocchiare. Il condannato ricompone con mano ferma il fazzoletto per nascondersi meglio la luce agli occhi. Un prete, che gli sta accanto intona il “Credo ” e ad ogni parola si allontana di un passo. All’Amen, il ‘profosso’ spezza una bacchetta che ha in pungo. Allora sei caporali allineati in faccia al martire, sparano: egli cade ucciso. Uno dei volontari (‘cappellini’) corre sopra al cadavere per tirargli un colpo di pistola o per insultarlo ma il suo capitano lo ferma, lo oltraggia e con uno spintone lo butta a terra. Nella notte stessa Jacopo Tasso fu sepolto in quel campo, là dov’era caduto, coi vestiti che aveva indosso, entro una cassa di legno; ma siccome questa era corta per la lunga persona, i becchini militari con tutta forza vi si gettarono sopra e ve la costrinsero aggruppandola. Nessun segno sulla fossa. Su quel piano di esercitarono a lungo le truppe austriache alle manovre”. A Treviso, sotto il Bastione dove fu fucilato, un cippo ricorda: “Qui Jacopo Tasso bellunese morì fucilato dall’Austria il 10 aprile 1849. Ad onore del martire patriota cittadini e Municipio di Treviso questa memoria posero”; sul retro del cippo si legge: “Col nome dell’avv. J. Tasso arrestato a Belluno fucilato a Treviso si inscrivono i nomi di due villici di Mogliano Vanin Luigi e Pillon Antonio fucilati a Mestre e si fa ricordo dei due contadini fucilati sul prato di S.M. del Rovere per possesso d’armi che non erano armi 1848-1849. Qui ricollocato nel I Centenario 1949”. A Belluno invece, nella centrale via del Cansiglio, è posta una targa – purtroppo, come molte, troppe altre, quasi illeggibile – che recita: “Il Comune segna a memoria dei posteri questa casa in cui l’avvocato Jacopo Tasso abitò e fu arrestato dagli austriaci che lo fucilarono a Treviso il dì 10 aprile 1849 perché procacciava volontari alla difesa di Venezia. Distrutta dall’invasore il 1 settembre 1918, ripristinata dai cittadini il 20 settembre 1919”. Nel paese natale, Longarone era stato innalzato in suo onore un monumento, opera di Urbano Nono, inaugurato il 10 settembre 1911; travolto dal disastro del Vajont, di questo monumento furono recuperati il basamento e la testa, oggi restaurato ad opera dello scultore fodòm Gianni Pezzei e collocato nell’omonima piazza il 20 maggio 2000.
NELLE FOTO (Wikipedia; Francesco Zanardo; Pro loco Longarone; Renato Bona; Google; Alamy Stock photos; Ebay.it): ritratto di Jacopo Tasso; la targa, di fatto illeggibile, nella via del Cansiglio a Belluno; il cippo di Treviso che ne ricorda la morte; il monumento di Longarone; la cerimonia inaugurale del monumento; primo piano di Tasso; il monumento di Longarone come è dopo il Vajont; vecchia immagine di Piazza Tasso di Longarone; la via che gli è stata intitolata a Belluno; la targa col nome del patriota longaronese.